INTERVISTA A BENEDETTO XVI
MESSAGGI FORTI
Durante il suo viaggio in
Germania, il papa toccherà alcuni argomenti di grande rilievo soprattutto nel
campo etico. I suoi messaggi non saranno solo per la chiesa tedesca ma per il
mondo intero.
Nella distrazione delle ferie estive, forse non si è fatta sufficiente
attenzione all’intervista che Benedetto XVI ha concesso il 5 agosto alle
testate televisive Bayerischer Rundfunk (ARD); ZDF; Deutsche Welle e alla Radio
Vaticana, in vista del suo viaggio apostolico in Germania, dal 9 al 14
settembre, precisamente a München, Altötting e Regensburg. L’importanza di
questa intervista sta nel fatto che egli, rispondendo alle domande degli
intervistatori, ha toccato alcuni temi fondamentali del suo ministero, molti
dei quali già sviluppati in precedenti interventi, e che esporrà prendendo
ispirazione dalla liturgia che gli farà da guida.
DOBBIAMO
RISCOPRIRE DIO
Fra questi, ce n’è uno di fondamentale che lega insieme tutti gli altri e
che non bisogna mai stancarsi di ripetere e di annunciare, ed è questo:
«Dobbiamo riscoprire Dio e non un Dio qualsiasi, ma il Dio con un volto umano,
poiché quando vediamo Gesù Cristo vediamo Dio. E a partire da questo dobbiamo
trovare le vie per incontrarci a vicenda nella famiglia, fra le generazioni e
poi anche fra le culture e i popoli, e le vie per la riconciliazione e la
convivenza pacifica in questo mondo. Le vie che conducono verso il futuro non
le troviamo se non riceviamo, per così dire, la luce dall’alto».
Oggi, ha detto il papa, «viviamo un’ondata di nuovo drastico illuminismo o
laicismo, comunque lo si voglia chiamare. Credere è diventato più difficile,
poiché il mondo in cui ci troviamo è fatto completamente da noi stessi e in
esso Dio, per così dire, non compare più direttamente. Non si beve alla fonte,
ma da ciò che, già imbottigliato, ci viene offerto. Gli uomini si sono
ricostruiti il mondo loro stessi, e trovare lui dietro a questo mondo è
diventato difficile. Questo non è specifico della Germania, ma è qualcosa che
si verifica in tutto il mondo, in particolare in quello occidentale. D’altra
parte l’Occidente oggi viene toccato fortemente da altre culture, in cui
l’elemento religioso originario è molto forte, e che sono inorridite per la
freddezza che riscontrano in Occidente nei confronti di Dio».
LA GUERRA
È LA PEGGIORE SOLUZIONE
Dio e la fede in Dio costituiscono la risposta ai grandi problemi del mondo
d’oggi, l’unica via sicura per giungere a creare un mondo di popoli e nazioni
riconciliate e di pace. Sembra invece che lo strumento privilegiato dai potenti
di questo mondo sia la guerra. Ma, ha sottolineato il papa, «la guerra è la
peggiore soluzione per tutti. Non porta nulla di buono per nessuno, neppure per
gli apparenti vincitori. Noi lo sappiamo molto bene in Europa, in seguito alle
due guerre mondiali…».
Purtroppo le società moderne nelle decisioni importanti riguardo alla
politica e alla scienza non si orientano secondo i valori cristiani e la
Chiesa, come è confermato anche dalle inchieste, viene considerata per lo più
come una voce ammonitrice e persino frenante. È stato chiesto: “Come può la
Chiesa uscire da questa posizione difensiva e assumere un atteggiamento più
positivo circa il futuro e la sua costruzione?”.
«Reciprocamente è importante – ha risposto il papa – che il nostro mondo
laicista si renda conto che proprio la fede cristiana non è un impedimento, ma
invece un ponte per il dialogo con gli altri mondi. Non è giusto pensare che la
cultura puramente razionale, grazie alla sua tolleranza, abbia un approccio più
facile alle altre religioni. Ad essa manca in gran parte “l’organo religioso” e
con ciò il punto di aggancio a partire dal quale e con il quale gli altri
vogliono entrare in relazione. Perciò dobbiamo, possiamo mostrare che proprio
per la nuova interculturalità, nella quale viviamo, la pura razionalità
sganciata da Dio non è sufficiente, ma occorre una razionalità più ampia, che
vede Dio in armonia con la ragione, dobbiamo mostrare che la fede cristiana che
si è sviluppata in Europa è anche un mezzo per far confluire ragione e cultura
e per tenerle insieme in un’unità comprensiva anche dell’agire. In questo senso
credo che abbiamo un grande compito, di mostrare cioè che questa Parola, che
noi possediamo, non appartiene – per così dire – ai ciarpami della storia, ma è
necessaria proprio oggi».
I TEMI ETICI
E LA FAMIGLIA
Alcune domande riguardavano i grandi temi etici, messi in discussione
dall’attuale società, e in particolare quello della famiglia. Su questo
argomento il papa aveva parlato qualche settimana prima durante il suo viaggio
in Spagna, a Valencia, per l’incontro mondiale delle famiglie. Su questi punti
è stato estremamente chiaro «La prima cosa da fare, ha dichiarato riferendosi
anche alla collaborazione con la chiesa evangelica, è che in questa società ci
preoccupiamo tutti insieme di rendere chiari i grandi orientamenti etici, di
trovarli noi stessi e tradurli, e così garantire la coesione etica della
società, senza la quale essa non può realizzare il fine della politica, che è
la giustizia per tutti, una buona convivenza, la pace. In questo senso si
realizzano già molte cose: di fronte alle grandi sfide morali già ci troviamo
ormai veramente uniti a causa del comune fondamento cristiano. Naturalmente poi
si tratta di testimoniare Dio in un mondo che ha difficoltà a trovarlo, come
abbiamo già detto: di rendere visibile il Dio col volto umano di Gesù Cristo,
offrendo così agli uomini l’accesso a quelle fonti, senza le quali la morale si
isterilisce e perde i suoi riferimenti.
E a riguardo della famiglia: «Il cristianesimo, il cattolicesimo, non è un
cumulo di proibizioni, ma una opzione positiva. Ed è molto importante che lo si
veda nuovamente, poiché questa consapevolezza oggi è quasi completamente
scomparsa. Si è sentito dire tanto su ciò che non è permesso, che ora bisogna
dire: Ma noi abbiamo un’idea positiva da proporre: l’uomo e la donna sono fatti
l’uno per l’altro, esiste – per così dire – una scala: sessualità, eros, agape,
che sono le dimensioni dell’amore, e così si forma dapprima il matrimonio come
incontro colmo di felicità di uomo e donna, e poi la famiglia, che garantisce
la continuità fra le generazioni, in cui si realizza la riconciliazione delle
generazioni e in cui si possono incontrare anche le culture. Anzitutto, dunque,
è importante mettere in rilievo ciò che vogliamo. In secondo luogo, si può poi
anche vedere, perché certe cose non le vogliamo. E io credo che occorra
riconoscere che non è un’invenzione cattolica che l’uomo e la donna siano fatti
l’uno per l’altro, affinché l’umanità continui a vivere: lo sanno in fondo
tutte le culture. Per quanto riguarda l’aborto, esso non rientra nel sesto, ma
nel quinto comandamento: “Non uccidere!”. E questo dovremmo presupporlo come
ovvio, ribadendo sempre di nuovo: la persona umana inizia nel seno materno e
rimane persona umana fino al suo ultimo respiro. Perciò deve sempre essere
rispettata come persona umana. Ma ciò diventa più chiaro se prima è stato detto
il positivo».
LA CHIESA, LA DONNA
E I GIOVANI
Un certo numero di giornali ha cercato, in questo primo anno di
pontificato, di far apparire Benedetto XVI un conservatore, in linea con il suo
incarico precedente di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.
Difficile quindi, si continua a scrivere, attendersi da lui dei cambiamenti e
delle aperture. Intervistato su questo punto ha affermato: «Naturalmente le
circostanze e la situazione e anche gli uomini influiscono, perché si rivestono
responsabilità diverse. Ma – diciamo così – la mia personalità fondamentale e
anche la mia visione fondamentale sono cresciute, ma in tutto ciò che è
essenziale sono rimaste identiche».
A riguardo del suo ministero nella Chiesa d’oggi, gli è stato chiesto:
«Come vescovo di Roma lei è successore di Pietro. Il ministero di Pietro come
può mostrarsi in modo appropriato ai tempi d’oggi? E come vede il rapporto di
tensione ed equilibrio fra il primato del papa da una parte e la collegialità
dei vescovi dall’altra?».
Poteva essere una domanda trabocchetto. Essa ha invece consentito al papa
di chiarire la visione di fondo del suo servizio apostolico e gli strumenti che
intende rafforzare e sviluppare per una maggiore efficacia, come le visite ad
limina, il sinodo dei vescovi e il concistoro. Ha detto, anzitutto, a scanso di
equivoci, che il papa «non è un monarca assoluto» ma uno che ha il compito di
favorire l’ascolto collettivo di Cristo. Ma ecco le sue precise parole: «Un
rapporto di tensione ed equilibrio naturalmente c’è, deve anche esserci.
Molteplicità e unità devono sempre nuovamente trovare il loro rapporto
reciproco e questo rapporto, nelle mutevoli situazioni del mondo, deve essere
ristabilito. Oggi abbiamo una nuova polifonia delle culture, in cui l’Europa
non è più la sola determinante, ma le comunità cristiane dei diversi continenti
stanno acquistando il loro proprio peso, il loro proprio colore. Dobbiamo
imparare sempre nuovamente questa sinergia. Per questo abbiamo sviluppato
diversi strumenti. Le cosiddette visite ad limina dei vescovi, che ci sono
sempre state, vengono ora valorizzate molto di più, per parlare veramente con
tutte le istanze della Santa Sede e anche con me. Io parlo personalmente con
ogni singolo vescovo. Ho già potuto parlare con quasi tutti i vescovi
dell’Africa e con molti di quelli dell’Asia. Adesso verranno quelli dell’Europa
Centrale, della Germania, della Svizzera e in questi incontri, in cui appunto
centro e periferia si incontrano in uno scambio franco, cresce il corretto
rapporto reciproco in una tensione equilibrata. Abbiamo anche altri strumenti,
come il sinodo, il concistoro, che io ora terrò regolarmente e che vorrei
sviluppare, in cui anche senza un grande ordine del giorno si possono discutere
insieme i problemi attuali e cercare delle soluzioni».
Un’altra domanda verteva sulla donna e il suo ruolo nella Chiesa. « Su
questo argomento – ha risposto – naturalmente si riflette molto. Noi riteniamo
che la nostra fede, la costituzione del Collegio degli Apostoli ci impegnino e
non ci permettano di conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne. Ma non
bisogna neppure pensare che nella Chiesa l’unica possibilità di avere un
qualche ruolo di rilievo sia di essere sacerdote. Nella storia della Chiesa vi
sono moltissimi compiti e funzioni. A cominciare dalle sorelle dei Padri della
Chiesa, per giungere al medioevo, quando grandi donne hanno svolto un ruolo
molto determinante, e fino all’epoca moderna. Pensiamo a Ildegarda di Bingen,
che protestava con forza nei confronti di vescovi e del papa; a Caterina da
Siena e a Brigida di Svezia. Così anche nel tempo moderno le donne devono – e
noi con loro – cercare sempre di nuovo il loro giusto posto. Oggi, esse sono
ben presenti nei dicasteri della Santa Sede. Ma c’è un problema giuridico:
quello della giurisdizione, cioè il fatto che secondo il Diritto Canonico il
potere di prendere decisioni giuridicamente vincolanti è legato all’ordine
sacro. Da questo punto di vista vi sono quindi dei limiti. Ma io credo che le
stesse donne, con il loro slancio e la loro forza, con la loro – per così dire
– preponderanza, con la loro “potenza spirituale”, sapranno farsi il loro
spazio. E noi dovremmo cercare di metterci in ascolto di Dio, per non essere
noi ad opporci a lui, ma anzi ci rallegriamo che l’elemento femminile ottenga
nella Chiesa il posto operativo che gli conviene, a cominciare dalla Madre di
Dio e da Maria Maddalena».
Un elogio particolare il papa ha rivolto ai giovani poiché, ha detto, la
loro disponibilità al bene è molto forte, come si può vedere dalle molte forme
di volontariato: « L’impegno per offrire in prima persona un proprio contributo
di fronte ai bisogni di questo mondo, è una cosa grande. Un primo impulso può
essere quindi di incoraggiare in questo: Andate avanti! Cercate le occasioni
per fare il bene! Il mondo ha bisogno di questa volontà, ha bisogno di questo impegno!».
Ma ha anche aggiunto: « E poi forse una parola particolare sarebbe questa:
il coraggio di decisioni definitive! Nella gioventù c’è molta generosità, ma di
fronte al rischio di impegnarsi per una vita intera, sia nel matrimonio, sia
nel sacerdozio, si prova paura. Il mondo è in movimento in modo drammatico.
Continuamente. Posso già fin d’ora disporre della mia vita intera con tutti i
suoi imprevedibili eventi futuri? Con una decisione definitiva non è forse che
lego io stesso la mia libertà e che tolgo qualcosa alla mia flessibilità?».
Bisogna, pertanto, «risvegliare il coraggio di osare decisioni definitive,
che in realtà sono le sole che rendono possibile la crescita, il cammino in
avanti e il raggiungimento di qualcosa di grande nella vita, le sole che non
distruggono la libertà, ma le offrono la giusta direzione nello spazio;
rischiare questo, questo salto – per così dire – nel definitivo, e con ciò
accogliere pienamente la vita, questo è qualcosa che sarei lieto di poter
comunicare».
È un discorso che ha un grande rilievo, come sappiamo, nel campo
vocazionale, per la difficoltà che i giovani d’oggi hanno ad assumere impegni
definitivi, per la vita.
Quanti viaggi intende programmare Benedetto XVI? A questa domanda ha
risposto: «Devo dire che io non mi sento molto forte tanto da mettere in agenda
molti viaggi, ma dove questi mi permettono di rivolgere un messaggio, dove
rispondono a un vero desiderio, lì vorrei andare, con il “dosaggio” che mi è
possibile» – come appunto è stato il recente viaggio in Spagna e come questo in
Germania.
A.D.