RISVEGLIARE IN NOI LO SPIRITO

 

Lavoro d’amore e di desiderio, la meditazione ha

la funzione di accordare il nostro cuore con la voce

dello Spirito Santo che prega e grida in noi al Padre.

 

La preghiera mentale è per sua natura personale e individuale.Nella preghiera vocale comune e nella liturgia, è sottinteso che le parole che proferiamo con le nostre labbra possano non esprimere necessariamente i sentimenti spontanei del nostro cuore, al momento.

Quando ci uniamo ad altri nella preghiera liturgica, mettiamo da parte i nostri sentimenti del momento per unirci ai pensieri e ai desideri della comunità, espressi nella preghiere liturgiche. Queste, poi, divengono i nostri propri sentimenti e ci innalzano al di sopra del nostro livello individuale, al livello del Cristo mistico che prega nella liturgia.

Nella preghiera mentale, è ancora Cristo che prega in noi, ma in un modo differente. La preghiera privata di un individuo è ancora, in certo senso, una preghiera della Chiesa, ma non ha carattere ufficiale e pubblico.

Essa, tuttavia, è la preghiera dello Spirito Santo in un membro di Cristo, in una persona che per il proprio battesimo è “un altro Cristo”.

Nella preghiera, i desideri e gli affanni del nostro cuore salgono al Padre celeste come desideri e affanni del suo Figlio, in virtù dello Spirito Santo che ci insegna a pregare e che, sebbene non sempre sappiamo pregare come si deve, prega in noi e grida in noi al Padre.

«E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno Spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo Abbà, Padre!”» (Rm 8,15).

Si può quindi dire che lo scopo della preghiera mentale è quello di risvegliare lo Spirito Santo dentro di noi e di accordare i nostri cuori con la sua voce in modo da permettere allo Spirito Santo di parlare e pregare dentro di noi, e per prestargli le nostre voci e i nostri affetti per potere, se possibile, divenire consci della sua preghiera nei nostri cuori.

Ciò comporta un’attenzione difficile e costante alla sincerità dei nostri cuori.

Nella preghiera mentale non dobbiamo mai dire qualcosa che non intendiamo realmente o, perlomeno, desideriamo sinceramente intendere. Una delle ragioni per le quali la preghiera mentale diviene fredda e indifferente è che iniziamo con delle aspirazioni che non sentiamo o non possiamo realmente intendere al momento.

È vero che abbiamo un desiderio più o meno abituale di amare Dio e, se prestiamo attenzione a quello che stiamo facendo, siamo capaci di “purificare le nostre intenzioni”, più o meno come se usassimo un tergicristallo per strofinare ed eliminare le macchie di egoismo. Tuttavia, è abbastanza sincero da parte nostra esprimere profondi sentimenti d’amore che non proviamo?

La meditazione è un lavoro spirituale talvolta difficile; ma è un lavoro d’amore e di desiderio. È quasi interamente contenuta in quest’unica idea: l’idea di risvegliare il nostro io interiore e di sintonizzarci internamente con lo Spirito Santo, in modo da essere in grado di rispondere alla sua grazia.

Nella preghiera mentale, nel corso degli anni, dobbiamo permettere alla nostra percettività interiore di raffinarsi e purificarsi.

Dobbiamo metterci in sintonia con i moti inaspettati della grazia, che non concordano affatto con le nostre idee preconcette della vita spirituale, e che non lusingano le nostre ambiziose aspirazioni.

Dobbiamo essere pronti a cooperare non soltanto con le grazie che ci consolano, ma anche con quelle che ci umiliano; non solo con le luci che ci esaltano, ma anche con delle luci che frustrano e distruggono il nostro autocompiacimento.

Molta della freddezza e dell’aridità nella preghiera può anche essere una sorta di difesa inconscia contro la grazia. Senza rendercene conto, lasciamo che la nostra natura ci desensibilizzi l’anima, in modo da non poter più percepire le grazie che intuitivamente prevediamo possano esserci penose.

La meditazione, allora, è sempre da associarsi in pratica con l’abbandono alla volontà e all’azione di Dio, e va a braccetto con l’autorinuncia e con l’obbedienza allo Spirito Santo.

 

Thomas Merton

da Direzione spirituale e meditazione,

Edizioni Messaggero, Padova 2005.