VIAGGIO DEL PAPA IN SPAGNA

LA FEDE IN FAMIGLIA

 

All’Incontro mondiale delle famiglie i genitori cristiani sono stati spinti al compito di dare attestazione credibile della loro fede e speranza in Cristo. Se la società attuale, segnata dalla dispersione urbana, richiede comunità ecclesiali e sostegno e alimento spirituale per la coesione familiare, i governanti devono riflettere sul bene della famiglia unita e aperta alla vita per promuoverla come scuola di umanesimo.

 

Benedetto XVI è stato accolto da una città spagnola ferita per un tragico incidente nella metropolitana, ma pervasa dalla gioia di migliaia di “pellegrini della vita”. Il V Incontro mondiale delle famiglie a Valencia (1-9 luglio 2006) col tema: “La trasmissione della fede nella famiglia”, gli ha permesso di sottolineare come la famiglia cristiana ha, oggi più che mai, la missione di trasmettere la fede, «che implica la dedizione a Gesù Cristo, morto e risorto, e l’inserimento nella comunità ecclesiale. I genitori sono i primi evangelizzatori dei figli». Valencia è dunque meta del terzo viaggio apostolico del pontefice, evento finale di una settimana intensa di momenti come il congresso teologico-pastorale (oltre 8mila partecipanti) la fiera internazionale (100mila presenze) e le iniziative che hanno coinvolto bambini e nonni. Segue l’incontro di Roma (1994), Rio de Janeiro (1997), ancora Roma per il Giubileo del 2000 e Manila nel 2003.

Valencia come cifra europea dell’acceso dibattito sui Pacs e le unioni omosessuali, in un paese dalle forti radici cristiane oggi governato dal laicista Zapatero, che è sembrato voler segnare la sua posizione con l’assenza alla messa finale col papa. Valencia come simbolo di un’Europa sempre più vecchia: Spagna, Portogallo e Italia i paesi in cui i giovani minori di 14 anni sono diminuiti e la popolazione maggiore di 65 anni è cresciuta di più. Nel 2005 sono nati nella UE circa 870mila bambini in meno rispetto al 1982. Si verifica un aborto ogni 30 secondi: Francia (208mila), Inghilterra (195mila), Italia (133mila), Germania (128mila) e Spagna (79mila) sono i paesi dell’UE-25 con più aborti, e rappresentano il 75% di tutti gli aborti dell’UE. In 25 anni (1980-2004) il numero dei matrimoni è sceso di oltre 660mila unità. Uno ogni tre bambini nasce fuori del matrimonio; le rotture matrimoniali sono aumentate di oltre 300mila unità in 25 anni (dal 1990 al 2004 rotti più di 10mln di matrimoni con 16mln di bambini coinvolti).

 

UN PATRIMONIO

PER TUTTA L’UMANITÀ

 

In questo contesto, il papa aveva già dato indicazioni nella plenaria del pontificio Consiglio per la famiglia, ribadendo che «la famiglia fondata sul matrimonio costituisce un “patrimonio dell’umanità”, un’istituzione sociale fondamentale; è la cellula vitale e il pilastro della società e questo interessa credenti e non credenti. Essa è realtà che tutti gli stati devono tenere nella massima considerazione, perché, come amava ripetere Giovanni Paolo II, “l’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia” (Familiaris consortio 86). Inoltre, nella visione cristiana, il matrimonio, elevato da Cristo all’altissima dignità di sacramento, conferisce maggiore splendore e profondità al vincolo coniugale, e impegna più fortemente gli sposi che, benedetti dal Signore dell’Alleanza, si promettono fedeltà fino alla morte nell’amore aperto alla vita… L’unità e la saldezza delle famiglie aiuta la società a respirare i valori umani autentici e ad aprirsi al Vangelo. A questo contribuisce l’apostolato di non pochi movimenti, chiamati a operare in questo campo in armoniosa intesa con le diocesi e le parrocchie». E ancora, nell’Angelus di domenica 2 luglio, presentando il significato del viaggio, il papa ha chiesto che nella famiglia credente non manchi mai la parola di Dio: «Con un gesto quanto mai significativo, durante il rito del battesimo, il padre o il padrino accende una candela al grande cero pasquale, simbolo di Cristo risorto, e quindi, rivolgendosi ai familiari, il celebrante dice: “Abbiate cura che il vostro bambino, illuminato da Cristo, viva sempre come figlio della luce”. Quel gesto, nel quale c’è tutto il senso della trasmissione della fede nella famiglia, per essere autentico, dev’essere preceduto e accompagnato dall’impegno dei genitori di approfondire la conoscenza della propria fede».

Due dunque i versanti della strategia familiare: quello della difesa dell’istituzione matrimoniale e quello di rinnovamento del suo compito di evangelizzazione. Sul primo aspetto richiamiamo l’intervento del card. Carlo Caffarra nella sessione inaugurale del congresso: «La bontà propria del matrimonio, la sua intima preziosità è racchiusa interamente in questo semplice fatto: l’humanum si realizza in due modalità diverse, mascolinità-femminilità…L’intrinseca bontà o valore dell’istituto matrimoniale consiste precisamente in questo: esprime-realizza in radice nell’unità uomo-donna l’humanum nella sua interezza. Bontà e preziosità che non si trova in nessun altra relazione sociale.… Se riflettiamo con maggior attenzione, vediamo che nel matrimonio ha origine e si rispecchia l’intera dialettica sociale. Essa infatti è costituita dalla realizzazione di comunità nelle quali la diversità è affermata senza divisione e l’unità è costruita senza discriminazione».

Orbene è proprio la percezione della preziosità del matrimonio che va oggi oscurandosi: emblematica la risoluzione del Parlamento europeo (18/1/2006) che invita a equiparare le coppie omosessuali a quelle fra uomo e donna e condanna come omofobici stati e nazioni che si oppongono al riconoscimento delle coppie gay. Un fatto mai accaduto nella storia della umanità. Poiché il matrimonio è un istituto “fragile” se non è sostenuto dalle leggi e dalle istituzioni, il card. Caffarra ha sostenuto la tesi che l’equiparazione matrimonio–unioni di fatto–coppie gay costituisce una rinuncia alla difesa del matrimonio, e quindi una «abdicazione alla promozione del bene umano comune… Negando l’esistenza di relazioni sociali qualitativamente diverse, e misurando la qualità della relazione solo col metro dell’autonomia con cui si pongono, il sociale umano, non solo quello coniugale, è destinato a configurarsi semplicemente come contrattazione di egoismi opposti, coesistenza negoziata di estranei». Da qui nasce l’emergenza educativa: ancora una volta alla Chiesa è chiesto di generare l’uomo in Cristo.

 

CINGHIA DI TRASMISSIONE

DEL VANGELO

 

Tra i tanti ricordiamo l’intervento del prof. Xavier Lacroix, laico decano della facoltà di teologia dell’Università di Lione, per illuminare la famiglia come prima cellula di evangelizzazione. Egli ha mostrato come «la paura è una temibile nemica per la coppia: paura di perdere l’altro, di non aver più nulla da dirsi, paura di soffrire». La fede offre allora ai rapporti matrimoniali quella solidità che il sentimento non può dare, perché il matrimonio è analogia della Trinità e partecipa di questo mistero d’amore. «In una società nella quale molti comportamenti sono contrari alla famiglia, diviene fondamentale condividere ciò che ci accomuna, avere la consapevolezza di far parte di una comunità più grande che è la Chiesa». I coniugi Gérard e Marie-Christine de Roberty dell’Équipes Notre-Dame (tavola rotonda guidata dal card. Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli istituti di VC) hanno confermato che «poiché una coppia cristiana isolata è una coppia in pericolo, ha bisogno di una squadra di coppie per progredire, che la aiutino a costruire e a crescere nell’amore per l’altro e per Dio. Condividere la vita spirituale delle coppie è il momento privilegiato di trasmissione agli altri della loro fede confrontata con le realtà quotidiane nella diversità di impegni e situazioni della vita di ciascuno».

Di fronte a molti genitori che, scoraggiati, stanno abbandonando il loro compito educativo e di trasmissione della fede, perchè si sentono impotenti o tendono alla delega, l’incontro spagnolo è stato un chiaro segnale per una inversione di tendenza pastorale. Lo registriamo dalle parole di Benedetto XVI nell’omelia della messa conclusiva: «Quando un bambino nasce, attraverso la relazione coi suoi genitori incomincia a fare parte di una tradizione familiare che ha radici ancora più antiche. Col dono della vita riceve tutto un patrimonio di esperienza. In riferimento a questo, i genitori hanno il diritto e il dovere inalienabile di trasmetterlo ai figli: educarli alla scoperta della loro identità, introdurli alla vita sociale, all’esercizio responsabile della loro libertà morale e della loro capacità di amare attraverso l’esperienza di essere amati e, soprattutto, nell’incontro con Dio. I figli crescono e maturano umanamente nella misura in cui accolgono con fiducia quel patrimonio e quell’educazione che continuano ad assumere progressivamente. In questo modo sono capaci di elaborare una sintesi personale tra ciò che hanno ricevuto e quello che imparano, e che ognuno e ogni generazione è chiamata a realizzare… Veniamo certamente dai nostri genitori e siamo loro figli, ma veniamo anche da Dio che ci ha creati a sua immagine e ci ha chiamati a essere suoi figli. Per questo motivo nell’origine di ogni essere umano non esiste il caso o la fatalità, bensì un progetto dell’amore di Dio. È quello che ci ha rivelato Gesù Cristo, vero Figlio di Dio e uomo perfetto».

La fede non è dunque mera eredità culturale, ma azione continua della grazia di Dio e della libertà umana che può aderire o non aderire a quella chiamata. I genitori cristiani, aiutati dalla comunità, sono chiamati a dare un’attestazione credibile della fede e speranza cristiana, in modo da favorire nei figli un approccio personale al dono stesso della fede. «Nella cultura attuale, ha proseguito il papa, si esalta molto spesso la libertà dell’individuo inteso come soggetto autonomo, come se egli si facesse da solo e bastasse a se stesso, al di fuori della sua relazione con gli altri come anche della sua responsabilità nei confronti degli altri. Si cerca di organizzare la vita sociale solo a partire da desideri soggettivi e mutevoli, senza riferimento alcuno a una verità oggettiva previa come sono la dignità di ogni essere umano e i suoi doveri e diritti inalienabili al cui servizio deve mettersi ogni gruppo sociale. La Chiesa non cessa di ricordare che la vera libertà dell’essere umano proviene dall’essere stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Perciò, l’educazione cristiana è educazione alla libertà e per la libertà».

Occorre presentare Gesù Cristo come esempio di libertà filiale, che insegna a comunicare agli altri il suo stesso amore. L’affetto con il quale i genitori accolgono i figli in questo mondo è segno e prolungamento sacramentale di tale amore. L’esperienza di essere accolti e amati da Dio e dai genitori è dunque fondamento solido che favorisce la crescita e lo sviluppo autentico, aiutando a uscire da se stessi per entrare in comunione con gli altri e con Dio. Da qui secondo il pontefice il senso della meravigliosa realtà del matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna che è l’origine della famiglia. «Per questo, riconoscere e aiutare questa istituzione è uno dei più importanti servizi che si possono rendere oggi al bene comune e allo sviluppo autentico degli uomini e delle società, così come la migliore garanzia per assicurare la dignità, l’uguaglianza e la vera libertà della persona umana. A questo proposito, voglio sottolineare l’importanza e il ruolo positivo che svolgono le distinte associazioni familiari ecclesiali in favore del matrimonio e della famiglia Pertanto “voglio invitare tutti i cristiani a collaborare, cordialmente e coraggiosamente con tutti gli uomini di buona volontà che vivono la loro responsabilità al servizio della famiglia” (FC 86), affinché unendo le forze e con una legittima pluralità di iniziative contribuiscano alla promozione del vero bene della famiglia nella società attuale».

Questo il messaggio che da Valencia viene lanciato a tutte le famiglie del mondo.

 

Mario Chiaro