PROGETTO FORMATIVO MONFORTANO

SULLE ORME DEGLI APOSTOLI POVERI

 

Accogliendo l’invito di Giovanni Paolo II i monfortani hanno iniziato nel 2001, secondo le indicazioni del capitolo generale del 1987, un percorso di rinnovamento del proprio progetto formativo. Promulgato nel dicembre del 2004 è stato affidato ufficialmente alla congregazione nel capitolo generale del maggio 2005.

 

Il progetto formativo – o Ratio institutionis –  secondo le indicazioni di Giovanni Paolo II si ispira al carisma istituzionale, e intende presentare in forma chiara e dinamica il cammino da seguire per assimilare appieno la spiritualità dell’istituto. È intitolato Insieme… sulle orme degli apostoli poveri. Si compone di due volumi: il primo – per ora il solo edito – presenta i principi ispiratori della formazione monfortana, mentre il secondo sarà dedicato alle norme e alle linee guida della formazione.

Il nuovo progetto è rivolto – scrive il superiore generale p. William Considine nella prefazione al primo volume – «ai confratelli di tutte le età, di oggi e di domani. Esso vorrebbe comunicare loro il sogno di Montfort con tutta la sua ricchezza e offrire le possibilità di incarnare ancora più pienamente questo sogno ogni giorno della loro vita».

Il progetto essenzialmente tocca la formazione permanente prima che la formazione iniziale, perché «la precede e la rende possibile come l’idea madre o il grembo generante che la tiene in vita e le dà identità» (Ratio 74). «Vuole essere – scrive p. Marco Pasinato in una sua presentazione – un progetto formativo teorico-pratico ispirato al carisma, con lo scopo di condurre progressivamente a vivere lo stesso carisma. Di che cosa sembra avere maggiormente bisogno il monfortano di oggi per vivere questo carisma? A quali domande formative risponde la nostra Ratio? Davanti a queste domande il primo volume presenta i principi ispiratori della formazione monfortana come un invito rivolto a tutti i monfortani a intraprendere un cammino, Insieme …sulle orme degli apostoli poveri, usando un’espressione cara al fondatore. La risposta individuale a Cristo ci ha attirati in un pellegrinaggio comune, che, per quanto originale, è ispirato dall’esempio e le intuizioni di Montfort e di alcuni suoi discepoli. «Il modo migliore per compiere questo pellegrinaggio formativo è partire da dove siamo per incamminarci verso la meta che desideriamo raggiungere. Non bastano le buone intenzioni: la formazione infatti ci impegna a camminare e all’azione, a metterci in viaggio e azzardare qualche passo. Questo cammino formativo esige ogni giorno un dinamismo e delle scelte concrete: la lettura, la preghiera, l’ascolto, la pratica di nuovi metodi pastorali…» (Ratio 73).

 

L’ICONA DEL

MISSIONARIO MONFORTANO

 

La prima parte del progetto – dal titolo Una strada da conoscere – «ha lo scopo – scrive sempre p. Pasinato – di recuperare la capacità di autocomprendersi in modo trasfigurato alla luce del mistero della propria chiamata. La Ratio cerca di rispondere a domande che toccano l’area della identità – chi siamo? come ci definiamo? come ci riconosciamo? – proponendo l’icona del monfortano così come l’ha espressa il Montfort e (novità!) come emerge dal meglio della tradizione monfortana. L’invito ad avvicinarsi alla Ratio come a un’icona dice l’importanza di un’assimilazione graduale dei suoi contenuti, in contesto vitale di fede e preghiera».

Il progetto non si propone di “clonare” il fondatore, non ci si può illudere – si legge – «di ripetere pedissequamente le sue parole o imitare le sue azioni… nati in un tempo e in un luogo specifici, in culture differenti, cerchiamo di seguire Gesù sulle orme degli apostoli poveri… Il nostro pellegrinaggio, per quanto originale, è ispirato dall’esempio e dalle intuizioni di Montfort… L’attenta valutazione della sua vita e ministero e il suo forte esempio ci provocano a guardare a noi stessi» (Ratio 5).

In una sorta di compendio tra la visione del fondatore, il vissuto di chi lungo la storia ha risposto alla sua chiamata, le attuali riflessioni sulla nostra vita e missione e i diversi modi in cui si realizza oggi (cf. Ratio 6) si può far emergere un «ritratto familiare più simile a un’icona che a una fotografia. L’icona non offre una rappresentazione realistica e precisa della realtà, conduce chi la osserva a meditare sulle realtà ideali e spirituali che svela. Allo stesso modo, il ritratto familiare del missionario monfortano qui offerto non è una rappresentazione dettagliata della realtà e neppure un tentativo di imporre un rigido modello a tutti i membri della congregazione. È piuttosto come un’icona l’invito a considerare gli aspetti, che maggiormente ci interpellano, della nostra identità ed eredità» (Ratio 7). Un’icona «non è uno specchio, che riflette la nostra immagine così com’è, ma invita piuttosto a contemplare e, guardandola, ad entrare nei suoi misteri e prospettive. Se lasciamo che il fascino di questa icona ci afferri, non rimarremo soggiogati da sogni sterili o da pii desideri vuoti. L’efficacia di questa immagine è di un livello molto pratico e noi possiamo far sì che essa guidi le nostre decisioni e azioni quotidiane. Ci può servire come un segnale stradale o come una carta geografica per il nostro pellegrinaggio sulle vie della vita. Gli elementi di questo ritratto di famiglia costituiscono quella costellazione che aiuta a orientare la navigazione» (Ratio 27).

Il documento descrive attraverso alcuni precisi e significativi dettagli tale icona:

– Uno sguardo fisso sulla Sapienza incarnata, che viene a noi;

– un orecchio attento alla risposta di Maria, il cui «“sì” fa spazio al Verbo di Dio di prendere carne in lei» (Ratio 10);

– un cuore consacrato a Gesù e

consegnato a Maria. «Ci lasciamo plasmare dallo Spirito Santo in Maria, stampo dove è formato il vero discepolo. La consacrazione incide sulla nostra missione, sullo stile di stare insieme, sulla preghiera, sul modo in cui affrontiamo le sfide e le difficoltà della vita e sul modo in cui facciamo una critica profetica di ciò che è frutto del peccato nel nostro mondo» (Ratio 12);

– tenendo in bocca la fiaccola del Vangelo: «Montfort ci ha immaginati come persone docili allo Spirito, con “in bocca la fiaccola luminosa e ardente del santo Vangelo”, che crescono di giorno in giorno nella capacità di predicare dalla pienezza del cuore» (Ratio 14);

– le mani alzate in preghiera, entrando «più profondamente nella contemplazione della parola di Dio… nella celebrazione dell’Eucaristia… la liturgia delle ore detta il ritmo del nostro accogliere tale presenza... il rosario è la preghiera cristocentrica e contemplativa che ci guida nella “profondità del messaggio evangelico nella sua interezza”» (Ratio 15);

– stando ritti ai piedi della Croce: «L’accoglienza della croce ci permette di vivere e predicare con uno stile profetico, senza essere impediti dalle proposte del mondo» (Ratio 15);

– scrutando all’orizzonte una chiesa riformata e un mondo rinnovato;

– liberi, guidati ad ogni passo dallo Spirito Santo: «ci impegniamo a divenire quegli uomini liberi descritti dal Montfort: “uomini liberi come nuvole alte sulla terra e sature di rugiada del cielo, che senza ostacoli volino ovunque, secondo il soffio dello Spirito Santo”» (Ratio 20);

– partendo con gli altri a proclamare la buona notizia ai poveri. «Predichiamo la buona notizia insieme, come compagnia di uomini disponibili ad andare là dove attendono uomini e donne assetati di speranza. Siamo pronti a condividere le ricchezze dell’eredità spirituale monfortana con gli associati e tutti gli altri laici, poiché crediamo che il mondo di oggi possa trarre beneficio dall’apporto del Montfort alla comprensione del Vangelo» (Ratio 21).

 

FEDELTÀ ALLO SPIRITO

E FEDELTÀ ALLA MISSIONE

 

Il progetto elenca alcune “azioni formative e scelte” utili a crescere nella «fedeltà alla vita nello Spirito, alla nostra missione, alla nostra consacrazione in una comunità apostolica e agli appelli di un mondo in continuo cambiamento» (Ratio 82).

Punto di partenza e “guida” del cammino formativo sono le Scritture (Ratio 84). «La fedeltà alla nostra vocazione – si legge – non è concepibile se non a partire da un rinnovato ascolto della parola di Dio» (Ratio 85), un ascolto che deve essere anche comunitario.

Accanto alla Parola si collocano la «vita di preghiera e contemplazione» personale e comunitaria (Ratio 87-90); la celebrazione eucaristica «cuore di ogni comunità» e sostegno della missione (Ratio 92). A queste si aggiunge il «rinnovare ogni giorno la consacrazione a Cristo per le mani di Maria» (Ratio 99) e il «vivere l’amore di Cristo»: «è attraverso l’amore al prossimo, particolarmente verso i più poveri, che ci apriamo a Cristo e lo incontriamo in modo nuovo. Montfort ci spinge all’amore reciproco, vedendo Dio nascosto nel nostro prossimo» (Ratio 97).

Di lato alla fedeltà allo Spirito si colloca la fedeltà alla missione, realizzata attraverso un «annuncio di Cristo in maniera comprensibile all’uomo d’oggi», per mezzo dell’inculturazione e della “prossimità alla gente”: «Padri e fratelli insieme, la nostra presenza al mondo si attua per mezzo della testimonianza dell’intera nostra vita. È questo un invito permanente a incarnare il messaggio nelle diverse culture con le quali veniamo in contatto. Per essere vera, l’evangelizzazione ci chiama a essere in mezzo ai poveri e – nella misura del possibile – a vivere come loro, in una attenzione solidale» (Ratio 101). Una missione caratterizzata da itineranza e disponibilità-instabilità «imparando durante tutta la vita a diventare fisicamente e spiritualmente itineranti, ma sempre vicini agli altri pellegrini e a coloro che sono emarginati» (Ratio 103) e dal “fare insieme”: «La comunità apostolica è per ciascuno un luogo di conversione e di rinnovamento permanente. Il fare insieme monfortano diventa così una chiamata quotidiana alla condivisione, alla solidarietà, alla disponibilità richieste dalla missione» (Ratio 104).

Il cammino formativo deve portare a crescere anche rispetto alla “fedeltà alla consacrazione in un comunità apostolica”, attraverso la povertà apostolica dinanzi a Dio, in «totale disponibilità e dipendenza di coloro che evangelizziamo», mettendo tutto in comune in comunità (Ratio 108). Attraverso la obbedienza apostolica innanzitutto vissuta come la «fedeltà al bene comune attraverso la realizzazione del progetto comune e della missione che la Chiesa a affidato alla congregazione» (Ratio 110). Attraverso, infine la vita di castità per il regno e la comunità: «noi siamo riuniti per la missione; siamo una “compagnia” il cui compito primario è l’instaurazione e l’annuncio del regno di Dio. …La nostra missione scaturisce dalla forza della comunione» (Ratio 113). Concretamente ciò significa – come scriveva Montfort – “borsa comune per i bisogni della comunità”, solidarietà locale e internazionale, progetti comuni responsabilità dei superiori locali, reale collaborazione dei laici ai “nostri progetti”.

La fedeltà al mondo in cambiamento richiede, tra l’altro, attenzione, ascolto e discernimento dei segni dei tempi: questi sono veri se «vengono accompagnati dalla preghiera apostolica e sfociano nell’azione profetica e creativa».

La strada della formazione sarà da percorrere secondo l’itinerario spirituale-sapienziale proposto dal Mont-fort ed essenzialmente “missionario”, attraverso quattro mezzi: «un desiderio ardente, la preghiera continua, la mortificazione universale (che riguarda la carne e la volontà) e una vera e tenera devozione a Maria». «Essere monfortani – si legge nel testo – significa essere figli e servi di Maria, cioè entrare in un rapporto speciale con lei, vivere in dipendenza e sottomissione a Maria, sull’esempio di Gesù. Significa prendere Maria come nostra madre, protettrice, maestra spirituale, guida illuminante (Ratio 142) … Agire con Maria ci rende conformi a suo Figlio, poiché Maria è lo stampo di Dio, nel quale possiamo essere rimodellati. “Chi trova questo stampo e vi si getta dentro, viene presto trasformato in Gesù Cristo, che questo stampo rappresenta al naturale. Sciogliersi in questo stampo che è Maria significa abbandonare la durezza di cuore e divenire più malleabili, adattandoci a lei. Facciamo nostro il programma di Maria, i suoi atteggiamenti, sentimenti e virtù. Rinunciamo al nostro modo abituale di fare le cose, al nostro modo di scegliere e giudicare. Ci lasciamo guidare dal suo stile, che è lo stile evangelico di vita. Imitando Maria preferiamo essere guidati da lei piuttosto che fidarci delle nostre iniziative» (Ratio 159-160).

 

UNA STRADA

DA PERCORRERE INSIEME

 

«Non possiamo percorrere il cammino della formazione monfortana come individui isolati. È un viaggio che facciamo insieme come compagnia; cresciamo e impariamo insieme, così da svolgere insieme la nostra missione. Di conseguenza non occorre imparare solo come intraprendere un itinerario formativo, ma anche come percorrerlo insieme».

Con queste parole si apre la terza parte del progetto, intitolata Una strada da percorrere insieme, che ha lo scopo di illustrare – scrive p. Pasinato nella sua presentazione – «alcune direttive di formazione aggiornata ed efficace che prepari a rispondere efficacemente alle urgenze di evangelizzazione di un mondo, che è sempre più “villaggio globale” e che si esprime in nuovi linguaggi. Di fronte a domande e inquietudini riguardanti l’efficacia apostolica, la Ratio individua nell’internazionalità e in un buon coordinamento, che sappia valorizzare e responsabilizzare tutti gli agenti formativi, alcune note caratteristiche della formazione al giorno d’oggi».

È la persona che «ha la responsabilità primaria di dire sì alla chiamata che ha ricevuto e di accettare tutte le conseguenze di tale risposta. Per questo il monfortano deve convincersi di essere il primo responsabile della sua formazione, della sua crescita personale e del suo rinnovamento. A lui sta il compito di accogliere quanto gli viene offerto, di fare unità nella sua persona e di organizzare la sua vita in funzione della sua missione» (Ratio 188)

Il testo elenca i compiti del superiore generale e del suo consiglio, di ogni superiore, formatore e direttore spirituale. Forte il «ruolo della comunità», chiamata a essere formatrice in quanto «permette a ciascuno dei suoi membri di crescere nella fedeltà al Signore, secondo il carisma dell’istituto». In comunità il monfortano impara l’arte della comunicazione quotidiana: con Dio, attraverso la preghiera comunitaria; con i confratelli, conoscendoli più profondamente e con se stesso, cercando di fare propri gli elementi significativi che scopre nell’esempio e nell’azione dei confratelli. In questo modo la comunità diventa scuola privilegiata e laboratorio provvidenziale di umanizzazione, libertà, obbedienza e umiltà. Coltivando il fare insieme, il ministero apostolico non solo sarà più creativo e fecondo, ma si trasformerà sempre più in una testimonianza evangelica» (Ratio 192-194).

Tra i compagni di viaggio di coloro che sono coinvolti nella formazione, il progetto inserisce i laici e i poveri. «Il monfortano può trovare nei laici, soprattutto negli associati, non solo dei collaboratori nella gestione delle opere, ma anche “il giusto rapporto di comunione e una rinnovata esperienza di fraternità evangelica e di vicendevole emulazione carismatica, in una complementarietà sempre rispettosa della diversità”. Come rivela la Lettera agli abitanti di Montbernage, Montfort ha considerato i laici degli attori importanti nella sua formazione continua» (Ratio 199). La prossimità ai poveri «una vita accanto a loro, gomito a gomito, sarà un criterio di discernimento di ogni nostro intervento e impegno apostolico: dobbiamo lasciarci evangelizzare da loro e metterci più facilmente nel cammino di una autentica conversione. … Questo criterio deve esprimersi nella nostra vita e missione, sia attraverso forme di vicinanza e amore verso i poveri, sia nel riconoscerci a nostra volta, con Maria, come poveri di Jhwh. Queste linee essenziali di attenzione sono per noi come una luce che ci purifica e ci trasforma personalmente, ma anche aiutano a valutare la qualità della nostra vita religiosa di povertà, obbedienza e castità» (Ratio 202).

 

Oliviero Cattani