INTERVISTA E DICHIARAZIONE FINALE
Monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di
Terni, Narni e Amelia, è il presidente della
Commissione della CEI per l’ecumenismo e il dialogo. In questa doppia veste è
stato ospite del III convegno ecumenico italiano.
Monsignor Paglia, un bilancio di questo incontro che si è svolto nella sua
diocesi.
Devo dire che sono particolarmente
contento, e per certi versi anche orgoglioso, che Terni abbia potuto accogliere
questo incontro sulla Carta ecumenica. Il clima, gli interventi, le preghiere
comuni e la fraternità mi pare che sottolineino la bellezza ma anche
l’efficacia di incontri come questo. Non c’è dubbio che, se con uno sguardo
ripercorriamo il cammino fatto, io credo che sia in crescita. Una crescita
bella e positiva.
In qualità di presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo,
come vede i mesi che separano questo convegno italiano dall’ appuntamento di Sibiu nel 2007?
Una cosa che a me pare bella e
significativa è il fatto che questa tappa italiana sia stata la prima tra
quelle che si svolgeranno nei vari paesi europei. Per il futuro, un primo
obiettivo sarà la celebrazione ecumenica della Giornata per il creato; un
secondo obiettivo è la partecipazione – io credo consistente – anche
dell’Italia al prossimo incontro di Wittenberg che
precederà l’assemblea di Sibiu. Intanto si diffonde,
anche a livello nazionale, la Carta ecumenica: insomma vogliamo promuovere
diversi momenti di riflessione per giungere preparati a Sibiu,
nella Romania ortodossa, dove per altro cattolici e protestanti costituiscono
una minoranza. Lavoriamo per costruire un consenso ecumenico per dare un’anima
a un’Europa che rischia di rattristarsi.
Lei è molto positivo, ma qualcuno parla di autunno dell’ecumenismo, o di
ovvietà dell’ecumenismo.
Se guardiamo gli entusiasmi, per quel
che riguarda la Chiesa cattolica e anche gli altri, dopo il Vaticano II non c’è
dubbio che un certo raffreddamento c’è. Se guardiamo i secoli passati – e non
dobbiamo dimenticare il passato – si sono fatti passi da gigante. Oggi viviamo
un periodo che potremmo forse definire di maturità ecumenica, magari un po’
faticosa; tuttavia io penso che incontri come questo stanno a testimoniare che
nella base delle nostre chiese c’è un fervore ecumenico che va riscoperto e
messo maggiormente in luce. Non mancano le difficoltà, ma la primavera è
iniziata.
Dichiarazione finale
Il 3°Convegno ecumenico nazionale… ha
trovato la sua ispirazione nel tema indicato per l’Assemblea di Sibiu: La luce di Cristo illumina tutti.
1. La Commissione episcopale per
l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana (CEI), la
Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), la Sacra Arcidiocesi
ortodossa d’Italia, organismi promotori del terzo convegno ecumenico nazionale,
dichiarano di considerare la Carta Ecumenica parametro delle relazioni
reciproche.
2. I partecipanti al terzo convegno
ecumenico nazionale raccomandano alle Chiese cristiane d’Italia: lo studio e
l’approfondimento dei contenuti e degli impegni della Carta Ecumenica a ogni
livello di attività pastorale; l’estensione del processo di dialogo di cui la
Carta Ecumenica è simbolo alle Chiese e confessioni cristiane che ancora non vi
aderiscono; l’orientamento all’ecumenismo della formazione degli studenti in
teologia; l’attenzione ai problemi della comunicazione in materia di ecumenismo
anche attraverso la collaborazione permanente delle esistenti strutture.
3. I partecipanti raccomandano altresì
ai delegati delle Chiese italiane all’AEE3 di tenere conto delle seguenti
posizioni: la comunione con l’ebraismo, le relazioni amichevoli con l’islam,
l’incontro con le altre religioni e visioni del mondo vanno incrementati da
parte di tutte le Chiese cristiane d’Europa; l’urgenza di dare effettivo
riconoscimento e pieno compimento ai diritti del migrante nello spirito del
documento Le migrazioni in Europa, impegnandosi nella lotta contro le
disuguaglianze economiche e ogni forma di sfruttamento e di traffico di esseri
umani; la necessità che l’Europa definita nella Carta Ecumenica non si chiuda
nei propri confini ma mantenga un dialogo con il resto del mondo, con
particolare attenzione per il Mediterraneo e il Medio oriente.