GIORNATA PER LA SALVAGUARDIA DEL CREATO

“DEL SIGNORE È LA TERRA E QUANTO CONTIENE”

 

Davanti alla devastazione del pianeta da parte dell’uomo, la Chiesa italiana chiama i credenti, per la prima volta, a celebrare una Giornata di salvaguardia del creato. L’appuntamento è per il prossimo 1° settembre.

 

La Chiesa italiana celebrerà per la prima volta il prossimo 1° settembre la Giornata per la salvaguardia del creato. In vista dell’evento è stato diffuso un sussidio, a firma di due commissioni episcopali Cei (problemi sociali-lavoro e giustizia-pace, ecumenismo e dialogo), che chiama a un esame di coscienza sulle ferite inferte al nostro pianeta. Davanti al “maltrattamento” del creato da parte dell’uomo, ci si propone di sensibilizzare, sul tema Dio pose l’uomo nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse (Gen 2,15), le comunità diocesane e parrocchiali con un appuntamento che già da qualche anno è condiviso dai cristiani di diverse confessioni (l’idea è sorta nel 1989 dall’ambito del patriarcato ecumenico di Costantinopoli).

 

IL GRIDO

DELLA TERRA

 

«Del Signore è la terra e quanto contiene» cantano i Salmi, invitando a contemplarne la bellezza, a benedire il suo autore e il suo agire provvidente. Anche i profeti fanno spesso memoria della potenza creatrice di Dio, per rinsaldare la fede del popolo e per richiamarlo a un’esistenza nella giustizia e nella fedeltà alla Parola: solo così è possibile vivere un rapporto con la terra, consentendo una vita buona per l’umanità e per tutte le creature. Sono in particolare i comandamenti del sabato, dell’anno sabbatico e dell’anno giubilare a ricordare che l’uomo non è padrone assoluto della terra. Il Nuovo Testamento rilegge tale prospettiva alla luce dell’esperienza del Signore Risorto, scoprendo in lui il mediatore dell’intera creazione (Gv 1,1-3; Col 1,15-20; Eb 1,3). La stessa Pasqua, poi, rivela una dimensione cosmica: è la terra stessa a essere coinvolta nella risurrezione. La speranza cristiana ha, dunque, le dimensioni dell’intera creazione: «aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia» (2 Pt 3,13).

La stessa Scrittura, però, sa bene che tutto il creato geme e soffre, come nelle doglie del parto (Rm 8,19 ss.). «Tale gemito della creazione, dice il documento Cei, sembra trovare oggi un’eco particolarmente incisiva in una crisi ambientale che ha assunto ormai una dimensione globale. Anche il capitolo X del Compendio della dottrina sociale della Chiesa Cattolica si è ampiamente soffermato sul degrado dell’eco-sistema planetario, esaminandone i diversi aspetti (inquinamento nelle sue diverse forme, mutamento climatico, crisi delle risorse idriche, riduzione della bio-diversità, ecc.). A monte di tale dinamica esso ha colto – secondo l’indicazione dell’enciclica di Giovanni Paolo II Centesimus annus – l’incapacità di riconoscere nel mondo quella originaria donazione che precede e fonda ogni azione umana».

In tale prospettiva rientrano un consumo di risorse e una produzione di rifiuti, che superano largamente le capacità di rinnovamento della terra, ipotecandone così la vivibilità per le future generazioni. Viviamo in città inquinate, in una natura sempre più impoverita, sempre più spesso ci si interroga sulla sicurezza di ciò che mangiamo. Per i poveri della terra, poi, il degrado dell’ambiente è un fattore che rende insostenibili situazioni dalla vivibilità già fragile: la preoccupazione per la salvaguardia del creato si intreccia pertanto con l’esigenza della giustizia.

 

TEOLOGIA ECUMENICA

DELLA CREAZIONE

 

La responsabilità per il creato è una riscoperta comune delle Chiese cristiane. Per l’Europa essa è stata ripresa, in particolare, dalla II Assemblea ecumenica di Graz (1997), che ha chiamato alla riconciliazione col creato; anche nella prossima III Assemblea (Sibiu 2007) il tema avrà un’importanza determinante. La sua centralità è stata inoltre espressa nel 2001 dalla Charta oecumenica (9): in essa si indica un impegno comune dei cristiani «per realizzare condizioni sostenibili di vita per l’intero creato» e per «sviluppare ulteriormente uno stile di vita nel quale, in contrapposizione al dominio della logica economica e alla costrizione al consumo, accordiamo valore a una qualità di vita responsabile e sostenibile». La sottolineatura della dimensione formativa delle comunità cristiane in ordine alla cura del creato si intreccia insomma con l’invito a un rinnovamento delle loro stesse pratiche.

A Graz, la prima delle quattro raccomandazioni sulla riconciliazione con il creato diceva: «Raccomandiamo alle Chiese di considerare e promuovere la salvaguardia del creato quale parte integrante della vita della Chiesa a tutti i suoi livelli… Stante il significato della problematica ecologica per il futuro dell’umanità è molto importante che le Chiese risveglino e rafforzino la coscienza che l’impegno per la salvaguardia del creato non rappresenta un qualsivoglia campo di azione accanto a molti altri, ma deve costituire una dimensione essenziale della vita della chiesa». Quest’affermazione è importante dal momento che l’impegno per l’ambiente viene ascritto più all’ambito sociale e politico, ove le chiese non avrebbero competenza particolare né compito specifico. Così però siamo nel dualismo: la prospettiva di redenzione si trova ancora in primo piano nella vita ecclesiale e nell’impegno dei pastori e la prospettiva della creazione viene trascurata.

Non basta che, nel post-concilio, ci sia stato un allontanamento dalla visione individualistica (salvezza delle anime), per assumere una prospettiva ecclesiologica (costituzione di una comunità cristiana secondo le dimensioni di testimonianza-liturgia-diaconia). In un’epoca di secolarizzazione occorre infatti una mentalità più estroversa, con una più forte visione d’insieme tra creazione stessa e redenzione, tramite il ricorso all’annuncio del regno di Dio e della sua dimensione escatologica.

Di fronte a correnti oggi sempre più diffuse di panteismo, dobbiamo conservare la differenza tra Creatore e creature: non è sufficiente infatti affermare l’atto creatore iniziale del mondo, lasciando poi che questo proceda per il suo corso; Dio ha intrapreso un rapporto d’amore e di benevolenza con tutte le creature ed egli le mantiene continuamente in esistenza. Va dunque annunciato il volto del Dio trinitario: l’amore di Dio Padre, Creatore del cielo e della terra, ha fatto tutto tramite la sua Parola, per mezzo e in vista del suo Figlio, e tutto conserva e porta a compimento nello Spirito Santo, il donatore della vita. Così si conferisce alla creazione una dimensione sacramentale, poiché Dio stesso è presente in lei fino a raggiungere la massima concentrazione nell’Eucaristia, tramite la quale il frutto della terra e del lavoro dell’uomo viene trasformato nel corpo di Cristo.

San Paolo poi pone in stretta correlazione il destino dell’intera creazione con il destino dell’uomo. Il regno di Dio infatti deve essere alla fine riconosciuto come universalmente operante, e solo se la creazione è compiuta nella sua totalità (adesione completa alla volontà divina di giustizia, pace e vita) si manifesta che Dio è veramente il Creatore e perciò l’esclusivo Signore di tutta la realtà. Per porre termine al dominio del peccato dell’umanità, che con la sua azione perverte il rapporto dell’uomo nei confronti di Dio, degli altri uomini e dell’intera creazione, c’è bisogno del rinnovamento cosmico del mondo in cui spera l’intera tradizione giudeo-cristiana.

 

QUATTRO

GESTI CONCRETI

 

Se queste prospettive fossero più presenti alla coscienza del cristiano comune e della prassi pastorale, si inizierebbe a superare un atteggiamento di fissazione sui propri problemi e si rivolgerebbe lo sguardo sull’agire di Dio stesso. La salvaguardia della creazione è propriamente azione di Dio, con prospettive per noi non concepibili e neppure pienamente comprensibili. Di fronte a tale operare noi siamo chiamati a un atteggiamento di stupore e, sul piano etico, a una responsabilità che si traduce in nuovi stili di vita.

Con questo spirito, il documento in esame suggerisce quattro gesti concreti alle diocesi italiane, con un percorso pensato a partire dal tema proposto.1 Per prima cosa vengono indicati degli incontri di preghiera, da realizzare anche con il coinvolgimento attivo delle altre confessioni cristiane. Sarà possibile poi organizzare incontri di approfondimento biblico-teologico, per riflettere sul tema della fede nella creazione. La terza tipologia di incontri proposti è quella che riguarda l’approfondimento di tematiche ambientali in generale o su questioni specifiche, declinandole anche secondo le esigenze e i problemi locali: acqua e clima, bio-diversità e inquinamento, sono solo alcuni dei temi suggeriti dallo stesso messaggio per la Giornata. Ultima tra le proposte per l’occasione è un momento di festa-celebrazione in un luogo significativo del territorio diocesano col coinvolgimento dei giovani. Potrà trattarsi di uno spazio caratterizzato semplicemente per la sua bellezza naturale, ovvero per il suo legame con figure e momenti di particolare accentuazione del rapporto con la creazione (si pensi ai luoghi della tradizione francescana, ma anche a numerosi monasteri). Potrà anche, d’altra parte, essere la visita a qualche luogo che testimonia di una situazione ecologica particolarmente critica o che fa memoria di qualche evento ambientale che ha toccato la vita della comunità.

 

1 Per approfondire ricordiamo due raccolte di materiali: Ufficio naz. per i problemi sociali e il lavoro - Servizio naz. per il progetto culturale, Responsabilità per il creato. Un sussidio per le comunità, Elledici, Leumann (TO) 2002 e Per il futuro della nostra terra. Prendersi cura della creazione, Lanza/Gregoriana, PD 2005. Tra i molti testi citiamo: J. Moltmann, Dio nella creazione. Dottrina ecologica della creazione, Queriniana, BS 1986; K. Golser, Religioni ed ecologia. La responsabilità verso il creato nelle grandi religioni, Edb, BO 1995; Ignazio IV Hakim, Salvare la creazione, Ancora, MI 1994; I. Zizioulas, Il creato come eucaristia, Qiqajon, Magnano 1994; A. Giordano - S. Morandini - P. Tarchi (a cura), La creazione in dono. Giovanni Paolo II e l’ambiente, Emi, BO 2005; F. Facchini (a cura), Un ambiente per l’uomo, Edb, BO 2005; M. Rosenberger, Dizionario teologico di spiritualità del creato, Edb, BO 2006; N. Doro (a cura), Responsabili per il creato, Ldc/Capitello, TO 2005 (quattro fascicoli, uno per ogni ordine di scuola).

Segnaliamo anche tre siti con materiali di particolare interesse circa l’impegno dei credenti per l’ambiente: www.progettoculturale.it (cf. database di testi e documenti ecclesiali curato dalla Fondazione Lanza di PD); www.kath.ch/ccee/italiano/ambiti/ambiente.htm (materiali dalle consultazioni dei delegati per l’ambiente delle Conferenze episcopali europee dal 1999 al 2004); www.wcc-coe.org (in particolare la pagina dedicata all’unità III: giustizia, pace e creazione).