IL PAPA ALLA PLENARIA
SFIDE FORMIDABILI DA AFFRONTARE INSIEME
Il 27 settembre
scorso, Benedetto XVI, in occasione della Plenaria della congregazione per gli
istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica ha inviato a mons.
Rodé, prefetto della medesima, una lettera ricca di spunti che ci pare
opportuno fare conoscere. Dopo aver espresso tutta la sua gratitudine alle
persone consacrate per l’attenzione e il servizio che esse condividono con lui
verso il popolo di Dio, scrive:
«La storia della Chiesa è segnata dagli interventi dello
Spirito Santo, che non l’ha soltanto arricchita con i doni della sapienza,
della profezia, della santità, ma l’ha dotata di forme sempre nuove di vita
evangelica attraverso l’opera di fondatori e di fondatrici che hanno trasmesso
a una famiglia di figli e figlie spirituali il loro carisma. Grazie a ciò,
oggi, nei monasteri e nei centri di spiritualità, monaci, religiosi e persone
consacrate offrono ai fedeli oasi di contemplazione e scuole di preghiera, di
educazione alla fede e di accompagnamento spirituale. Soprattutto, però, essi
continuano la grande opera di evangelizzazione e di testimonianza in tutti i
continenti, fino agli avamposti della fede, con generosità e spesso con
sacrificio della vita fino al martirio. Molti di loro si dedicano interamente
alla catechesi, all’educazione, all’insegnamento, alla promozione della
cultura, al ministero della comunicazione. Sono accanto ai giovani e alle loro
famiglie, ai poveri, agli anziani, agli ammalati, alle persone sole. Non c’è
ambito umano ed ecclesiale dove essi non siano presenti in modo spesso
silenzioso, ma sempre fattivo e creativo, quasi una continuazione della
presenza di Gesù che passò facendo del bene a tutti (cf. At 10, 38). La Chiesa
è riconoscente per la testimonianza di fedeltà e di santità data da tanti
membri degli istituti di vita consacrata, per l’incessante preghiera di lode e
di intercessione che si innalza dalle loro comunità, per la loro vita spesa a
servizio del popolo di Dio.
Non mancano certamente prove e difficoltà nella vita
consacrata di oggi, così come negli altri settori della vita della Chiesa. «Il
grande tesoro del dono di Dio – avete ricordato a conclusione della precedente
Plenaria – è custodito in fragili vasi di creta (cf. 2 Cor 4, 7) e il mistero
del male insidia anche coloro che dedicano a Dio tutta la loro vita» (CIVCSVA,
Istruzione Ripartire da Cristo 11). Piuttosto che enumerare le difficoltà che
incontra oggi la vita consacrata, vorrei piuttosto confermare a tutti i
consacrati e consacrate la vicinanza, la sollecitudine, l’amore della Chiesa
intera. La vita consacrata, all’inizio del nuovo millennio, ha davanti a sé
sfide formidabili, che può affrontare soltanto in comunione con tutto il popolo
di Dio, con i suoi pastori e con il popolo dei fedeli. In questo contesto si
inserisce l’attenzione della congregazione per gli istituti di vita consacrata
e le società di vita apostolica, nella vostra Plenaria che affronta tre
tematiche ben precise.
La prima riguarda l’esercizio dell’autorità. Si tratta di un
servizio necessario e prezioso, per assicurare una vita autenticamente
fraterna, alla ricerca della volontà di Dio. In realtà è lo stesso Signore
risorto, nuovamente presente tra i fratelli e le sorelle riuniti nel suo nome
(cf. Perfectae caritatis, 15), che addita il cammino da percorrere. Soltanto se
il superiore da parte sua vive nell’obbedienza a Cristo ed in sincera
osservanza della regola, i membri della comunità possono chiaramente vedere che
la loro obbedienza al Superiore non solo non è contraria alla libertà dei figli
di Dio, ma la fa maturare nella conformità con Cristo obbediente al Padre (cf.
ibid., 14).
L’altro tema scelto per la Plenaria riguarda i criteri per
il discernimento e l’approvazione di nuove forme di vita consacrata. «Il
giudizio sulla loro genuinità e sul loro uso ordinato – ricorda la costituzione
dogmatica Lumen gentium, parlando dei carismi in generale – appartiene a coloro
che detengono l’autorità nella Chiesa; ad essi spetta soprattutto di non
estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono» (n.
12). È quanto cercate di fare anche voi in questi giorni, non dimenticando che
il vostro lavoro prezioso e delicato deve svolgersi in un contesto di
gratitudine a Dio, il quale anche oggi continua ad arricchire di sempre nuovi
carismi la sua Chiesa con la creatività e la generosità del suo Spirito.
Il terzo tema da voi affrontato riguarda la vita monastica.
Partendo da situazioni contingenti, che pure richiedono concreti interventi
saggi ed incisivi, il vostro sguardo intende spaziare sul vasto orizzonte di
questa realtà, che tanto significato ha avuto e conserva nella storia della
Chiesa. Voi cercate le vie opportune per rilanciare nel nuovo millennio
l’esperienza monastica, di cui la Chiesa ha anche oggi bisogno, perché
riconosce in essa la testimonianza eloquente del primato di Dio, costantemente
lodato, adorato, servito, amato con tutta la mente, con tutta l’anima, con
tutto il cuore (cf. Mt 22,37).
Infine, mi è grato rilevare che la Plenaria si colloca nella
cornice della solenne celebrazione, che il Dicastero ha promosso nel 40°
anniversario della promulgazione del decreto conciliare Perfectae caritatis sul
rinnovamento della vita religiosa. Auspico che le fondamentali indicazioni
offerte allora dai Padri conciliari per il cammino della vita consacrata
continuino ad essere anche oggi fonte di ispirazione per quanti impegnano la
loro esistenza al servizio del regno di Dio. Mi riferisco innanzitutto a quella
che il decreto Perfectae caritatis qualifica come vitae religiosae ultima norma,
“norma suprema della vita religiosa”, e cioè la sequela di Cristo. Un’autentica
ripresa della vita religiosa non si può avere se non cercando di condurre una
esistenza pienamente evangelica, senza nulla anteporre all’unico Amore, ma
trovando in Cristo e nella sua parola l’essenza più profonda di ogni carisma
del fondatore o della fondatrice.
Un’altra indicazione di fondo che il concilio ha dato è
quella del generoso e creativo dono di sé ai fratelli, senza mai cedere alla
tentazione del ripiegamento su se stessi, senza mai adagiarsi sul già fatto,
senza mai indulgere al pessimismo e alla stanchezza. Il fuoco dell’amore, che
lo Spirito infonde nei cuori, spinge a interrogarsi costantemente sui bisogni
dell’umanità e su come rispondervi, sapendo bene che solo chi riconosce e vive
il primato di Dio può realmente rispondere ai veri bisogni dell’uomo, immagine
di Dio.
Ancora un’indicazione vorrei raccogliere tra le molte
significative consegnate dai Padri conciliari nel decreto Perfectae caritatis:
è l’impegno che la persona consacrata deve porre nel coltivare una sincera vita
di comunione (cf. n. 15), non soltanto all’interno delle singole fraternità, ma
con tutta la Chiesa, perché i carismi vanno custoditi, approfonditi e
costantemente sviluppati «in sintonia con il Corpo di Cristo in perenne
crescita» (Mutuae relationes 11).
Ecco i pensieri che mi preme affidare alla vostra
riflessione sulle tematiche affrontate dai lavori della Plenaria.