VIVERE IN CHIAVE EUCARISTICA
«Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al
declino» (Lc24,29). È stata questa la richiesta a
Gesù dai due discepoli di Emmaus a cui egli aveva
aperto l’intelligenza alla comprensione del mistero. Il fuoco che la parola di
Gesù aveva acceso nei loro cuori li aveva preparati a scoprire la sua presenza
nel segno fraterno della condivisione del pane che diventava, secondo la sua
stessa promessa, memoria permanente della sua Pasqua e comunione con la sua
vita donata.
Anche noi ripetiamo a Gesù questo “resta con noi” che
esprime il desiderio più profondo dei nostri cuori. Ed egli rimane con la sua
presenza eucaristica, illuminata dalla Parola, celebrata nella comunità,
profondamente radicata nella quotidianità della nostra vita , generatrice di
speranza e di fraternità, forza dinamica di un vero impegno missionario.
La celebrazione del sinodo ci invita a prendere
nuovamente coscienza della grandezza del dono dell’Eucaristia e a rinnovare in
noi la sua accoglienza. Bisogna che il Signore continui ad accendere i nostri
cuori con la sua Parola e che la nostra comunità si senta sempre accompagnata
dalla sua presenza nella frazione del pane. In essa si consolida la nostra
comunione perché ci riconosciamo fratelli attorno alla stessa mensa
condividendo il medesimo pane (cf. 1 Cor, 17).
L’esperienza eucaristica ci trasforma in apostoli intrepidi del Gesù che dà la
vita perché tutti abbiano la vita e suscita in noi il vero zelo missionario.
L’Eucaristia, diceva il papa Giovanni Paolo II, è «progetto di solidarietà per
tutta l’umanità» e «una grande scuola di pace» «il cristiano che partecipa
all’Eucaristia impara da essa a essere promotore di comunione, di pace e di
solidarietà in ogni circostanza della vita».
In essa «riceviamo l’impulso per un impegno attivo
nell’edificazione di una società più giusta e fraterna». Credo che questa
riflessione possa aiutarci e trovare alcune chiavi per infondere dinamismo alla
nostra vita eucaristica.
L’Eucaristia ci introduce in un’esperienza
particolarmente profonda di comunione con Gesù. Chi celebra la sua Pasqua e si
nutre del pane della sua Parola e del suo corpo non può non sentire con lui,
vivere con lui pienamente consacrato alla realizzazione del progetto di
salvezza del Padre, lasciarsi condurre come lui dalla forza dello Spirito che
aiuta a vincere le tentazioni che sempre ci insidiano e ci abilita alla
missione. Vivere in chiave eucaristica significa rimodellare la nostra vita in
base a un impegno per la vita.
Ci porta a sentire la profonda sofferenza di tante
situazioni di morte che scopriamo intorno a noi e la gioia per tante azioni in
favore della vita. Richiede per questo che venga esplicitata in gesti e impegni
concreti la nostra opzione per la vita e di assumere generosamente quella
verità che solo mediante la grazia dello Spirito possiamo comprendere: “chi
perderà la propria vita per me la guadagnerà» (Lc16,25).
Non si può celebrare l’Eucaristia e dispensarsi, per
esempio, dalla partecipazione attiva nella costruzione di un mondo giusto in
cui tutti possano avere il pane quotidiano.
Non si può proclamare “annunciamo la sua risurrezione”
come parola definitiva circa il mistero della vita e chiudere gli occhi davanti
alla scandaloso spettacolo di tanti esseri umani condannati a morte prematura o
a condizioni di vita indegne della dignità dell’essere umano.
Non possiamo sederci attorno alla mensa eucaristica e non
vivere, poi, in maniera intensa e appassionata la fraternità fra di noi e verso
tutti gli uomini e le donne. Non possiamo adorare Gesù presente nell’Eucaristia
e non rispettarlo e servirlo in quest’altro
sacramento della sua presenza che sono i poveri, coloro che soffrono, coloro la
cui dignità non è riconosciuta (cf. Mt 25,31-46).
Non possiamo accogliere il gesto di pace del Signore e
condividerlo con i fratelli nella celebrazione e non denunciare le guerre con
cui alcuni cercare di dominare sugli altri, provocando morte e sofferenza. Quando
celebriamo debitamente l’Eucaristia ci trasformiamo in persone e comunità
eucaristiche, disposte a dare la vita “perché tutti abbiano vita» (cf. Gv 10,10).
Tutto questo richiede un atteggiamento di contemplazione
e di adorazione che ci permetta di impregnarci del mistero della presenza di
Gesù nell’Eucaristia. Il p. fondatore trovò nell’Eucaristia una sorgente
permanente di dinamismo missionario. …
Le costituzioni ci chiedono che «celebriamo ogni giorno e
con pienezza di spirito il mistero dell’Eucaristia, unendoci a Cristo Signore
che proclama parole di vita, offre se stesso per i fratelli, onora il Padre e
edifica l’unità della Chiesa».
Il mio desiderio è che la nostra vita personale e quella
della nostre comunità si nutra veramente di questa celebrazione.
Josep M. Abella, CMF
Superiore generale
dei clarettiani
Da NUNC
agosto-settembre 2005