STIAMO SPRECANDO LE RISORSE?
«Vita consacrata, le radici ritrovate»1 è il titolo di un volume nel quale
Luigi Guccini, con l’attenzione alle vicende della VC che lo distingue, ha
raccolto ciò che di meglio ha saputo dire anche attraverso
PROPRIO QUESTA
LA STRADA?
Apre il volume una panoramica a cui l’autore ci ha già abituati2 sul
cammino della VC in questi anni postconciliari; l’intento è di verificare se è
buona la strada che stiamo percorrendo o non ci sia l’esigenza ormai
indilazionabile di una correzione di rotta. L’a. ne è profondamente convinto:
«Penso che dobbiamo considerare con più attenzione – e diciamo pure con umiltà –
se i percorsi su cui stiamo consumando le nostre risorse sono quelli giusti.
Accettare di domandarci, senza dare niente per scontato, dov’è il vero problema
della VC in questo momento» (p. 13).
L’autore fa su questo una serie di constatazioni che confluiscono in
un’affermazione che può essere presa come chiave di lettura dell’intero volume:
«In questi anni abbiamo lavorato troppo esclusivamente attorno ai problemi
istituzionali: le strutture e le opere, l’organizzazione da dare alla vita in
comunità e nell’apostolato, i tipi di presenza e comunità che a questo potevano
contribuire, ecc. Innumerevoli corsi e convegni, assemblee e documenti di ogni
tipo…, per non parlare dell’opera dei capitoli e dei superiori maggiori sia
generali che provinciali. E si continua così (si noti questa affermazione che
fa da sfondo a tutto il discorso), nonostante la sproporzione sempre più
evidente che c’è tra la mole di risorse – in persone, tempo e denaro –
impiegate attorno ai problemi istituzionali e i risultati che si ottengono»
Secondo p. Guccini questo modo di procedere può essere comprensibile, per
esempio nel servizio dei superiori maggiori, ma «si basa su due presupposti
falsi. Primo, la convinzione che l’impianto della VR che ci caratterizza sia
quello buono e che si tratti solo di aggiornarlo e… farlo funzionare… Avremmo
da tempo risolto i nostri problemi se fosse così. Secondo, che sia a posto,
adeguatamente risolto, il problema che veramente conta, quello dei contenuti:
la macchina magari gira, ma dentro che cosa c’è? che ne è della sostanza
evangelica del nostro modo di vivere? E dove si trova ciò che veramente conta
per noi? (…). Quando diamo la precedenza ai problemi istituzionali siamo come
quelli che mettono il carro davanti ai buoi. Procediamo come se fosse possibile
andare dalla regola (= le nostre cose) al Vangelo, mentre è vero il contrario:
solo il Vangelo assimilato in profondità può produrre il modo di vivere di cui
c’è bisogno» (p. 24-25).
UNA RINNOVATA CONCEZIONE
DI VITA SPIRITUALE
Ho citato a lungo perché mi sembra effettivamente qui il punto che scotta.
Il libro lo documenta in molteplici aspetti, in tono molto franco e incisivo,
mai moralistico e tuttavia con il coraggio di chiamare le cose con il loro
nome. Un procedere discorsivo, scorrevole e sciolto e insieme capace di andare
in profondità. L’icona-guida è quella di Elia che, attraversato il deserto –
situazione emblematica della VC dei nostri giorni – arriva al monte di Dio
l’Oreb e da lì, dopo l’incontro rigeneratore con il Dio dei padri, ritorna alla
sua missione e la porta a compimento.
L’a. fa vedere, e lo sottolinea perfino con passione, che questa dovrebbe
essere la strada anche per la VC di oggi: ritrovare le radici e di lì – in una
prospettiva teologico-spirituale, l’unica capace di dare forza al progetto VC –
procedere alla rilettura del resto, anche dell’aspetto istituzionale e
apostolico, per ritrovare finalmente tutto nel suo vero significato.
Ciò che ritorna al centro è evidentemente Gesù e il Vangelo, ma poi il
rischio – sottolinea più volte l’autore – è di dare questo per scontato e
ritrovarsi poi nelle solite cose. Di qui il suo sforzo di andare al concreto
spostando il discorso sul primato che spetta alla vita spirituale come
ulteriore chiave di lettura dell’intero discorso. L’a. ne parla in tre
capitoli, uno sulla vita spirituale come vita nello Spirito e gli altri due sul
carisma come categoria teologico-biblica in grado di esplicitare il tema della
vita spirituale, anche con specifico riferimento alla VC.
Seguono cinque capitoli su obbedienza e vita nello Spirito e siamo ancora
al centro del tema: se la vita spirituale è vita nello Spirito e solo coloro
che sono guidati dallo Spirito di Dio la vivono, proprio questo rimanda
all’obbedienza. L’impostazione data a questo discorso consente di far vedere
che cosa è in realtà l’obbedienza – anche l’obbedienza religiosa – e come
effettivamente il ritorno alle radici consente di ricomprenderla in modo nuovo
e convincente. L’obbedienza è trattata come obbedienza essenzialmente “spirituale”,
al di là di tutte le riduzioni in cui l’avevamo costretta, e questo dà luce per
capire anche l’obbedienza alla quale il religioso si vincola con voto –
l’obbedienza per la missione – e all’interno di questa il servizio
dell’autorità.
Conclude il volume un contributo di Elia Citterio, che riporta il discorso
al tema della santità, un tema ritrovato nei suoi veri contenuti, come “santità
che parli ai cuori da dentro la nostra storia” e ne faccia riscoprire tutto il
fascino.
Il volume non ha la presunzione di essere un trattato sulla VC. Propone
delle piste e delle intuizioni, che potrebbero essere opportunamente riprese
anche nei “trattati”, molto spesso troppo astratti per mordere davvero sul vivo
della realtà di oggi. Bisogna essere grati a p. Luigi per questo invito a
leggere con maggior attenzione la situazione della VR d’oggi, per individuare
con lucidità le strade sulle quali spendere le risorse di cui ancora
disponiamo. È un aiuto per il discernimento.
Giorgio Peterlini
1 ‑L. Guccini, Vita consacrata, le radici ritrovate” – EDB 2006 – pp.
245, € 20,00.
2 ‑Cf L. Guccini (a cura), Una comunità per domani – EDB 2001.