LO SGUARDO DI MARIA

SUL MONDO CONTEMPORANEO

 

Il 21 novembre 2004 (40 anni dalla promulgazione della costituzione dogmatica conciliare Lumen gentium) ricorreva anche il 50° anniversario dell’incoronazione dell’immagine dell’Addolorata che si venera nella città di Rovigo dalla fine dell’ottocento. La memoria di tale evento è stata all’origine della celebrazione del 17° Colloquio internazionale di mariologia. La scelta del tema Lo sguardo di Maria sul mondo contemporaneo ha permesso di compiere uno studio interdisciplinare che ha approfondito sotto l’aspetto biblico, ecumenico, teologico, iconografico e antropologico il mistero dell’associazione di Maria addolorata al dramma della redenzione.1

Nella Scrittura, accanto al preponderante peso dell’ascolto, si riserva uno spazio importante anche al linguaggio della vista. Gli occhi sono al tempo stesso strumento di rivelazione e di relazione: sanno penetrare infatti sia l’apparenza che la solitudine. Lo sguardo allora è freccia che annulla la distanza tra le persone, ma anche sorgente che svela la profondità del cuore.

Guardare secondo Dio è buttare uno sguardo di benevolenza: egli non giudica, ma fa passare dall’estraneità all’intimità. “L’occhio desidera bellezza e grazia” dice il Siracide (40,22). Lo sguardo di Dio si posa innanzitutto sulla bellezza salvatrice della creazione, quindi sulle lacrime delle creature, preferendo in particolare il piccolo e l’umile. Così Gesù guarda i discepoli, e col suo sguardo li rivela innanzitutto a se stessi.

Lo stesso sguardo contemplativo troviamo negli occhi di Maria, la nuova Eva, associata nella fede al sacrificio del Figlio, il nuovo Adamo. L’associazione di Maria al sacrificio di Cristo viene riletta nella Redemptoris mater di Giovanni Paolo II con il linguaggio della “mediazione materna”. Di fatto ella comprende ai piedi della croce la portata della sua missione materna: talmente associata al Figlio da esserlo anche al suo Corpo, la Chiesa. Facendo nostro il suo “sguardo addolorato”, si può allora intendere la sua mirabile cooperazione al sacrificio della redenzione e imparare a guardare il mondo con i suoi occhi. Rileggere la vicenda di Maria permette dunque innanzitutto di vedere il Regno con caratteristiche materne, fatte di relazioni libere e liberatrici, integrate e integratrici (cf. il Magnificat).

La comunità che sorge è dunque luogo di cura materna, protettiva e cooperativa. È la teologia al femminile che ci sta facendo riscoprire Maria come contro-bilanciamento di una visione di Dio descritto a mo’ di patriarca potente. Non donna “da piedistallo” ma icona capace di dialogare con Dio nelle diverse circostanze e cosciente di generare il nuovo nella storia, soprattutto con la restituzione dell’integrità alla persona frantumata: qui sta il segreto per una rilettura non devozionale della riparazione mariana di cui si fece instancabile annunciatrice la serva di Dio Maria Dolores Inglese, figura ricordata e studiata durante il Colloquio. Ella ci dice che anche oggi c’è bisogno di voci che annuncino il Vangelo, di cuori sensibili alle sofferenze di tanti fratelli e sorelle, di mani confortatrici, di passi verso le umane miserie del corpo e dello spirito. Solo così il mondo contemporaneo potrà sfuggire alle tentazioni della cultura di morte e del nichilismo e aprirsi alla speranza di un avvenire migliore e rispondente al piano salvifico del Dio d’amore. (M. Chiaro)

 

1 Pedico M. – Muraro M. - Burani L., Atti XVII Colloquio internazionale di mariologia (Rovigo, settembre 2004), Edizioni AMI, Roma 2005, pp. 228, € 15,00.

Il simposio, promosso dalle Serve di Maria Riparatrici, con la consulenza scientifica dell’Associazione mariologica interdisciplinare italiana (AMI), ha aperto dimensioni impegnative e nello stesso tempo consolanti della spiritualità cristiana vissuta con Maria.