TENEREZZA CHE
GUARISCE
«Il medico c’è,
ed è dentro il tuo cuore». A partire da questa affermazione di sant’Agostino,
Carlo Rocchetta, noto docente e oggi assistente spirituale del Centro familiare
Casa della tenerezza (Perugia), ci offre un volume1 che si prefigge due
obiettivi: a) introdurre alla meditazione del ministero sanante di Gesù,
offrendo una riflessione fondata sul Vangelo; b) aiutare le coppie a
confrontarsi col Cristo Medico, per lasciarsi curare da lui, realizzando in
pienezza il viaggio inaugurato dal sacramento nuziale. Si tratta, tutto
sommato, di un percorso di primo annuncio inculturato a partire dalle malattie
nella relazioni affettive. Il linguaggio chiaro e diretto, esercizi, test ed
excursus rendono ancor più stimolante la proposta.
IL BISOGNO
DEL MEDICO
Nei vangeli
sinottici troviamo un detto fondamentale in cui Gesù stesso interpreta il suo
compito come ministero di guarigione, autodefinendosi come colui che è venuto a
guarire non i sani ma i malati (Mc 2,17; par. Mt 9,12-13; Lc 5,31). Guarigioni
fisiche e spirituali appaiono strettamente connesse nel linguaggio evangelico:
Gesù sottolinea che la liberazione è segno visibile che in lui dimora
l’Unigenito di Dio (Mt 12,28). La sua azione sanante non nasce da una
idealizzazione ingenua dell’umanità: eppure nemmeno il peccato lo ferma.
Emblematico è l’episodio che accomuna l’emorroissa e la resurrezione di una
bimba dodicenne (Mc 5,25-34): restituisce la donna alla sua femminilità e la
bambina ai genitori, evidenziando la sua capacità di far vivere. Le guarigioni
sono frutto della ricerca della persona di Gesù e della sua parola.
La qualifica
Christus Medicus, attestata dalla patristica (pp. 15 e ss.), rimane però scarsamente
valorizzata, anche se ha ricevuto nuovo impulso nell’orizzonte del movimento
carismatico. Eppure questa riscoperta può essere risorsa straordinaria per gli
sposi, chiamati a guarire dai limiti che sperimentano quotidianamente.
Rocchetta in tre passi ci guida in un itinerario prezioso che, a partire dal
contesto antropologico (crisi di coppia, nuclei di morte), passa per alcuni
percorsi cristologici (il matrimonio guarito da Gesù, la parabola del
samaritano, lo sposalizio di Cana, l’episodio dei discepoli di Emmaus),
arrivando a sostanziose soste spirituali: la giornata tipo di Cafarnao,
l’incontro con l’indemoniato a Gerasa, l’unzione a Betania, il battesimo nello
Spirito a Gerusalemme.
RISORGERE
NEI NUCLEI DI
MORTE
Le situazioni
critiche di coppia possono essere paragonate a forme tumorali, striscianti e
tendenti a espandersi fino a distruggere l’intero organismo.
Sono
riconducibili a sei aree essenziali (pp. 55 e ss.): immaturità personali,
dinamiche inadeguate, analfabetismo affettivo, influsso consumistico,
impreparazione genitoriale, inconsapevolezza sacramentale. Un elenco che può
spaventare, ma che non va sottovalutato. Infatti il sogno di felicità non è poi
così facile da realizzare: non basta “essere” sposati, sia pure in chiesa… è necessario
“diventare” sposati.
Gesù Medico è in
grado di guarire dalle ferite o da legami che creano disagio, da gelosie
patologiche o da risentimento per i torti subiti, da ogni forma di dipendenza.
La potenza della risurrezione può cambiare i nuclei di morte in altrettanti
eventi di vita: a questo proposito l’autore richiama il magnifico capitolo 37
del libro di Ezechiele, dove viene offerta la visione di una distesa di ossa
secche su cui aleggia lo Spirito del Signore, capace di rivitalizzare ciò che
sembrava definitivamente inaridito. Nella carne di Gesù di Nazaret è data la
possibilità di passare dalla morte alla vita. La morte rimane parola penultima,
perché l’ultima è proprio la risurrezione.
Il Risorto
accompagna gli sposi nel loro viaggio, come il samaritano presso il ferito
percosso dai delinquenti o lo sconosciuto accanto agli sconsolati discepoli in
fuga verso Emmaus. L’unica condizione è che sappiano scorgere la sua presenza
compassionevole che bussa alla loro porta (Ap 3,20). Allora le nozze umane
diventano partecipazione allo sposalizio pasquale di Cristo con la Chiesa.
Cristo stesso
suggerirà quei tempi forti, necessari per entrare in una comunicazione sempre
più profonda, per coltivare l’affetto e per approfondire la fede nel progetto
di Dio.
Non mancano oggi
tentativi di coniugare psicologia e religione, facendo ricorso alla fede come
via di guarigione. Rigettando una prospettiva miracolistica, il volume si
attesta sulla linea di una riscoperta della sequela del Signore. Perciò,
l’ultimo capitolo approfondisce lo stile del suo ministero di guarigione.
Il primo
connotato dell’agire sanante di Gesù è il suo rispetto della persona e della
sua libertà. L’icona del paralitico alla piscina di Betesda (Gv 5,2-18) fissa
il principio fondamentale: solo chi si rende disponibile alla compassione entra
a far parte della storia da lui inaugurata.
Il secondo
aspetto consiste nella coscienza che le malattie spirituali sono più gravi di
quelle corporali. La sua guarigione non vuole fermarsi ai sintomi, ma desidera
raggiungere le radici dell’infermità: sintomatico l’episodio del paralitico
perdonato (Mc 2,1-12). Gesù rifugge così gli atteggiamenti doloristici e si
concentra sempre sul bene integrale della persona, per ristabilirne l’armonia
complessiva.
Con il rispetto
della libertà e l’obiettivo di una guarigione plenaria, si collega la richiesta
di Gesù Medico circa la massima verità del cuore. Egli non si accontenta di una
religiosità apparente: esige l’autenticità interiore. Icona esemplare è la
parabola del fariseo e del pubblicano che salgono al tempio (Lc 19,9-14). Gesù
proprio non sopporta che Dio diventi la copertura di un io autosufficiente che
usa la religiosità per esaltarsi.
L’attenzione di
Gesù verso coloro che incontra può essere insomma definita come “diagnosi
differenziale”, in quanto coniuga massima concentrazione alla complessità e
alla diversità delle persone. Si tratta di una competenza che gli permette di
percepire la condizione specifica e di non lasciarsi ingannare. La parabola del
seminatore e dei quattro tipi di terreno attesta questa non omologabilità delle
persone. Perciò chiede alla sua comunità di non giudicare. L’attenzione alla
complessità e alla diversità delle situazioni infatti non deve impedire la
massima valorizzazione di ciascuno. La vita ai nostri occhi diventa pertanto
vocazione e la guarigione non è “da” qualcosa ma “per” uno scopo più alto.
Massima
radicalità vocazionale e massima tenerezza: niente di ciò che è umano è
estraneo al Medico, che attinge alla tenerezza del Padre e si pone a un livello
altro rispetto alle nostre moderne e pur utili psicoterapie. Gli sposi, per la
sua azione, posono compiere l’esodo da feriti a guaritori, diventando
evangelizzatori di altre coppie in difficoltà.
M.C.
1 ROCCHETTA C.,
Gesù Medico degli sposi. La tenerezza che guarisce, EDB, Bologna 2005, pp. 312,
€ 19,50.