UN REGNO CHE È  UN’OFFERTA LIBERA D’AMORE

 

Per instaurare il regno del Padre, Cristo non impone nulla a nessuno. La sua è un’offerta libera e d’amore, poiché solo attraverso questa via è possibile spezzare le catene del male che schiavizzano gli uomini.

 

Quando leggiamo i passi del vangelo che parlano del regno di Dio, ci sorprendiamo a chiederci: ma questo Regno è in arrivo? È già presente? O verrà alla fine dei tempi?

Possiamo trovare la risposta solo se entriamo nella logica della parola del Signore, lucidamente consapevoli che si tratta del regno “di Dio” e che, di conseguenza, non rientra nel modo di intendere e realizzare i regni di questo mondo. Non si attua in un luogo, tanto da poter dire: «Eccolo qui», o «Eccolo là» (cf. Lc 17,21). Pur essendo entro la storia, non è un suo prodotto, tanto da poter annunciare: «Abbiamo realizzato il regno di Dio». Ma non è neppure una realtà semplicemente spirituale o intimistica o talmente nascosta da essere confusa con un’utopia o un sogno. Questo Regno è già presente nella storia (la Chiesa ne è solo un segno e un inizio), e coincide con il Cristo, al quale il Padre ha donato il creato e gli uomini. Egli lo estende su tutto l’universo.

Per instaurare il regno del Padre, Cristo non impone nulla a nessuno. La sua è un’offerta libera e d’amore, poiché solo attraverso questa via è possibile spezzare le catene del male che schiavizzano gli uomini. Tutti siamo interpellati a entrarvi, anche se questo comporta “passare per la porta stretta” (cf. Mt 7,13), per la croce, segno dell’amore che accetta di soffrire pur di non imporre violenza ad alcuno. Il Regno viene ma non cade addosso a nessuno. Chiede soltanto dei cuori disponibili ad accogliere “colui che bussa”.

Proposto alla nostra responsabilità, il Regno percorre le vie della fiducia in Cristo e della conversione personale. Rifiuta vie che non siano quelle della povertà secondo lo spirito e del dono, della preghiera umile e della condivisione, seguendo la logica evangelica illustrata dalle beatitudini e dalle cosiddette parabole del Regno (cf. Mt 5 e 13), logica descritta come “trionfo dell’inapparenza” (A. Pronzato). Perfetto contrario delle conquiste misurate dal grado di visibilità e di successo. È la vittoria del silenzio, della vicinanza, della bontà, della donazione interiore, della condivisione , poiché il Regno è fondato sul Padre, dal quale sgorga la vita che dà senso all’universo, l’amore che dà senso alla vita, il perdono che dà senso all’amore, la giustizia e la pace che sono il frutto del perdono. È il regno di quel Padre che ama porre la dimora in noi, per condividere la nostra sofferenza e la nostra gioia, per esserci accanto sia nei passi che ci portano alla sua casa, sia in quelli che ci conducono lontano, per camminare con noi e prenderci tra le sue braccia, quando il peso dell’esistenza si fa eccessivo e noi rischiamo di cadere; è il regno di quel Padre che spia ogni pensiero e ogni sussulto del nostro spirito per cogliere in essi un’occasione per riversare su di noi il fiume della sua misericordia.

E così, quando il Padre regna in noi, noi viviamo nella fede, in quell’obbedienza d’amore che è tutt’altra cosa dalla “credenza”, cioè quell’osservanza esteriore di norme, precetti, usanze, tradizioni e convenienze, che ci fa vivere più da servi che da figli di Dio. Viviamo anche nella speranza, assumendo le nostre responsabilità verso il miglioramento del mondo, pronti a valorizzare il bene che c’è in ciascun uomo e in ciascuna creatura e a opporci al male in qualsiasi forma esso si manifesti. Viviamo, infine, nella carità, attuando il suo amore nei gesti di misericordia, della compassione, del perdono, della riconciliazione, della pace.

Questo tipo di Regno non ha paragone con alcun altro regno di questa terra. Si pone fuori della loro logica e li contrasta, proponendo una visione dell’autorità sempre nuova e capace sia di staccare la concezione e i modi d’esercizio del potere da una qualsiasi giustificazione divina (laicità del potere), sia di promuovere un uso realistico e paziente della politica.

Più che realizzare il paradiso in terra, questo Regno orienta a vivere con i piedi per terra, guardando un po’ più al paradiso…

Quando il Padre regna, il volto di questo mondo cambia realmente. Egli regna nei nostri cuori, se gli spalanchiamo le porte del nostro essere convinti di aver bisogno dei suoi beni più che dell’aria che respiriamo, più del pane che ci nutre. Quando il Padre regna, «i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona novella» (Mt 11,5); ai peccatori viene offerto il perdono, agli infelici la speranza e la gioia, e a ogni uomo viene concessa una nuova opportunità di salvezza….

Quando chiediamo al Padre che venga il suo Regno, lo preghiamo di estendere su di noi e su tutti gli uomini la sua paternità d’amore e di misericordia, mediante l’azione del Figlio e dello Spirito. Questo imploriamo, sapendo che è anche il suo desiderio di Padre e sapendo anche che, su questo punto, ci stiamo giocando la nostra felicità.

Carlo Dallari

da “Nel cuore del Padre”, EDB 2006