IL VARCO DOVE DIO CI ATTENDE
Dopo essere entrati
nel mondo nuovo della vita spirituale e averne vissuto una gioia insolita,
viene il momento in cui la croce di Cristo getta su di noi la sua ombra.
Esistono delle corrispondenze tra le diverse fasi di ogni
vita spirituale, come nel ritmo delle diverse età rimane un elemento costante,
intorno al quale si compone il destino di ogni vita umana. Le circostanze
cambiano, ma il tema spirituale, personale per ciascuno, rimane identico a se
stesso attraverso tutti i possibili travestimenti; il suo appello, l’esigenza
ineliminabile della risposta, questa sintesi tra ciò che è dato e ciò che è
proposto, costituisce ciò che l’Evangelo chiama la croce personale di ognuno.
Essa è inscritta nel nostro spirito fin dalla nascita, nessuna potenza può
cambiarvi nulla: «Chi tra voi può aggiungere alla sua statura un solo cubito?» (Mt6,27).
Nel cuore della grande città o in fondo al deserto, non
possiamo sfuggire a questo tema personale della nostra vita; esso ci
accompagna, ci parla a ogni svolta del nostro cammino. Possiamo rispondere in
modo diverso e cambiare ogni volta la direzione della nostra vita, in un senso
o nell’altro, l’interrogativo, il nostro interrogativo, rimane identico e
incollato a noi come un elemento costitutivo della nostra persona; è più che
una domanda, è un mettere in questione noi stessi.
Comprendere la propria croce significa presentire i dati
del proprio destino, decifrare il suo senso, comprendersi. La vita spirituale
fa questo: introducendo un ordine, essa manifesta il ritmo della sua crescita,
esige un cammino progressivo.
La psicologia religiosa traccia lo schema dell’evoluzione
in tre tempi: l’unità preliminare dell’essere umano, fragile e instabile; il
conflitto acuto tra lo spirituale e l’empirico; l’integrazione finale. Salvo
rare eccezioni, la vita spirituale ha origine in un avvenimento che viene
chiamato conversione. Poco importa il suo contenuto preciso, è un’occasione
suggestiva, indica il passaggio netto da uno stato a un altro.
Come una luce che rivela le ombre, svela tutto a un
tratto l’ insufficienza e l’incoerenza del presente, e ci orienta verso le
porte aperte di un mondo nuovo.
Questo inizio di una promessa del tutto verginale
comporta dei rivolgimenti decisivi e implica l’impegno gioioso di tutto il
nostro essere.
Anche quelli che ereditano la fede fin dalla loro
infanzia passano, prima o poi, attraverso la sua scoperta consapevole,
attraverso un’appropriazione del tutto personale e sempre sconvolgente. Una lettura,
un incontro, una riflessione fanno risplendere improvvisamente una grande luce;
al suo chiarore tutto trova un suo ordine, come una poesia autentica, che dà a
tutte le cose un valore verginale, inestimabile.
È la primavera religiosa, che ha un accento lieto, mozartiano; come una gemma colma di linfa, l’essere umano
si sente dilatato da una gioia insolita, da una spontanea simpatia per tutti e
per ciascuno.
Un tempo indimenticabile: come una festa illuminata da
mille luci, mostra in Dio il volto sorridente del Padre che esce incontro al
figlio.
Questo tempo ha breve durata. Il volto del Padre prende
l’aspetto del Figlio e la sua croce getta su noi dal di dentro la sua ombra .
Si profila chiaramente la nostra croce e non vi sono ritorni possibile alla fede
semplice e infantile di un tempo.
Stonature dolorose lacerano l’anima nella sua
chiaroveggente visione del male e del peccato: è la tensione estrema tra i due
stati, che si escludono a vicenda. L’esperienza brutale delle cadute e
dell’impotenza può gettare ai margini della disperazione.
Dio ci attende al varco di questo momento decisivo.
Aspetta dalla nostra fede un atto di piena e consapevole accettazione del
nostro destino.
«Ama il tuo prossimo come te stesso»: questa parola
implica un certo amore di sé. È l’appello ad amare la nostra croce; accettarsi
come si è può voler dire l’atto più difficile. La visione è sempre tremenda;
allora si deve contemplare Cristo.
Nel momento pesante della solitudine, soltanto una
profonda umiltà può soccorrerci. «Imparate da me... Il mio giogo è dolce e il
mio carico leggero!».
Pavel Evdokimov
da Le età della vita
spirituale, EDB, Bologna 1980