COME L’ACQUA CHE SCATURÌ DALLA ROCCIA

 

Abbiamo sete? Quale sete ha il nostro cuore? Sete d’amore, sete di verità, sete di perdono e misericordia, sete di pace...?

 

«Dacci acqua da bere!». Allora Mosè invocò l’aiuto del Signore. Il Signore disse a Mosè: «Prendi in mano il bastone, tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà».Meraviglia! Scaturì acqua e il popolo poté dissetarsi (cf. Es 17,1-17).

Ricordiamo anche la visione del profeta Ezechiele (Ez 47, 1-12).

Il profeta vede zampillare una sorgente sul lato destro del tempio verso oriente e diventare un corso d’acqua, poi un torrente, poi un fiume che non si poteva attraversare.

Ovunque passa, questo fiume suscita la vita. Risana e feconda il Mar Morto, che è un lago salato. Ormai vi possono vivere i pesci, e i pescatori si stabiliscono sulle sue rive con le reti per il loro lavoro.

Il fiume rende fertile anche il deserto. Sulle sue rive crescono alberi, i cui frutti sono nutrimento per l’uomo e le foglie una medicina.

Il deserto diventa così, di nuovo, un paradiso, un giardino ricco di alberi, irrigato da un fiume di acqua viva.

«In quel giorno Gesù levatosi in piedi, esclamò a gran voce...», dice il discepolo prediletto.

Quel giorno è oggi.

Gesù si leva e grida; il Vangelo sottolinea, in effetti, che egli alza la voce. Non è il tono dell’incontro notturno con Nicodemo, né quello del dialogo con la samaritana lontano dalla folla.

Gesù parla a tutti di una cosa che gli sta a cuore, che gli viene dal cuore: lo Spirito Santo che, sulla croce, zampillerà come acqua dal suo costato trafitto (cf. Gv 19, 31-37).

Lo Spirito, che egli ha effuso sulla croce, lo dona anche oggi.

Così è compiuta, per mezzo di Gesù, la grande promessa della Scrittura: «Fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno – dal suo cuore».

Va sottolineata l’abbondanza del dono promesso da Gesù: fiumi! E la sua qualità: fiumi di acqua viva!

Ci possiamo attendere uno straripamento... Quando si effonde lo Spirito Santo non si lascia arginare. Ma questa inondazione non diventa una catastrofe: essa purifica tutto ciò che incontra sul suo cammino, feconda il deserto, portando vita nuova in abbondanza.

Quando si rivolge in questo modo alla folla e a ciascuno di noi Gesù, il cui costato sulla croce sarà aperto dalla lancia del soldato, è come la roccia che, colpita con un bastone, lascia scaturire acqua viva per coloro che muoiono di sete nel deserto di questo mondo.

Ed è proprio così che san Paolo scrive ai cristiani di Corinto: «I nostri padri... bevevano infatti da una roccia spirituale... e quella roccia era il Cristo» (1Co 10,4).

Gesù è anche il nuovo tempio dal quale sgorga il fiume che suscita la vita nelle acque morte e nella terra sterile. Del corpo di Gesù risorto dai morti Giovanni dice che è il nuovo tempio (Cf. Gv 2,20-22).

Gesù è in mezzo a noi e grida: «Chi ha sete...».

Abbiamo sete?

Quale sete ha il tuo cuore? Sete d’amore, sete di verità, sete di perdono e di misericordia, sete di pace...?

Come quella di Israele nel deserto, la mia sete è ancora contaminata dalla mormorazione, dalla rivolta contro Dio, quando nella prova lo accuso e lo processo perché lo considero il responsabile delle mie sventure?

Oppure il mio cuore è aperto in modo pieno alla venuta dello Spirito?

Come l’uomo della visione di Ezechiele, accetto di essere progressivamente inondato dallo Spirito fino a perdere l’appoggio e a lasciarmi portare dalla corrente del suo amore?

Oggi Gesù è in mezzo a noi e grida: «Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me. Come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno».

Vai, dunque, vicino al cuore di Cristo, bevi l’acqua viva che è lo spirito Santo, estingui la tua sete.

Che il tuo cuore sia inebriato di Spirito Santo!

 

Daniel Dideberg

Da Contemplare il cuore di Cristo, EDB, Bologna 2001