CONFERENZA INTERNAZIONALE IN VATICANO
IL PECCATODI CORRUZIONE
Una conferenza
internazionale in Vaticano ha affrontato il delicato tema della lotta alla
corruzione. Fenomeno sempre presente nella storia dell’umanità, ma che assume
oggi tratti inediti e richiede un nuovo ordine giuridico-economico a livello
mondiale.
La corruzione, pur essendo sempre stata presente nella
storia dell’umanità, è un fenomeno che ha assunto oggi proporzioni forse mai
raggiunte in precedenza. Pur trattandosi di una realtà per così dire
planetaria, l’Italia in questo periodo sta offrendo un pessimo esempio al
mondo. Mentre ribolle ancora lo scandalo che ha coinvolto il mondo del calcio,
si attende tuttora chiarezza dalle indagini su gravi crack bancario-finanziari
degli ultimi anni: Federconsorzi (coinvolti 17mila creditori privilegiati, 2,32
mld di euro persi); Cirio (coinvolti 35mila risparmiatori e 1,25 mld persi);
Parmalat (coinvolti 135mila risparmiatori, 10 mld persi); bond argentini
(coinvolti 300mila risparmiatori italiani con 12,63 mld persi); Risparmio
Gestito My Wai-For You (coinvolti 100mila risparmiatori con 1,35 mld persi); in
ultimo lo scandalo Bankitalia: filiera Banca popolare italiana/governatore
Fazio/concertisti Antonveneta e filiera Unipol/Fazio/concertisti Banca
nazionale del lavoro.
Già durante l’epoca di Tangentopoli, all’inizio degli anni
novanta, la Commissione CEI giustizia e pace con la Nota Educare alla legalità
esprimeva «la viva preoccupazione dei vescovi per una situazione che rischia di
inquinare profondamente il nostro tessuto sociale se non viene affrontata con
tempestività, energia e grande passione civile». Quello dei vescovi era «un
appello a riflettere non tanto su come gli “altri” rispettano il principio di
legalità, quanto su come “noi” (cristiani e cittadini) lo viviamo, in ordine a
sviluppare una rinnovata cultura della norma». Parole profetiche che confermano
il ritardo nell’impegno per la formazione di cristiani adulti, capaci di
operare secondo l’intera verità del Vangelo nel sociale.
In un clima di questa portata, è caduta in un momento
storicamente quanto mai opportuno la conferenza internazionale sul tema della
Lotta alla corruzione che si è tenuta in Vaticano il 2-3 giugno scorso, con il
contributo di personalità come il direttore dell’Ufficio Onu contro la droga e
il crimine, Costa, e il presidente della Banca mondiale, Wolfowitz, per
studiare questo il fenomeno nel settore privato e pubblico, nei paesi a bassa e
ad alta produttività. Riflessione non solo opportuna ma anche necessaria, poiché,
come ha affermato il presidente del pontificio Consiglio giustizia e pace,
card. Renato Martino, in apertura dei lavori, «la corruzione oggi, incide
sempre di più sul vivere individuale e collettivo delle persone e delle
nazioni, privandole di quel bene importantissimo e necessario per far
funzionare i sistemi economici e politici che è il bene della legalità».
CORRUZIONE
E DOTTRINA SOCIALE
Una specifica relazione della conferenza è stata affidata a
mons. Giampaolo Crepaldi, segretario dello stesso pontificio Consiglio. Citando
il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, egli ha ricordato che la
corruzione viene definita come “deformazione del sistema democratico perché
tradisce al tempo stesso i principi della morale e le norme della giustizia
sociale” (411). Ha poi indicato quattro criteri per la lotta alla corruzione
moderna, fenomeno che egli ha descritto come recente e globale, immateriale e
pragmatico. Di corruzione si parla nelle sedi internazionali solo da pochi
anni,1 dal momento che aumenta il rischio per gli investitori e disincentiva
gli investimenti diretti esteri, produce aumento del costo del credito, frena
l’apertura al commercio internazionale (cf. il libro di M. Arnone-E. Iliopulos,
La corruzione costa. Effetti economici, istituzionali e sociali, Vita e
Pensiero, Milano 2005). Gli studiosi hanno indicato le principali cause
dell’emergere del fenomeno: fine dei blocchi politico-militari, globalizzazione
e maggiore trasparenza dell’informazione mondiale.
Un primo criterio, secondo mons. Crepaldi, dice che «se
accortamente adoperate, certe leve che possono incentivare la corruzione,
possono anche diminuirla e combatterla, prima fra tutte la globalizzazione».
Molte ricerche hanno dimostrato una relazione negativa tra corruzione e crescita
economica, tra corruzione e indice di sviluppo umano, tra corruzione e lotta
alle ingiustizie sociali. Questo aspetto di globalità fornisce un secondo
criterio: «la corruzione si combatte in modo olistico, ossia agendo
contemporaneamente su molte leve, dato che la corruzione è fenomeno che
attraversa i diversi sottosistemi sociali».
Dal momento che la corruzione è insieme di relazioni,
complicità, oscuramento delle coscienze, ricatti e minacce, patti non scritti e
connivenze, essa si presenta come realtà immateriale e la società odierna molto
flessibile, pluralista e destrutturata, ne costituisce un terreno adatto. Da
qui una terza indicazione: oltre a interventi di tipo materiale, occorre «una
“ecologia umana” fatta di buone leggi, sani legami sociali, valida educazione e
istruzione, giustizia e solidarietà, tenuta della moralità di base, formazione
delle coscienze». Un quarto criterio cercherà infine di coordinare,
pragmaticamnete, interesse personale e interesse della società al fine di:
puntare sui tratti virtuosi della persona; considerare la lotta alla corruzione
un valore ma anche un bisogno e la corruzione un male ma anche un costo.
LEGALITÀ
SOCIALITÀ E MORALITÀ
La democrazia autentica, possibile solo in uno stato di
diritto, è meno aperta alla corruzione rispetto ai sistemi chiusi, autoritari o
dittatoriali. Quando gli organi di controllo non sono funzionali o non ci sono
strumenti di supervisione, aumentano le possibilità per la corruzione. Quando
il sistema giudiziario è troppo lento e non garantisce giustizia efficace,
l’intero sistema della legalità finisce per subire un discredito che alimenta
pratiche corrotte.
Per questo motivo, ha affermato il relatore, «la dottrina
sociale della Chiesa collega tra loro legalità, socialità e moralità. Un
sistema politico è fisiologicamente orientato al bene comune e quindi capace di
rintuzzare fenomeni di corruzione, se utilizza la legalità come espressione
della socialità e se fonda ambedue – legalità e socialità – su una concezione
etica del bene comune». Circa il legame tra legalità e socialità: «il non
rispetto della legge, l’impunità e la corruzione inducono ad atteggiamenti di
sfiducia nella società, provocano chiusure nel privato con la tentazione di
costruirsi percorsi individuali più che passare con pazienza attraverso
politiche condivise. La notizia di ampi fenomeni di corruzione demoralizza il
cittadino. Nello stesso tempo però, il non rispetto della legge nasce
dall’individualismo, dalla sfiducia e dalla rassegnazione, dalla mancanza di
un’etica sociale. La corruzione produce omertà e disimpegno, ma nasce anche
dall’omertà e dal disimpegno». Legalità e socialità richiamano dunque la
moralità: senza la condivisione di valori ritenuti “di tutti”, senza una
percezione dell’azione dei governi e dei parlamenti come eticamente
qualificata, si corrodono i legami sociali e la tenuta della legalità stessa
diventa problematica.
Pertanto la corruzione può svilupparsi nel privato, nel
privato sociale e nella pubblica amministrazione. Non c’è dubbio che tanto la
«privatizzazione del pubblico» quanto la «pubblicizzazione del privato»
innescano meccanismi perversi nei rapporti tra i privati, i corpi intermedi e
le istituzioni. Di grande importanza, in fin dei conti, nella lotta alla
corruzione è l’applicazione del principio di sussidiarietà al livello di
autorità: si tratta di fenomeno globale che va combattuto articolando le
autorità che se ne occupano e coordinandole in vista del bene comune mondiale
da raggiungere.
DEMOCRAZIA
E MERCATI
L’enciclica Sollicitudo rei socialis configura la corruzione
tra le cause del sottosviluppo di tanti paesi. È però vero anche il contrario,
e cioè che una situazione di degrado e di povertà, con carenze di istruzione e
di lavoro, può favorire fenomeni di corruzione. «Tra le conclusioni delle
indagini empiriche e i principi della dottrina sociale della Chiesa, afferma
mons. Crepaldi, si nota a questo proposito una consonanza significativa. I
mercati dominati dalla corruzione favoriscono gli operatori meno capaci; nei
mercati corrotti prevalgono le rendite parassitarie; i mercati non possono
sussistere senza la presenza di regole scritte e non scritte, che di fatto la
corruzione invece elimina; il mercato non vive senza una circolazione di
informazioni, che invece la corruzione inquina; un mercato distorto dalla
corruzione impedisce l’ingresso di nuove imprese; la corruzione si alimenta di
eccessi di burocrazia che frenano la dinamicità dei mercati; la connessione tra
economia e politica, con la partecipazione di uomini politici ai consigli di
amministrazione delle imprese, alimenta la corruzione e frena
contemporaneamente l’efficienza produttiva ed economica».
Per la lotta alla corruzione servono allora mercati aperti
ma regolati. Essi sono infatti meno intaccabili dalla corruzione rispetto a
quelli che chiusi: monopoli, oligopoli, rendite di posizione favoriscono la
corruzione; concorrenza, democrazia economica, dinamicità del mercato la
rendono più difficile.
A patto che tutto ciò sia regolato e cresca, con le regole e
i controlli, anche la competenza etica degli operatori.2 Appare allora chiaro,
conclude mons. Crepaldi, che «c’è oggi un nuovo fronte della solidarietà,
quello di aiutare sussidiariamente a liberarsi dalla corruzione. Si tratta di
un nuovo fronte anche per la cooperazione. Questa nuova dimensione della
solidarietà va intesa sia all’interno delle nazioni sia nella cooperazione
internazionale.
La solidarietà, scriveva Giovanni Paolo II nella Sollicitudo
rei socialis “non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale
intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la
determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per
il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di
tutti” (38). Come forma di applicazione di una simile solidarietà, egli
indicava nella medesima enciclica anche la riforma del sistema internazionale
di commercio, la riforma del sistema monetario e finanziario mondiale, la
revisione degli scambi delle tecnologie, la revisione delle strutture delle
organizzazioni internazionali (43).
Il papa ne parlava in rapporto al problema dello sviluppo,
ma non credo sia una forzatura parlarne anche in rapporto al nostro tema,
quella della corruzione».
Le quattro riforme vanno tenute vive e inserite in una
collaborazione internazionale a vocazione mondiale, per costituire un nuovo
ordine etico-giuridico universalmente riconosciuto. Qui, come aveva già detto
Paolo VI, sta forse il più strategico investimento per la Chiesa nel futuro.
Mario Chiaro
1 La messa a punto dell’Indice di percezioni della
corruzione da parte di Trasparency International risale al 2001. La Convenzione
anticorruzione dell’ONU è del 2003. La Banca mondiale porta avanti progetti di
assistenza contro la corruzione fin dal 1996 e conduce operazioni investigative
e operative. Altri importanti risultati sono: la Convenzione per la lotta
contro la corruzione delle
2 Cf. i due documenti dell’Ufficio CEI per i problemi
sociali e il lavoro: Etica e finanza (2000), Finanza internazionale e agire
morale (2004).