SE L’AMORE
NON È IL CENTRO
L’enciclica
papale “Deus charitas est” ricorda che l’amore viene prima di tutto. Senza
l’amore infatti la vita diventa una pallida e insignificante immagine di ciò che invece potrebbe essere.
Siamo sinceri con noi stessi: come viviamo quando nella
nostra vita non c’è almeno un po’ d’amore? Ci siamo accorti che la qualità
delle nostre giornate dipende in misura enorme dal fatto che ci sentiamo amati
e riusciamo ad amare veramente? Una subdola tentazione sta gettando il suo velo
scuro sulle nostre vite. Ci stiamo un po’ alla volta convincendo che l’amore
abbia poco a che fare con le nostre esistenze, che sia una parola vuota,
evanescente quando non addirittura illusoria. Sembra quasi che l’amore non sia
per persone mature che sanno cos’è la vita. Si sta radicando nella società la
convinzione che spendere la vita per amare farebbe della nostra esistenza una
specie di “via crucis” che procede di delusione in delusione. Spesso ci
preoccupiamo di illustrare ai nostri figli la precarietà dell’amore, dicendo
loro di non affidarsi troppo ad esso, di non credere troppo nel suo valore,
nella sua capacità di riempire una vita. Ci preoccupiamo di far loro
comprendere che ci sono molte cose più importanti dell’amore e che offrono
molto meno rischi, meno dolore, meno lacrime. Vogliamo che i nostri figli siano
uomini forti e soffochiamo in loro la splendida debolezza dell’amore. Come
stiamo correndo lontano dalla verità! Ci stiamo sforzando di diventare
indifferenti all’amore e popoliamo la nostra vita di passioni tristi,
intercambiabili, che durano l’attimo che attraversano il nostro campo visivo e
poi svaniscono lasciandoci più vuoti e assetati di prima. La vita sta
diventando una corsa sfrenata a riempire di cose e sensazioni lo spazio
lasciato vuoto dall’amore. Forti dosi di spot pubblicitari ci spingono a vedere
un’alternativa all’amore nella capacità della chimica di interferire sulle
nostre emozioni.
Siamo arrivati a trasformare il cuore, che nell’immaginario rappresentava
la nostra capacità di dare e ricevere amore, in un organo qualsiasi, funzionale
a far andare avanti quel fragile meccanismo del nostro organismo e nulla più.
Ma proprio quando non è l’amore a essere il centro e a guidare una vita, a
riempirla di senso, quando togliamo al cuore questo suo compito fondamentale,
allora esso diventa impuro e la persona diventa “frantumata, dispersa, incapace
di vivere secondo un’unica logica e di ritrovare se stessa in un’unica grande
tensione di vita”. È solo nell’ amore che riusciamo a dare unità e armonia alla
nostra esistenza.
Se poi l’amore viene estromesso dalle nostre giornate, i
nostri incontri perdono di gusto, le persone diventano solo utili o inutili,
utilizzabili o non utilizzabili e niente più. Cancelliamo la varietà cromatica
di ogni singola esistenza e ci riduciamo a vivere in un opprimente e freddo
grigiore che avvolge di tristezza e di solitudine il tempo che ci è concesso.
Un mondo che non si lascia guidare dall’ amore è una realtà di violenza dove le
persone cercano il dominio, in cui si sgomita e si scalcia per raggiungere i
primi posti, indifferenti a chi ferito rimane a terra. Una cultura che tenti di
estromettere l’amore, di relegarlo tra gli aspetti irrealizzabili della vita
umana, ha in sé il germe della distruzione dell’umano. Voler cancellare
dall’orizzonte dell’uomo il desiderio dell’amore, rendere l’uomo indifferente
alla sua capacità di amare e di essere amato, significa avviare un processo che
ha come scopo la creazione di un essere totalmente disumano.
Come cristiani ci corre l’obbligo di riaffermare con la vita
questa nostra capacità di amare e di essere amati che ha il suo fondamento
nell’amore di Dio, un amore che nulla e nessuno può scoraggiare. Il messaggio
ricco di speranza di cui siamo portatori è che gli esseri umani sono figli di
un Dio che è niente altro che amore. La nostra origine non è il caso, ma un
progetto che ha l’amore come inizio e come scopo. Ogni vita è un progetto di
amore che ha il diritto di esprimersi e di trovare espressione e compimento. È
nostro compito, come esseri umani e ancor più come seguaci di Cristo, creare le
condizioni ambientali, politiche, relazionali perché ogni vita possa esprimersi
al suo meglio, ovvero perché noi tutti possiamo essere come un cuore pronto a
ricevere e a donare amore.
Fr. Carlo
Toninello
da “L’Amico”, periodico dell’Opera don Calabria,
maggio giugno 2006