FESTE EBRAICHE
E FESTE
CRISTIANE
In un
tempo in cui appare sempre più opportuno e urgente riscoprire la sacralità del
tempo, con i suoi ritmi di lavoro e di festa, questo libro costituisce una
preziosa guida per comprendere il senso profondo e l’origine delle feste
cristiane, a partire dalle loro radici ebraiche.
Il
presente volume fa parte di una serie di agili volumetti,
in cui vengono affrontate alcune tematiche fondamentali della fede sempre nella
doppia prospettiva dell’AT e del NT. La caratteristica di questa collana è che
tali temi sono affidati ogni volta a due diversi autori cattolici, che li
sviluppano però in prospettiva ecumenica.1
La prima
parte del volume si occupa dell’AT e dunque delle feste ebraiche. L’autrice
prende dapprima in considerazione il modo in cui le diverse festività
strutturano il tempo. Esse sono infatti inizialmente legate ai cicli naturali e
agricoli e per questo concentrate nei mesi primaverili e autunnali;
successivamente vengono collegate agli eventi storici che hanno caratterizzato
il popolo di Israele e lo hanno costituito tale.
L’analisi
delle feste ebraiche mette inizialmente a fuoco quella che fu un’autentica
«invenzione culturale dell’Israele biblico che forgia universalmente, fino ai
nostri giorni, l’esperienza che l’umanità fa del tempo» (p. 10), e cioè il
ritmo settimanale con il suo Shabbat (sabato). Esso è
la più grande di tutte le solennità, il giorno della gioia, del riposo, nel
quale non si deve digiunare.
Un
capitolo è dedicato agli “spazi”, quei luoghi sacri destinati dall’uomo di
tutti i tempi al culto, che in particolare per l’ebraismo hanno visto la
centralità del tempio di Gerusalemme e il passaggio successivo alla casa e alla
sinagoga, man mano che l’accento si spostava dal sacrificio
all’ascolto-spiegazione della Parola.
Nel
capitolo più corposo della prima parte (il terzo) l’autrice passa in disamina
le principali festività ebraiche, a partire dalla Pasqua, che testimonia il
passaggio da un’antica festa agricola legata agli Azzimi (Matztzot)
a quella legata all’agnello di Pesach, che celebra la
liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù d’Egitto (cf.
Es 12). Pure la festa delle Settimane (Shavu’ot) ricorda da un lato un’antichissima festa agricola
della mietitura e dall’altro il dono della Legge fatto da Dio a Mosè 50 giorni dopo l’uscita dall’Egitto (da cui anche il
nome “pentecoste”). Un ulteriore paragrafo è dedicato al Capodanno ebraico (Rosh ha-shanah) e al Giorno
dell’espiazione (Yom kippur),
giorno di digiuno e di penitenza, presentato secondo la struttura rituale
descritta in Lv 16.
La terza
festa di pellegrinaggio che l’autrice presenta, la festa delle Capanne (Sukkot), segnava anticamente la fine dell’anno agricolo e
cadeva infatti in autunno a conclusione dei raccolti, dove si usava stabilirsi
in capanne provvisorie in mezzo alle vigne e agli uliveti; successivamente la
festa rievoca il cammino del popolo di Israele nel deserto, quei 40 anni in cui
il popolo abitò nelle tende peregrinando verso la terra promessa.
L’autrice
continua poi descrivendo le altre feste ebraiche, quelle di epoca post-biblica,
mostrandone i riferimenti biblici: la festa di Channukkah
(cioè della Dedicazione), che dura 8 giorni e fa riferimento all’evento storico
della riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme (II
sec. a.C.) e la festa dei Purim nata per celebrare la
salvezza del popolo ebraico ad opera della bella regina ebrea Ester che riuscì
a rovesciare le “sorti” (questo il significato della festa) del suo popolo e a
sconfiggere quanti congiuravano per eliminarlo.
Nella
seconda parte del testo – dedicata al Nuovo Testamento – l’autore mostra il
contenuto proprio delle feste ebraiche e cristiane. Le feste che vengono
trattate in questa sezione sono quelle veterotestamentarie
e protogiudaiche recepite nell’alveo giudeo-cristiano
o comunque menzionate nel NT: lo Shabbat e la
corrispondente Domenica, la Pesach e la
corrispondente Pasqua, la festa delle Settimane, quella delle Capanne, la
Dedicazione, lo Yom kippur
ecc., ma anche quelle feste cristiane recepite nei secoli successivi dalla
chiesa, come l’Ascensione /trasfigurazione di Gesù, il Natale, l’Annunciazione
di Gesù, la Pentecoste ecc.
In
questa panoramica neotestamentaria l’autore si sofferma maggiormente sulla
doppia opera lucana e sul quarto vangelo, con il ciclo di feste che lo
caratterizza. Qui viene sottolineato soprattutto come le feste veterotestamentarie assumano un nuovo accento e
orientamento in senso cristologico. Un ulteriore capitolo è dedicato al Cristo
sommo sacerdote e al giorno dell’espiazione, così come emerge dalla lettera
agli Ebrei.
L. Buccheri)
1 Müllner I.- Dschulnigg P., Feste
ebraiche e feste cristiane. Prospettive dell’Antico e del
Nuovo
Testamento, EDB, Bologna 2006, pp. 188, € 16,40.