RENDERE A DIO IL CULTO DELLA VITA

 

Il nostro cammino di fede è un andare al Signore come se non l’avessimo mai conosciuto e un fare memoria di lui come chi gli è stato familiare e amico, disposti a servirlo come egli vuole.

 

«Ecco la serva del Signore» (Lc 1,38). Potremmo tradurre questa risposta di Maria così: «Ecco colei che è disposta a servire il Signore», dando a questa espressione tutta la ricchezza caratteristica che ha nel linguaggio biblico.

È il rendere al Signore il culto della vita, non la celebrazione dei riti: una vita che si conduce secondo lui, in coerenza con le esigenze dell’Alleanza.

Questo è il servizio che si rende al Signore.

«Ecco la serva del Signore» significa allora questo: io sono disposta a servire il Signore incondizionatamente, rendendogli il culto della mia vita, vissuta secondo lui, secondo il suo progetto. Sono disposta a conoscere il Signore, facendo quello che egli vuole, vivendo quello che egli vuole.

Si conosce il Signore, infatti, vivendo quello che egli vuole: perché il luogo della conoscenza è come la vita viene vissuta.

La conoscenza del Signore non può essere puramente intellettuale: non “sappiamo” il Signore soltanto per le idee che abbiamo su di lui; se mai, le idee traducono qualcosa di più profondo, che è la vita in sintonia con lui. Traducono un orientamento, un modo di concepire l’uomo, la sua autenticità: che sta nell’accoglienza dell’Alleanza.

Soltanto così si capisce la risposta di Maria. La sua è la risposta di chi può accettare l’imprevedibile proposta di Dio.

Non risponderebbe in questo modo, di fronte al mistero della proposta, se non avesse in sé una visione della vita, se non sapesse e non accettasse che il centro della vita umana è in Dio, se non sapesse e non accettasse che nella comunione con lui sta l’autenticità dell’uomo.

La risposta di Maria diventa allora normativa. Dice una visione dell’uomo, definisce un tipo di uomo: l’uomo che si apre all’Alleanza e l’accoglie in atteggiamento di abbandono e di gratitudine, che ritrova la sua autenticità fuori di sé, nel Dio dell’Alleanza; l’uomo che misura la vita e la morte, la felicità e l’infelicità sull’unico criterio dell’Alleanza, della comunione con Dio.

Quando egli ha veramente assunto il Dio dell’Alleanza come il suo centro, come il criterio ultimo della vita e della morte, della sofferenza e della gioia, allora “conosce” il Signore.

Allora può dire, come Maria, Ecco, sono disposto a servire il Signore, a conoscerlo, a servirlo incondizionatamente.

Anche se non è facile. Anche se potrà sorgere, inevitabile, la domanda: «Come è possibile questo?».

È la domanda della Vergine Maria, che non riguarda soltanto la concezione verginale. Esprime una fede “interrogata”: quella che ogni credente vive nell’assumere i problemi, le ansie, gli interrogativi che lo toccano e a cui deve dare una risposta. Ma nella fede: lasciando che Cristo sia l’interprete ultimo e definitivo dell’uomo e della storia.

Maria non conosceva ancora Gesù quando disse: «Ecco la serva del Signore». Viveva come chi si lascia condurre dalla sua fede verso colui che poi chiamerà per nome: e il nome è Gesù.

Così il nostro cammino di fede è una possibilità che ci è aperta per un incontro con Gesù Cristo: che è insieme un andare con lui, come se non l’avessimo mai scoperto, e un fare memoria di lui.

Il nostro credere è sempre in questa tensione. Noi siamo delle persone che non hanno mai finito di andare verso Gesù, come se fossimo nell’Antico Testamento. E, d’altra parte, poiché veniamo dopo Gesù, non abbiamo mai finito di imparare che cosa significhi “ricordarsi” del Signore.

Noi facciamo memoria di Gesù Cristo; e non possiamo far memoria senza andare verso di lui.

È simultaneamente un andare e un ricordarsi; un diventare memoria e un camminare verso il Signore.

Come Maria. Come ci viene richiamato dalla sua risposta.

Giovanni Moioli

da Il mistero di Maria, Edizioni Glossa, Milano 1990