MARIA MADDALENA DE’ PAZZI
TESTIMONE E MAESTRA DELL’AMORE
Il IV
centenario del transito di Maria Maddalena sta suscitando nei monasteri
carmelitani dell’antica osservanza, nonché nel ramo maschile dell’ordine, un
sorprendente interesse verso colei che viene riconosciuta come la santa più
rappresentativa del Carmelo non riformato.
La figura di santa Maria Maddalena de’ Pazzi rimane come un
tesoro inesplorato nel cuore della Chiesa, un tesoro dal quale si continuano ad
estrarre “cose nuove e cose antiche”, come dice l’immagine evangelica. Quando
morì a Firenze, il 25 maggio 1607, fu consegnata alla storia della santità come
la grande estatica, grazie ai fenomeni mistici da cui era stata segnata la sua
esistenza nel carmelo di Santa Maria degli Angeli. Il suo confessore, Vincenzo
Puccini, già nel 1609 ne pubblicò la vita con un proemio di dedica, da parte
delle monache, alla regina di Francia Maria de’ Medici. Anche le biografie
successive diedero risalto quasi unicamente allo straordinario mentre
riportavano alcuni passaggi più significativi delle estasi. Era lì che
bisognava andare a conoscere la santa, il cui profilo umano si spegneva dietro
l’esaltazione del fenomeno straordinario nel quale veniva posta tutta la
grandezza della santità.
Da quaranta anni a questa parte una svolta. In occasione del
quarto centenario della nascita della nobile discendente della famiglia de’
Pazzi, avvenuta a Firenze il 2 aprile 1566, sono stati pubblicati i manoscritti
originali che contengono tutto quanto le consorelle hanno raccolto delle estasi
e altri scritti di lei. Un lavoro che ha avuto l’apporto di studiosi di
spiritualità e di ecclesiastici, il cui appassionato impegno è valso a portare
alla luce il contenuto profondamente teologico dell’esperienza mistica vissuta
dalla carmelitana, per lo più quando era ancora novizia. Il prof. Fulvio
Nardoni, che ha curato l’intera opera edita presso il Centro internazionale del
libro di Firenze, a compimento del lavoro poteva scrivere: «È stato nostro
scrupoloso intendimento presentare ai cultori di mistica, di teologia, di
esegesi, di letteratura, il pensiero genuino della grande carmelitana… far
conoscere a tutti il patrimonio d’incomparabile ricchezza teologica, di cui
ella nei suoi colloqui col Verbo, nelle rivelazioni della Trinità, ha voluto
donarci; dissipare quel velo d’inescusabile dimenticanza, che per tanto tempo
ha tenuto nascosto un messaggio che Dio vuole sia vivo fra gli uomini». Il
prossimo centenario della morte sembra offrirne tante chance per continuare ad
aprire quel velo e affascinare con la testimonianza di una creatura
attraversata da Dio.
UN’EREDITÀ
CHE S’ALLARGA
In senso stretto, il monastero di santa Maria Maddalena de’
Pazzi, attualmente situato sui pendii di Careggi, a Firenze, è l’erede diretto
del carisma della santa. Ne è anche l’erede materiale: lì riposa il suo corpo
incorrotto, lì i ritratti di lei con le fattezze del volto riprese da Francesco
Curradi subito dopo la morte. Lì ancora si conserva tutto ciò che con la sua
persona ha avuto relazione, nonché i manoscritti delle estasi. Un ambiente che
continua a essere segnato dalla presenza di una eredità che lega.
Sta di fatto che, proprio a livello dello spirito, quel
monastero ha acquisito una fisionomia particolare rispetto agli altri monasteri
femminili carmelitani. Maria Maddalena non è stata una riformatrice come Teresa
d’Avila, ma ha lasciato la sua impronta sull’ambiente in cui ha vissuto, un
ambiente che continua a sentirla come una “sorella maggiore” o piuttosto una
“madre”. Così si legge nelle Costituzioni: «La nostra singolare presenza nella
famiglia del Carmelo e il senso pieno della nostra vocazione nel cuore della
Chiesa sono strettamente legati al carisma della s. madre Maria Maddalena, che
segnò questo “abitacolo di Maria” con la sua impronta di fuoco. La santa visse
e soffrì con rara profondità le gioie e le asprezze della vita contemplativa,
che la condussero in breve tempo al vertice della trasformazione d’amore. La testimonianza
della sua vita e la forza della sua dottrina animarono e rinnovarono il nostro
monastero orientandolo alla continua contemplazione dei misteri di Dio,
all’ascolto della sua parola, nella fedeltà alla sequela di Cristo secondo la
Regola carmelitana, vissuta nella pienezza della sua ascesi teologale e nello
spirito delle beatitudini» (n. 4).
Dopo il concilio anche in quel monastero, legato per
tradizione alla chiesa fiorentina, ci sono stati nuovi fermenti. Per un certo
periodo si pensò con fervore a una fondazione in Africa, un progetto che
avrebbe dato compimento allo spirito missionario della santa, che a tutti
voleva far giungere il grido dell’amore: «Ad amare, anime, venite ad amar
l’amore, da cui siete tanto amate! Ad amare, anime!» Ma poi la comunità rimase
assottigliata dal pressante invito dell’arcivescovo il Torino, il card. Michele
Pellegrino, ad aprire un monastero in Piemonte. È nato così il Carmelo “Mater
unitatis” di Montiglio (Asti), nell’anno 1971.
Più di recente, nel 1987, la madre Evangelista della SS.
Trinità, già priora del monastero di Careggi, ha dato inizio a una nuova
esperienza, sostenuta e riconosciuta dall’allora arcivescovo di Firenze, il
card. Silvano Piovanelli. Ha avuto così inizio l’eremo carmelitano di Santa
Maria degli Angeli sulle colline di Scandicci, dove il carisma maddaleniano
appare chiaramente trasmesso attraverso lo spirito contemplativo e apostolico
della fondatrice, di cui è stato di recente pubblicato un Diario, a un anno
dalla sua morte.1
L’occasione del IV centenario del transito di Maria
Maddalena nella vita eterna, sta suscitando nei monasteri carmelitani
dell’antica osservanza, nonché nel ramo maschile dell’ordine, un sorprendente
interesse verso colei che viene riconosciuta come la santa più rappresentativa
del Carmelo non riformato. S’accende il desiderio di conoscerla meglio per
comunicarla: la sua persona ha un fascino al di là delle forme datate di un
mondo tanto diverso dal nostro; il suo cammino spirituale può diventare
emblematico per chiunque voglia davvero impegnarsi in una vita cristiana,
qualunque sia la sua vocazione. È nella testimonianza che viene dall’essere di
lei che va cercata la risposta all’ovvio interrogativo: perché riandare oggi
alla figura di una donna per tanti aspetti così lontana?
DALLA MISTICA
ALLA VITA
Certamente il cammino attraverso cui il Signore ha portato
suor Maria Maddalena agli inizi della sua vita religiosa è stato fuori
dell’ordinario. Ma la mistica esperienza di Dio è diventata per la giovane
carmelitana la via per conoscerlo e per innamorarsene. Proprio perché era una
conoscenza nella verità, le ha dischiuso l’abisso di male in cui il peccato
tiene il “mondo” e chiunque ad esso si lascia assimilare. Di qui l’accoglienza
di una lunga purificazione che ha ridotto ad un “nichilo” la sua persona e
nello stesso tempo l’ha fatta rinascere come “creatura nuova”, come la sposa
del Verbo. Ed è appunto Dio visto come “purità” uno dei temi cari alla
spiritualità maddaleniana. Di quella purità dobbiamo diventar partecipi fino ad
essere come cristalli attraversati. Una vita cristiana trasparente e lineare,
un modo di essere che confluisce in quello stesso di Dio: «La purità dell’anima
è come un fiume che si dilata in Dio».
Al termine della prova suor Maria Maddalena poteva affermare:
«La statura dell’amore è della statura del Verbo umanato». Un amore che con
espressione tipicamente sua ella definiva “amore morto”, in quanto la persona,
attraverso successivi stadi, perde il proprio io egoistico e si consegna a Dio
del tutto morta a se stessa. Proprio come il Verbo che viveva solo per compiere
la volontà del Padre. Un discorso che si fa anche concreto quando la santa
descrive l’amore in tutte le sue espressioni, invitando a fermarsi solo in
quello che viene da Dio. Perché in realtà la partecipazione alla vita divina è
il punto d’arrivo di quella che ella chiamava la “via dell’unione”, la via che
unisce a Cristo fino al punto che «l’anima trasformata può presso Dio quanto
può l’umanità del Verbo, e questo per partecipazione e unione». Insieme al
Verbo l’anima manda lo Spirito Santo, ovvero genera quel sovrappiù d’amore che
la Chiesa può spendere per chi ne ha più bisogno.
Sono verità che ben conosciamo attraverso il catechismo e il
magistero. Oggi l’enciclica Deus caritas est di Benedetto XVI presenta una
particolare consonanza con la dottrina dell’amore espressa dalla nostra santa.
Tuttavia ha una valenza andare a ricercare queste verità anche in santa Maria
Maddalena in quanto in lei abbiamo una persona che le ha vissute e comunica una
grazia capace di illuminarle e accoglierle. Per poi lasciarle fermentare nelle
profondità dell’essere, dove dal livello della fede s’allargano anche al
livello psicologico, dando compimento a quella pienezza della persona che
l’umanesimo fiorentino aveva tanto ricercato.
Una nota rilevante della sua spiritualità è l’accordo tra la
funzione di Marta e quella di Maria. Viene da lei l’invito a una vita mistica
calata nella concretezza del quotidiano. Una preghiera che si nutre dell’amore
di Dio per effonderlo nei fratelli. E oggi si è più maturi per una spiritualità
capace di vivere l’urto paradossale tra fuga e abbraccio del mondo, mentre
nella mentalità del ‘500 era rigida la divisione tra sacro e profano. La nostra
santa l’ha superata solo nella carità: «La carità si dilati e si compiaccia
nella grandezza tua, che in tutto sei. E poi quaggiù si dilati e attragga me a
te: dico me perché tutti sono in me e io in tutti». Sono intuizioni che
lanciano verso larghi orizzonti.
L’AVVIO
DELL’ANNO CENTENARIO
La ricorrenza centenaria è profondamente sentita sia
nell’ordine carmelitano che nella chiesa fiorentina. Qui i preti sono i primi a
cogliere il fascino della santa, venendo su in un seminario che a suo tempo è
stato il monastero in cui ella ha vissuto ed è morta, in una cella dove oggi
continua a essere amorosamente venerata. E proprio dal seminario sono partite
le celebrazioni per ricordare l’anno centenario. Il giorno 23 maggio dell’anno
in corso l’arcivescovo di Firenze, card. Ennio Antonelli, vi ha presieduto una
messa solenne alla quale hanno partecipato tanti sacerdoti di Firenze, rimasti
legati al seminario di cui la santa è la patrona. Nell’omelia, tenuta dal padre
Giovanni Grosso, delegato dell’ordine carmelitano per i festeggiamenti, è stato
sottolineato come la contemplazione comporti un aprirsi all’azione di Dio, un
lasciarsi trasformare in un cammino continuo di rilettura della propria
esistenza, rendendosi sempre più attenti alle necessità dei fratelli.
L’indomani, 24 maggio, il vescovo di Fiesole, mons. Luciano
Giovanetti, ha presieduto una concelebrazione in onore della santa presso
l’eremo carmelitano di Santa Maria degli Angeli a Scandicci. Da ultimo, il 25
maggio, giorno in cui anche il calendario romano ha conservato la memoria
liturgica della grande estatica fiorentina, ben 70 padri carmelitani che si
trovavano riuniti in capitolo, hanno aperto l’anno centenario con una
suggestiva concelebrazione presso il monastero di Careggi, accanto alle spoglie
di colei che venerano come “sorella”. Presiedeva il priore generale
dell’ordine, P. Joseph Chalmers, il quale ha voluto evidenziare nella santa
l’armonia tra il rapporto con Dio e quello con i fratelli. Prova di autenticità
di qualsiasi esperienza di Dio è la vita fraterna: la nostra preghiera e la nostra
vita quotidiana devono parlare lo stesso linguaggio.
Nel corso dell’anno centenario si prevedono iniziative che
siano anche di aiuto per conoscere la santa. Così una pubblicazione a carattere
pastorale, composta di 15 schede che ripercorrono il cammino della sua
esistenza attraverso gli scritti nati dalla sua viva esperienza estatica.2 È
nel programma dei carmelitani pubblicare tutto il corpus maddaleniano in
italiano corrente: un lavoro a cui si era dedicato con passione e competenza il
carmelitano fiorentino p. Elia Monari, prima della sua morte prematura. Ora il
centenario si presenta come il momento favorevole per riavere una edizione
completa dei manoscritti, rinunciando al linguaggio originale ma rendendo più
accessibile a tutti il parlare estatico della santa. Un convegno a Firenze, nel
maggio 2007, ha in vista un approfondimento dei temi più legati alla figura di
lei.
Da parte della chiesa fiorentina è vivo il proposito di
sensibilizzare tutto il popolo di Dio alla realtà di una donna che di quella
Chiesa è stata figlia e ora non cessa di essere madre. Tra le iniziative
previste, un particolare rilievo va dato ad una mostra iconografica che
permetterà di rileggerne la figura attraverso numerose raffigurazioni, a
cominciare da quella eseguita da Santi di Tito prima che la giovane discendente
de’ Pazzi prendesse l’abito monastico. Infine, come nel 1966 quando si celebrò
il IV centenario della nascita della Santa, l’urna che custodisce il suo corpo
incorrotto lascerà il monastero di Careggi per essere portata in duomo. Alcuni
giorni nel cuore di Firenze a testimonianza che lei veramente è viva nel
popolo. E di epoca in epoca se ne riscopre il volto con tratti sempre nuovi che
non cessano di stupire.
Paola Moschetti
1 Maria Evangelista della SS. Trinità, Sarò amore. Diario
spirituale 1949-1968, Edizioni Feeria –
2 P. Moschetti, Il grido dell’amore. Vita e spiritualità di
santa Maria Maddalena de’ Pazzi, Edizioni Feeria –