PER FARSI GESUITA

CRITERI VOCAZIONALI

 

P. Francesco Tata, sj, scrive agli accompagnatori e esaminatori vocazionali e a chi opera nell’apostolato giovanile, tracciando alcuni criteri da tenere presenti per quei giovani che volessero entrare nella Compagnia di Gesù

 

Carissimo, ti scrivo nella tua qualità di “esaminatore vocazionale” e di “operatore nell’apostolato giovanile”. Sembra bene infatti ritornare su quanto già in passato i padri provinciali hanno detto al riguardo. Grazie a Dio ci sono ancora dei giovani che vogliono “militare per il Signore e la sua Sposa sotto il vessillo della croce” e desiderano farlo nella provincia d’Italia della Compagnia: da parte nostra siamo chiamati ad aiutarli nel discernere questo desiderio in modo sempre più preciso ed efficace. Non di rado infatti il desiderio può essere generoso e sincero, ma con pochi elementi di confronto oggettivi.

Raramente il provinciale incontra all’inizio del loro cammino vocazionale i giovani che fanno richiesta di entrare in noviziato e nemmeno sarebbe utile. Per questo cammino di accompagnamento tu puoi perciò svolgere un servizio prezioso innanzi tutto per il giovane, ma anche per tutta la provincia. Quanto più infatti aiutiamo per tempo le persone a chiarirsi su cosa comporta la vocazione alla Compagnia, meno corriamo il rischio di equivoci o di alimentare illusioni.

Con questa lettera intendo darti qualche indicazione in modo che possiamo, per quanto è possibile, avere criteri comuni circa la valutazione di un candidato. Ti ricordo anche che hai uno strumento utile nel documento sulla programmazione della provincia d’talia, nella parte riservata al cammino vocazionale.

Tenendo conto dell’ esperienza recente mi preme sottolineare alcuni punti:

 

1. Come prima indicazione generale – nel colloquio o colloqui che avrai – ti suggerisco di dare un’attenzione particolare alla storia della persona più che alle sue affermazioni di principio: le scelte autentiche possono nascere solo dai fatti più che dai desideri o dalle intenzioni, per quanto lodevoli, sincere e buone.

 

2. Il candidato per la Compagnia sia una persona che, in qualche modo, abbia una “stoffa” umana e cristiana di un certo spessore. I compiti che la nuova evangelizzazione richiede necessitano di persone capaci di assumersi responsabilità impegnative, di svolgere un servizio qualificato, di essere un “punto di riferimento”. In particolare il percorso spirituale precedente alla richiesta di entrare in Compagnia sia “provato”, cioè abbia superato le inevitabili crisi. Soprattutto presta attenzione alla capacità di vivere quella “solitudine affettiva” che comporta il voto di castità e su cui i giovani di oggi sembrano piuttosto fragili. In questa linea devi anche verificare che il candidato abbia superato una mentalità oggi assai diffusa nella cultura attuale, quella cioè che porta a valutare tutto da una prospettiva individualistica e limitata nel tempo: sia cioè capace di stabilire reali rapporti di amicizia – che comporta sempre la capacità di sacrificarsi e di dimenticarsi – e di assumere una scelta “per sempre”, che comporta un donarsi incondizionato e con una prospettiva escatologica.

 

3. Abbia già sperimentato e partecipato alla vita della Chiesa, con attenzione, rispetto e fedeltà. La nostra vita infatti proviene dal tessuto ecclesiale e il servizio che vogliamo svolgere è per il Signore Gesù e la Chiesa “sua sposa”.

 

4. Nel documento sulla formazione spirituale in noviziato, il p. Kolvenbach scrive: «Dobbiamo essere realisti. Non si può chiedere e attendersi troppo dalla formazione, quando si tratta di candidati con una certa età. Ciò che si vede in loro al momento dell’ammissione è molto probabilmente ciò che si troverà in loro alla fine del noviziato e della formazione. La questione fondamentale pertanto da porsi in questi casi è di sapere se questi candidati, così come sono al momento di chiedere il loro ingresso, potranno integrarsi all’interno del corpo apostolico della Compagnia». Quindi bisogna valutare subito se ci sono veri motivi per incoraggiare una persona già avanti negli anni a procedere nell’approccio alla Compagnia.

 

5. La vocazione alla Compagnia comprende lo stato di sacerdote e quello di fratello. Sarà utile verificare nel giovane la consapevolezza della scelta di fronte a tali indirizzi di vita.

 

6. Se il giovane desidera diventare sacerdote nella Compagnia, abbia capacità e gusto per lo studio, perché certamente dovrà studiare a lungo, e rimane vero che si richiede dal gesuita una seria preparazione intellettuale.

 

7. La scelta di lavorare in équipe e di vivere un’autentica vita di condivisione (con gesuiti, laici ecc.) è un punto oggi irrinunciabile. Il candidato sia perciò una persona che ha già sperimentato la vita ecclesiale, possibilmente l’inserimento in un gruppo, così come la capacità di mettere da parte i suoi progetti e gusti per costruire qualcosa di più universale. A chi entra, infatti, viene esplicitamente richiesto di inserirsi in quelle scelte apostoliche che la Compagnia ha già fatto, mettendo da parte le prospettive personali e a volte anche i propri talenti e inclinazioni naturali. Una persona capace di imparare a fare cose nuove (“spirituali o materiali” che siano) di cui forse non ha mai saputo nulla.

 

8. Sarà bene parlare esplicitamente dei tre voti di povertà, castità e obbedienza, che riassumono uno stile di vita in conformità ravvicinata al Figlio, per il quale la volontà del Padre era il cibo quotidiano, anche quando il calice che doveva bere gli appariva ripugnante. Che il candidato abbia intuito e sperimentato, almeno qualche volta, che c’è una gioia più grande nel dare che nel ricevere, anche quando questo comporta “servire tra le lacrime e le prove” (cf. Atti 20,19ss).

 

La nostra storia, anche quella recente, dice con chiarezza che non siamo in cerca di persone ideali! Si dovrà quindi fare una valutazione complessiva per arrivare a dire se, entrando in Noviziato, ci sono sufficienti elementi per sperare che la persona “fiorisca” in Domino, e che gli altri siano serviti. Anche se manca qualche talento.

Ricorda infine che molte sono le strade nella Chiesa e che a volte il nostro compito può essere quello non di negare una strada, ma di aiutare una persona a cercare altrove la realizzazione dei suoi desideri e possibilità.

Il Signore benedica la Compagnia del suo Figlio e metta sempre nuovi compagni con lui.

 

p. Francesco Tata s.j.