INIZIA IL CICLO LITURGICO ANNO B

IL GESÙ DI MARCO LA VIA DEL DISCEPOLO

 

L’intento di Marco fu non solamente di conservare la memoria di Gesù ma anche di infondere coraggio, forza e fiducia in una comunità in cui essere cristiani non era solo difficile, ma anche pericoloso.

 

Con il ritorno dell’Avvento inizia il ciclo liturgico dell’anno B caratterizzato, come è noto, dalla lettura del Vangelo di Marco. Esso sarà letto per esteso nelle celebrazioni eucaristiche feriali; nelle domeniche invece viene proposta una selezione di brani scelti secondo criteri pedagogici e pastorali ben precisi.

Mentre si apre questo nuovo ciclo liturgico è pertanto opportuno dare uno sguardo d’insieme al racconto di questo evangelista – oggetto oggi di abbondanti e qualificati commentari e studi – non solo per comprenderne il messaggio, ma anche per individuare il cammino che la liturgia ci invita a percorrere.

 

Marco e i cristiani di Roma

 

Anzitutto alcune brevi informazioni circa l’autore e i destinatari di quello che comunemente viene denominato “vangelo del catecumeno”. Secondo le ipotesi più accreditate oggi fra gli studiosi, Marco scrisse il vangelo a Roma attorno agli anni 70 d.C. (la datazione è un punto di riferimento ma, in realtà, ancora discutibile), probabilmente dopo la persecuzione di Nerone (64 d.C.). Destinataria del suo racconto fu una comunità lacerata da diverse tipologie di sofferenze e persecuzioni: da una parte, si registrò un’eroica testimonianza di fede che portò diversi membri della comunità ecclesiale a subire il martirio, dall’altra la crudeltà di Nerone generò in non pochi cristiani la paura e il rinnegamento della propria appartenenza religiosa; una comunità, quindi, che dovette affrontare la sfida di rendere incrollabile la fede e la speranza in Gesù crocifisso e risorto. Si può pertanto capire l’intento di fondo di Marco: non solamente conservare la memoria di Gesù ma infondere coraggio, forza e fiducia in una comunità all’interno della quale essere cristiani non fu solo difficile, ma anche pericoloso.

 

Disegno letterario e teologico del vangelo

 

A una prima lettura del racconto evangelico non è immediatamente percepibile lo struttura letteraria e lo spessore teologico che ha condotto Marco a scrivere la sua opera. Pur avendo inaugurato il genere letterario del “vangelo” (1,1), a molti è parso di vedere in Marco un autore di scarsa cultura letteraria e teologica. Con la creazione del genere letterario “vangelo” si intende affermare con chiarezza che prima di essere uno stile letterario, il secondo vangelo è un annuncio da raccontare, comunicare oralmente. Di più, è parola viva per la quale si può perdere la vita (9,35) e si può rinunciare alla famiglia e ai beni più importanti (10,29). Il Vangelo è una persona: Gesù stesso nella sua predicazione (1,14).

Rispetto a Matteo e Luca, il vangelo marciano può essere paragonato a un racconto “biografico” che traccia la “carriera” di Gesù. Essa viene narrata mediante la metafora del cammino: il cammino dalla Galilea a Gerusalemme. Il “viaggio” di Gesù (secondo un preciso criterio teologico) inizia nel deserto a contatto con Giovanni Battista (1,9), prosegue in Galilea (1,14) e termina a Gerusalemme con il racconto della passione morte e risurrezione di Gesù (11,1-16,8). La confessione di fede di Pietro presso Cesarea di Filippo – a metà della trama evangelica – è al contempo cerniera letteraria e chiave di lettura teologica del “viaggio” di Gesù  (8,27-30). Volendo suddividere il vangelo secondo canoni letterari, l’opera marciana si presenta organizzata in sei sezionii: Titolo e prologo (1,1-13); sezione I (1,14-3,6): la via del Messia e il rifiuto dei nemici; sezione II (3,7-6,6a): la via del Messia e il rifiuto dei vicini; sezione III (6,6b-8,26): la via del Messia e l’incomprensione dei discepoli; cerniera (8,27-30): la svolta di Cesarea con la confessione di Pietro; sezione IV (8,31-10,52): sulla via dalla Galilea a Gerusalemme; sezione V (11,1-13,37): Gesù a Gerusalemme; sezione VI (14,1-15,39): passione, morte e risurrezione rivelano il Figlio di Dio; epilogo (16,1-8).

 

Chi è Gesù per Marco?

 

La storia raccontata da Marco intende mettere in luce la figura di Gesù. Il prologo presenta in modo essenziale chi è Gesù; il resto del vangelo non è altro che lo sviluppo di quanto qui annunciato. Gesù viene definito mediante una pluralità di titoli: «Figlio di Dio», «Signore», «Figlio di Davide», «Messia», «Figlio dell’uomo».

È  in Gesù che abita permanentemente lo Spirito (1,10-11) e grazie al quale inizia ad instaurarsi la signoria di Dio (1,15) con una connotazione universalistica. I racconti di guarigione così come gli scontri con gli avversari (indemoniati e autorità religiose) non fanno altro che rivelare il suo mistero, il suo “segreto” (4,11). Come «Figlio» egli è fedelmente e totalmente rivolto al Padre in uno stato di permanente obbedienza (14,36). Implicitamente ed esplicitamente Gesù parla di sé2, ma il cuore della comprensione di Gesù sta ai piedi della croce, con la confessione di fede del centurione: «il crocifisso è il Figlio di Dio».

 

Gesù è  il crocifisso risorto, radicalmente umano3, intrepidamente pronto a prendere su di sè l’altrui sofferenza. I primi capitoli mettono in luce Gesù come taumaturgo e maestro, la cui prossimità ha il sapore di un prendersi cura delle infermità della gente che incontra. Ma nel contempo il vangelo racconta la sofferenza di Gesù generata da più cause: dagli scontri con i capi religiosi che decidono di ucciderlo fin dall’inizio del suo ministero (3,6), dall’incomprensione della sua famiglia che non esista a considerarlo pazzo (3,21), dal disprezzo dei suoi concittadini (6,4) ed, infine, dal progressivo allontanamento dei discepoli che non lo capiscono o lo fraintendono (6,49).

Gesù ha paura di fronte alla sua morte (14,34) ma accetta la sua croce con una indefettibile fiducia nel futuro (14,28).

 

Chi è il discepolo?

 

Il vangelo di Marco è iniziazione al mistero: “è un vangelo per i catecumeni, cioè per coloro che già hanno sentito il primo annuncio e già hanno avuto il primo slancio della fede, ma che ora devono – per decidersi – giungere a una più profonda comprensione del mistero di Gesù: una penetrazione non tanto a livello dottrinale e teologico, quanto a livello di fede e di esistenza”4. Detto altrimenti, il catecumenato è la sequela di Gesù, sulle orme dei discepoli. Il cammino di Gesù viene prolungato in qualche modo, nella vita dei discepoli. In realtà, i discepoli all’inizio del vangelo sono presentati come modelli da imitare ma con il procedere del racconto il lettore è indotto a considerarli come esempi da evitare. Infatti, dapprima mostrano comportamenti altamente positivi, poiché capaci di obbedire con pronta generosità all’invito del Maestro (1,16-20; 2,13-14), poi faticano a comprendere (4,13), mancano di acutezza spirituale (5,31) e, cosa ancora più grave,  giungono a tradire e abbandonare Gesù lasciandolo completamente solo, in balia della sua passione e morte (14,50). Questo atteggiamento ambiguo tratteggia i discepoli come uomini che vivono “in un ebetismo spirituale la cui radice è la mancanza di fede (8,14-21)”5. L’incredulità dei discepoli non è diversa da quella degli abitanti di Nazareth (6,1-6) e dalla famiglia di Gesù (3,20-21).

 

Discepolato come cammino pasquale

 

Senza la risurrezione, la sequela dei discepoli sarebbe il segno più evidente del fallimento di Gesù; ma l’autore del secondo vangelo è molto attento a mettere in evidenza che Gesù stesso, pur prevedendo l’infedeltà e l’abbandono dei suoi, dà loro appuntamento dopo la risurrezione (14,28): “Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea”. Il discepolato è così un cammino pasquale che, ricalcando le orme di Gesù, ripete il cammino dalla Galilea a Gerusalemme. Di più. Viene tracciato il cammino del credente di ogni epoca storica. La Liturgia della Parola (delle domenica del tempo ordinario in particolare) non fa altro che sviluppare questo tracciato evangelico.

 

Discepolato come attesa

 

Nella prima domenica di avvento e nell’ultima domenica che precede la solennità di Cristo Re, viene proposta la lettura del capitolo 13 del vangelo di Marco, il cui tema principale è il discorso di Gesù sulla fine dei tempi. La cornice temporale liturgica sottolinea fortemente uno dei tratti del discepolato proposto da Marco alla comunità romana: l’esistenza cristiana come vigilanza e attesa attiva del ritorno di Gesù, Figlio dell’uomo. Si tratta, in altri termini, di ridestare in ogni battezzato la dimensione escatologica della sequela, come sfondo permanente del pellegrinaggio terreno.

 

Discepolato  come ritorno in Galilea

 

L’arco delle domeniche  tra il Battesimo del Signore e l’inizio dell’itinerario quaresimale racconta le prime fasi del ministero di Gesù in Galilea.“Ritornare in Galilea” per il discepolo è un cammino mistagogico compenetrato da diversi atteggiamenti evangelici quali, per esempio,  il lasciarsi precedere e guidare dal Risorto, riandando agli inizi (1,1) della propria vocazione e sequela battesimale (1,20; 2,14; 3,13),  il “vedere” – come il centurione sotto la croce (15,39) – le opere e l’ insegnamento del Figlio di Dio compiute con autorità (1,22.27) e il comprendere con uno sguardo contemplativo l’identità misteriosa del Messia (9,9) crocifisso e risorto, per poi raccontarlo con la vita.

 

Discepolato come cammino verso Gerusalemme

 

Dalla domenica successiva alla Pentecoste in poi, le letture bibliche domenicali lentamente orientano i credenti a ripercorre il cammino della croce, dalla Galilea verso Gerusalemme. Il cammino della croce per il discepolo comprende diversi aspetti: fare della causa di Gesù e del suo vangelo la propria ragion di vita, nella disponibilità a morire, in una sorta di “autocondanna a morte” (Mc 8, 34b-38); avere il coraggio di abbandonare tutto e instaurare nuovi legami (10,29-30); proclamare il vangelo a ogni costo, con il coraggio di affrontare persecuzioni e situazioni ostili (13,9b-10)6. La sequela si presenta così come un cammino di fede che sa scorgere la Pasqua dentro le peggiori condizioni di vita, poiché sostenuta dalla presenza dello Spirito (13,11).

 

Sergio Rotasperti

 

1 Cf. M. Grilli, Il cammino del Figlio dell’Uomo e la sequela sulla strada PUG; Roma 2003.

2 Cf. E. Salvatore, “Il mistero del Messia nel Vangelo di Marco”, Rassegna di Teologia 4 2005, 485-517.

3 Cf. Hensell, E., Mark’s Gospel and Jesus’ Radical Humanity, in Review for religious, 4 2005, 424-426.

4 B. Maggioni, Il racconto di Marco, Bibbia per tutti, Cittadella, Assisi 1996.

5 S. Légasse, Marco, Commenti Biblici; Roma 2000

6 Cf E. Manicardi, Il cammino di Gesù nel  Vangelo di Marco, Analecta Biblica 96; Roma 1981, 2003, 171-193.