CAPITOLO GENERALE DEI CAPPUCCINI

POVERTÀ-MINORITÀ UNA NUOVA VISIONE

 

Dobbiamo essere uomini convertiti dal Vangelo, infiammati dall’amore per Cristo e dallo zelo per le anime, disposti a occupare l’ultimo posto, ad accettare il peggior lavoro e la posizione più pericolosa.

 

L’83° capitolo generale ordinario dei frati minori cappuccini ha visto radunati 174 delegati da tutte le circoscrizioni dei 101 paesi in cui l’Ordine è presente. L’assemblea è durata tre settimane, dal 28 agosto al 17 settembre 2006, e ha costituito anzitutto una grande esperienza di fraternità. I lavori capitolari hanno avuto per oggetto la discussione della relazione sessennale del ministro generale uscente, fra John Corriveau, la determinazione delle linee programmatiche, e l’elezione dei nuovi superiori.

Nella trama dell’assemblea si inseriscono i fili di alcuni momenti particolari. L’inizio del capitolo è stato affidato al cardinale di Boston, il cappuccino Sean O’Malley il quale ha così richiamato il capitolo alla dimensione della minorità francescana: «Re Luigi XV proclamò i cappuccini “i pompieri principali” della sua cara Parigi. Noi non dirigiamo più il corpo dei pompieri in Francia come era una volta per i cappuccini, ma la metafora è ancora valida. I cappuccini devono essere come i pompieri di Dio, che vanno nei posti di maggior pericolo e manifestano il bisogno di portare l’amore di Dio al suo popolo. Il cardinal Richelieu non era un cardinale molto pio, ma conosceva i cappuccini molto bene. Diceva sempre: “I cappuccini sono gli uomini del fuoco e della peste”. La nostra vocazione come cappuccini è una grazia che costa. Dobbiamo essere uomini convertiti dal Vangelo, infiammati dall’amore per Cristo e dallo zelo per le anime, disposti a occupare l’ultimo posto, accettare il peggior lavoro e la posizione più pericolosa».

Significativa è stata altresì la visita dei rappresenti delle altre componenti della famiglia francescana: la sig.ra Encarnación del Pozo, ministro generale OFS e presidente del Consiglio delle famiglie francescane; sr. Anisia Schneider OSF, presidente CFI-TOR; fr. José Rodriguez Carballo, ministro generale dell’Ordine dei frati minori; fr. Ilija Zivkovic, ministro generale TOR. Per motivi di forza maggiore, non ha potuto essere presente il ministro generale dei frati minori conventuali. Vanno menzionate anche le visite del sottosegretario uscente della Congregazione per la vita consacrata, mons. Piergiorgio S. Nesti, e di quello entrante, mons. Gianfranco A. Gardin.

 

TRA EREDITÀ

E URGENZE

 

Fra John Corriveau, canadese, ha servito l’Ordine per venti anni, prima per otto anni come definitore generale delegato per le aree di lingua inglese, poi per due sessenni come ministro generale. La sua relazione sessennale si è articolata in sette parti: 1. La nostra presenza nel mondo (avvenimenti di rilievo nel sessennio, la nostra Fraternità, statistica, struttura dell’Ordine); 2. Il nostro carisma fraterno ed evangelico (cammino della vita consacrata, voti, vita fraterna quotidiana, attività missionaria ad gentes); 3. L’animazione della fraternità (programmazione, animazione del ministro generale e definitori); 4. La formazione iniziale (postulato, formazione durante il postnoviziato, formazione dei formatori, collaborazione per la formazione iniziale); 5. La Famiglia francescana (la Famiglia francescana internazionale, rapporti con gli altri istituti religiosi, le clarisse cappuccine, l’OFS); 6. Fraternità Internazionali e istituzioni culturali; 7. L’amministrazione economica.

Della relazione, tra gli altri, due passaggi vanno ricordati in modo particolare. Nell’area interna alla fraternità, il richiamo alla minorità, come modo francescano di vivere la spiritualità della comunione, e estensione dell’ascesi dal campo individuale all’ambito dei rapporti comunitari. Ha affermato John Corriveau: «È importante notare che questa nuova visione della nostra povertà e della nostra minorità non annulla né rende obsoleta la spiritualità ascetica del nostro passato. La semplicità austera parla eloquentemente al consumismo dei nostri giorni. E l’umiltà è una testimonianza evangelica essenziale di fronte all’arroganza del nostro tempo. Tuttavia la Chiesa ci dice, e noi siamo giunti a questa convinzione, che la spiritualità ascetica non è sufficiente. La spiritualità ascetica deve essere completata con una spiritualità della comunione, affinché possiamo dare il nostro contributo unico all’evangelizzazione del nostro mondo».

Nei rapporti verso l’esterno, è significativo il passaggio della relazione che offre sostegno alla cosiddetta Iniziativa di Damietta. Essa nasce in Sudafrica e «prende ispirazione dall’incontro tra san Francesco e il sultano e cerca di costituire “cellule di dialogo” fra cristiani e musulmani al fine di creare mutua comprensione e pace in Africa. Il dialogo che si ricerca non è teologico ma esistenziale e ha lo scopo di risolvere problemi che si hanno nei vicinati in modo pacifico, non violento. L’Iniziativa Damietta ha una finalità molto ambiziosa, cioè quella di costituire una “cellula di dialogo” cristiano-musulmano vicino a ogni fraternità francescana in Africa. La Conferenza della Famiglia francescana è stata d’accordo di sponsorizzare l’iniziativa.

L’Iniziativa Damietta ha implicazioni che vanno molto al di là delle relazioni cristiano-musulmane. Affronta il grande problema della violenza nel nostro mondo e sta creando una risposta tipicamente francescana a livello di base. Le sessioni di formazione che offrono gli organizzatori hanno lo scopo di superare la tensione e di risolvere il conflitto in maniera non violenta. Essa merita di essere appoggiata e diffusa dall’Ordine. Se avrà successo in Africa, i suoi metodi sono adatti a tutte le aree del mondo che sono assalite da una crescente ondata di violenza».

A volere riassumere il nucleo fondamentale dell’animazione compiuta da fra John Corriveau, si dovrebbe senz’altro indicarlo nel rafforzamento della fraternità evangelica. Egli stesso così l’ha definita «una fraternità di frati minori, servi del mondo; una fraternità contemplativa; una fraternità povera e austera; una fraternità inserita tra i poveri; una fraternità dedita alla giustizia, alla pace, al rispetto della natura; una fraternità piena di calore umano; in sintesi, una fraternità evangelica». L’Ordine è una rete di fraternità locali, e nel suo svilupparsi attraverso la fraternità evangelica stanno anche la prima forma di testimonianza e il primo esercizio di ministero. La convergenza che si è registrata nel clima e nelle scelte del capitolo generale dipende anche dalla convergenza sul valore fondamentale della fraternità evangelica. Si tratterà di essere coerenti con tale dimensione della nostra identità, anteponendola a tutto, incluso il ministero o la salvaguardia di strutture che non possiamo più sostenere.

 

Se questo è il perno intorno al quale ha ruotato tutta l’animazione del governo di John Corriveau, si devono poi annoverare alcune priorità, che segneranno l’impegno dei cappuccini negli anni a venire. La prima è quella di trapiantare in tutte le circoscrizioni dell’Ordine la povertà in fraternità, cioè lo spirito e la pratica del VI Consiglio Plenario (Assisi 1998). Molto è stato fatto dalla curia generale in rapporto alla trasparenza dell’amministrazione e alla solidarietà tra province dotate di mezzi economici e province che sono povere. Tutta questa serie di intuizioni e realizzazioni attende però di essere applicata nelle province e nelle fraternità locali. Il capitolo ha votato una serie di mozioni che permetteranno passi concreti per rendere il VI CPO patrimonio quotidiano della vita cappuccina, fin dalla formazione iniziale. Accanto al VI CPO e come parte integrante di questo, il capitolo ha approvato mozioni per spingere all’attuazione anche il VII Consiglio Plenario (Assisi 2004), sulla minorità e itineranza nella vita della fraternità.

La seconda urgenza è quella di affrontare la solidarietà nel personale. In alcune zone del pianeta, come l’Europa occidentale e il Nordamerica, la diminuzione del personale ha portato a un preoccupante declino quantitativo la presenza dell’Ordine, fenomeno che potrebbe essere premessa all’estinzione stessa delle circoscrizioni. Viceversa, in altre zone e segnatamente in India, in Africa e nel Sudamerica, i cappuccini crescono rapidamente. La problematica della solidarietà nel personale implica una visione globale dell’Ordine, così che le circoscrizioni più fiorenti possano sovvenire alle necessità delle circoscrizioni depauperate o avviare nuove missioni in territori che si apriranno all’evangelizzazione, come ad es. la Cina.

La terza urgenza è quella di ottenere d’essere riconosciuti nella Chiesa con la nostra identità di «fraternitas», secondo l’intuizione di san Francesco, che prescindeva dalla logica di un Ordine clericale o laicale, e vedeva un Ordine semplicemente di fratelli, dove il sacerdozio non fosse causa di discriminazione, nello spirito della minorità. Dalla Santa Sede non è ancora giunto un tale riconoscimento, in quanto fraternitas. Il capitolo ha dato mandato al nuovo ministro generale affinché reiteri la domanda al papa, ma nel frattempo è importante compiere all’interno dell’Ordine tutti i passi necessari ad eliminare ogni infondata discriminazione tra fratelli.

L’ultima urgenza è quella di rivedere le costituzioni. La legislazione fondamentale, in obbedienza al Codice di diritto canonico, verrà articolata in costituzioni, con le norme valoriali, e statuti generali, con le norme disciplinari. Sarà un lavoro molto impegnativo, che coinvolgerà l’Ordine a tutti i livelli. Ma sarà anche una straordinaria occasione di animazione spirituale, di formazione permanente e di riscoperta della vocazione francescana cappuccina. È possibile che tale lavoro culmini in un capitolo generale straordinario, forse nel 2009, in coincidenza col centenario di approvazione della Proto Regola.

 

FRA MAURO JÖHRI

NUOVO MINISTRO GENERALE

 

In un clima di spontanea convergenza, in modo quasi plebiscitario, il capitolo ha eletto ministro generale per il prossimo sessennio fra Mauro Jöhri. Nato nel 1947 a Bivio nel cantone dei Grigioni, egli domina le quattro lingue della Svizzera (italiano, ladino, tedesco e francese) e nutre un grande amore per la montagna e le scalate: nel primo intervento da Ministro si è infatti simpaticamente proposto all’Ordine come «capocordata» della fraternità. Ha compiuto il noviziato ad Arco, e dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1972, si è specializzato in teologia, fino a conseguire nel 1980 il dottorato alla facoltà di Lucerna, con la tesi Descensus Dei, sulla teologia della croce in Hans Urs von Balthasar (P.U.L., Roma 1981). Ha svolto servizi sia in campo accademico sia in quello pastorale, fino a essere eletto ministro provinciale della Svizzera nel 1995. Nello stesso periodo è stato anche presidente dell’Unione dei superiori religiosi della Svizzera. In seguito ha frequentato l’Institut de formation humaine intégrale di Montréal in Canada. Nel 2005 è stato di nuovo eletto provinciale dei cappuccini svizzeri.

Gli sono stati affiancati il vicario generale fr. Felice Cangelosi (Italia), e i definitori generali fr. Vicente C. Kiaziku (Angola), fr. John Antony (Kerala), fr. Peter Rodgers (Irlanda), fr. Mark Schenk (USA), fr. Carlos A. Novoa De Agustini (Argentina), fr. Josè Gislon (Brasile), fr. Jure ≈arcˇevic´ (Croazia).

Nell’omelia pronunciata ad Assisi, riferendosi alla strada dei cappuccini, il nuovo ministro generale ha affermato: «Il tempo dedicato alla preghiera e alla contemplazione non ha privato i frati della capacità di cogliere le necessità più urgenti e farvi fronte prontamente. Oggi i bisogni e gli stati di necessità sono diversi da quelli della seconda metà del ’500. Ciò che deve caratterizzarci è la stessa disponibilità di allora nell’andare incontro ai bisogni urgenti dei sofferenti, degli abbandonati, di chi è costretto a vivere in condizioni disumane. Sarà il nostro modo di partecipare attivamente al progetto di una nuova evangelizzazione. Nelle periferie vogliamo andarci per davvero. Non limitiamoci a dichiarazioni di principio. Facciamo in modo che la nostra vita sia permeata dalla contemplazione del Padre che ha fatto dono del suo Figlio prediletto. Permettiamo allo Spirito di portare il nostro sguardo sui rivolgimenti del nostro tempo, scrutando attentamente il volto dei più provati». Sulla traccia di tale sentiero, che congiunge tradizione e rinnovamento, l’Ordine sarà accompagnato a incamminarsi nel sessennio avvenire.

 

Fra Francesco Neri