ELENA SILVESTRI E IL CENTENARIO DELLA MORTE

IL SUO DESIDERIO? CONDURRE A GESÙ

 

Le Ancelle celebrano il prossimo anno il centenario della morte della loro fondatrice, la serva di Dio Elena Silvestri. Farà da premessa a questo evento la celebrazione del loro XX capitolo generale, a 120 anni dalla fondazione, che avrà luogo il prossimo mese di luglio. Ma chi è Elena Silvestri?

 

Tra le tante donne che hanno illuminato l’epoca storica in cui sono vissute con il fascino della loro santità e l’originalità delle loro intuizioni e realizzazioni, la Chiesa ha voluto porre anche la serva di Dio Elena Silvestri (1839-1907), fondatrice delle Ancelle di Gesù Bambino, dichiarata venerabile da Giovanni Paolo II il 20 dicembre 1999. Conoscerla vuol dire entrare pian piano nel suo mondo, tentare di ripercorrere la sua storia, cercare di scoprire il mistero della sua personalità, di intuire come l’azione di Dio l’ha plasmata gradualmente, e come lei ha risposto alla proposta del Signore. Nello stesso tempo vuol dire, come ha scritto il card. Scola, patriarca di Venezia, nella prefazione alla biografia uscita recentemente, provare un senso di meraviglia perché «la sua è un’opera realizzata con uno stile di modernità femminile stupefacente che anticipa di gran lunga i tempi per intelligenza creativa, per sensibilità, per capacità di invenzione di forme nuove».1

 

COSA VORRÀ

IL SIGNORE DA LEI?

 

La figura di Elena Silvestri, si colloca nell’arco di tempo che va dal 1839 al 1907. Era nata a Bassano del Grappa il 4 febbraio 1839 da una famiglia di magistrati, ricca di fede. Trascorse l’infanzia e la gioventù con la famiglia, in varie località del Veneto (Verona, Pieve di Cadore, Treviso) a causa delle sedi di lavoro del padre. Quando nel 1866 giunge a Venezia, dove il papà Carlo fu chiamato a esercitare l’incarico di consigliere della Corte d’appello, ha ormai 27 anni. Che cosa il Signore vorrà da lei? Lei stessa, pochi anni dopo, leggendo il passato in chiave retrospettiva, lascia capire di essersi posta più volte questo interrogativo, senza ricevere una risposta chiara: «Le mie maestre di collegio e i confessori ordinari e straordinari, tutti mi dicevano che il Signore aveva grandi disegni su di me». Pur restando impressionata da queste parole, lei le ritenne sempre una specie di incoraggiamento, benché dentro di sé avvertisse un desiderio intenso, mai venuto meno di «fare qualche cosa per il Signore, a vantaggio di persone bisognose…».

Giovane intuitiva, colta, amante dell’arte, unisce il gusto della concretezza e della competenza pratica a quello della pittura, della poesia, del ricamo. Possiede una bellezza fine, resa più attraente dalla sua intelligenza vivace e dalla sua ricca interiorità, a cui si aggiungono la capacità di umorismo e una fede viva capace di permeare le scelte quotidiane. La sua personalità e la sua vocazione sono segnate dal suo temperamento, dalla sua famiglia, dalla cultura, dalla fede, dalla spiritualità, dalle pratiche religiose del suo tempo. Crescendo però Elena si è resa sempre più consapevole e responsabile della sua vita e delle sue scelte, si è aperta a nuove prospettive, crescendo soprattutto nella sete di santità e restando dentro quel mondo, quel tipo di Chiesa, di mentalità, ricco, ma anche limitato.

A Elena piace trovarsi a Venezia. Tutto attorno a lei testimonia una lunga e complessa storia, segnata dalla fede testimoniata da innumerevoli chiese e capolavori artistici. Ben presto impara a conoscere anche l’ambiente sociale, culturale ed ecclesiale veneziano, ricco di stimoli e di tensioni, legate alla questione romana e ad alcune normative anticlericali del Regno d’Italia, di cui Venezia ormai fa parte. Stimolata dal parroco, monsignor Tessarin, la sua appartenenza alla Chiesa diventa gradualmente più attiva.

 

IL SUO DESIDERIO

APPASSIONATO

 

L’incontro con il gesuita p. Bartolomeo Sandri segna una svolta decisiva nella scoperta della sua missione. Il suo desiderio appassionato di condurre a Gesù le giovani trova concretezza nella sua passione per l’educazione integrale, urgente allora, come oggi. Avvicinando le famiglie, infatti, Elena scopre i volti innumerevoli della povertà presente, in forme diverse, in tante case, ricche o povere. Innamorata di Gesù, della sua santità, del suo amore, ascolta, vede, si commuove e diventa compagna e guida di tante ragazze, numerose delle quali povere, poco istruite, prive di una vera educazione alla responsabilità, all’amore e alla vita. Apre il cuore e anche la casa per loro, in modo da dare una continuità alla catechesi, dopo i sacramenti. Coinvolge la sorella Annina, la famiglia e altre collaboratrici in una catechesi innovativa e nella ricerca di una risposta ad alcuni bisogni per alcuni dei quali ricorre ad altre istituzioni, ben consapevole della varietà di carismi presenti nella chiesa. «Dalla logica dell’incarnazione, pilastro fondamentale del suo carisma – non per niente volle dedicare la sua opera a Gesù Bambino – sgorga l’assunzione a 360° dei bisogni di chi le era affidato. Come fa una madre», scrive il card. Scola, sempre nella prefazione alla biografia già citata.

L’esperienza che sta facendo orienta il suo dinamismo apostolico in particolare verso le giovani operaie, della cui drammatica situazione esistenziale e religiosa sta prendendo gradualmente coscienza. Inizia così, nella preghiera, nell’ascolto dei desideri che lo Spirito suscita in lei, a delineare quella che sarà la sua missione nella Chiesa.

L’incontro con il gesuita p. Bianchini, divenuto suo padre spirituale, e successivamente con p. Carli apre Elena alla spiritualità ignaziana, che lei ama e riconoscerà come parte costitutiva del proprio carisma.

 

LA PROFEZIA

DEL FEMMINILE

 

Dopo oltre dieci anni dedicati alla cura delle giovani, Elena intuisce la necessità di fondare un istituto a cui dà una fisionomia originale. Si tratta di un connubio tra la dimensione interiore della vita, e la forma esteriore di tipo secolare.

La fondazione dell’istituto (4 marzo 1884) e la missione di Elena concretizzano la sua spiritualità e l’amore a Cristo umiliato e povero, promuovendo la formazione integrale delle giovani, in modo tale da favorire un’autocoscienza femminile, attraverso una elevazione umana e cristiana della qualità della vita, coltivata in una prospettiva vocazionale. Così Elena delinea le finalità dell’istituto: «Scopo principale dell’opera è la maggior gloria di Dio per mezzo della propria santificazione e la salute dei prossimi, specialmente delle giovanette». Innamorata di Cristo, condurrà avanti questa missione insieme ad altre donne, animate dallo stesso desiderio di innamorarsi di Gesù, ponendosi a servizio della gioventù, con uno stile di “secolarità” che permette a Elena e alle sue comunità di incarnarsi nella Chiesa e nella cultura del tempo, senza troppi vincoli, rispetto alla realtà ecclesiale del tempo.

Condurre le giovani a Gesù, collaborare con la grazia nel trasformarle in testimoni e apostole nella Chiesa e nella società diventa la passione della sua vita e delle comunità apostoliche da lei formate.

Cerca una soluzione all’inadeguatezza educativa dei modelli di catechesi, alla solitudine e alla povertà in cui vivono molte giovani, alla spersonalizzazione e allo sfruttamento che tante di loro ancora giovanissime subiscono, entrando precocemente nelle fabbriche. Innova linguaggi, metodi, orari, prepara ambienti per poterle raggiungere e accompagnarle personalmente e in gruppo fino e oltre l’acquisizione di una certa maturità personale. Scrive e raccoglie l’esperienza che va elaborando, mettendola a disposizione di altre catechiste e, dopo averla stesa e fatta rivedere da due padri gesuiti, pubblica la Guida per la Prima Comunione. Educa le giovani mediante la catechesi, il lavoro, la formazione permanente, gli esercizi spirituali, aprendo varie scuole di lavoro. Pone al centro l’educazione del cuore, la cura dell’interiorità, offrendo loro anche una professione e la possibilità di un guadagno. Le varie difficoltà esterne e interne la provano fisicamente, ma non riescono a minare l’intensità del suo cammino spirituale, né a spegnere la sua iniziativa e creatività.

«Brilla nell’opera di Elena Silvestri ciò che Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem definì come il “genio profetico femminile”, quella “dignità della donna tutta misurata dall’ordine dell’amore” che si rivela come una straordinaria passione per l’uomo concreto», scrive ancora il card. Scola, nella prefazione alla biografia citata.

Elena si spense a Venezia il 12 marzo 1907. Al di là delle intuizioni educative che ha avuto, possiamo dire che, donna del suo tempo, ha testimoniato nel suo percorso umano e di fede che nulla è estraneo a Dio, che tutto va vissuto alla sua presenza, che ogni avvenimento – anche quando resta poco comprensibile o sembra contrario alla fede – va visto come una “visita” di Dio e vissuto come una chiamata non sempre chiara, a cui rispondere, facendo attenzione alla realtà, ma in primo luogo purificando pensieri, sentimenti, motivazioni.

 

sr. M. Emanuela Marino,

 

Ancella di Gesù Bambino

1 E. Marino, Elena Silvestri, educatrice e fondatrice. Innamorata della vera bellezza, S. Paolo 2006.