LIBERARE LE DONNE DI STRADA
UN IMPEGNO A VARI LIVELLI
È drammaticamente
cresciuto nel mondo il numero delle donne di strada: un incontro internazionale
ha riflettuto sulle strategie per liberarle da questa moderna forma di
schiavitù. Messo pure in evidenza il ruolo di frontiera della VC, chiamata a un
lavoro di rete per informare, per annunciare il Vangelo e per educare alla
dignità nelle relazioni.
Nell’Unione Europea si stima che le donne avviate alla
prostituzione siano oltre 500mila, circa 70mila nel nostro paese (oltre la metà
proviene dai paesi dell’est europeo), con il 30% di minorenni e il restante tra
i 18 e i 30 anni. Cooptate con la prospettiva di un lavoro onesto da
organizzazioni criminali, torturate e violentate, passano di banda in banda con
un guadagno che va dai 5.000 ai 15.000 euro mensili per ragazza. Si tratta
della terza voce di guadagno delle mafie dopo armi e droga: solo in Italia il
giro di affari sembra superare i 25 mld di euro all’anno.
Per strappare queste vittime al racket si è consolidato
un circuito di associazioni che lavorano in rete tra loro e con le istituzioni.
Il loro servizio coraggioso è stato al centro del I° Incontro internazionale di
pastorale per la liberazione delle donne di strada (Roma, 20-21 giugno 2005),
svoltosi su iniziativa del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti
e gli itineranti. Vi hanno partecipato sacerdoti, religiose/i e laici
rappresentanti delle conferenze episcopali di diciannove nazioni europee.
Presenti i delegati di USG e UISG, del Consiglio episcopale latinoamericano
(Celam), della Commissione internazionale cattolica per le migrazioni (Cicm),
di varie realtà con impegno apostolico nel settore. Il presidente del
Pontificio consiglio, card. Stephen Fumio Hamao e mons. Agostino Marchetto,
segretario del dicastero, hanno posto in rilievo la necessità di nuovi
operatori pastorali per prestare attenzione a tanti esseri umani il cui corpo
diventa oggetto di commercio e di traffico. Una relazione di Mario Pollo ha
offerto un quadro generale, tratto dalle risposte al questionario a suo tempo
inviato ai partecipanti: da esso risulta una certa carenza dell’aspetto
specificatamente pastorale, che è stato approfondito da don Oreste Benzi
(Comunità Papa Giovanni XXIII). Confermando l’intento di proseguire il lavoro svolto,
in spirito di collaborazione e con un certo coordinamento, i partecipanti hanno
esaminato criteri e strategie, metodologie e obiettivi, riassunti nelle
conclusioni che sommariamente riportiamo ai nostri lettori.
UN MODERNO
TRAFFICO DI SCHIAVE
La prostituzione è una forma di schiavitù moderna. Il
numero delle donne di strada è drammaticamente cresciuto nel mondo, per una
varietà di ragioni economiche, sociali e culturali. In alcuni casi le donne
coinvolte hanno sperimentato violenza o abuso sessuale fin dall’infanzia.
Alcune poi cercano la figura del padre in una relazione amorosa. Altre tentano
di far fronte a irragionevoli debiti. Alcune, infine, abbandonano situazioni di
povertà nel loro paese di origine, pensando che il lavoro offerto all’estero cambierà
la loro vita. È chiaro comunque che lo sfruttamento sessuale delle donne è una
conseguenza di vari sistemi ingiusti. In Europa e altrove molte di esse sono
vittime del traffico proveniente da altri paesi per rispondere ad una crescente
domanda di “consumatori”. Comunque non tutte le vittime vivono prostituendosi e
non tutte le prostitute sono frutto del traffico. L’Organizzazione
internazionale del lavoro valuta che attualmente ci sono nel mondo oltre 12
milioni di persone schiavizzate nel lavoro forzato e che circa 2,4 milioni di
esse siano vittime del traffico. Il legame tra migrazione, diritti e traffico
di esseri umani è stato scoperto gradualmente e ne sono state riconosciute e
analizzate le forme più articolate (vincoli da debito, schiavitù, sfruttamento
sessuale o di lavoro).
Chi è la vittima? A questa domanda il documento finale
dell’incontro di Roma risponde che si tratta di una persona che grida per
ricevere aiuto, poiché vendere il proprio corpo sulla strada non è una libera
scelta. La donna infatti è lacerata, psicologicamente e spiritualmente morta.
Certo ogni persona ha una storia diversa, soprattutto fatta di violenza, di
abuso, di sfiducia e poca stima di sé, di paura e di mancanza di altre
opportunità. Ognuna comunque porta profonde ferite che vanno curate.
Chi è il cliente? Anche lui ha problemi ben radicati
poiché, in un certo senso, è parimenti reso schiavo. Gran parte supera i 40
anni di età, ma vi è coinvolto un crescente numero di giovani tra i 16 e i 24
anni. Appare chiaro poi che un numero sempre maggiore di uomini cerca le
prostitute più per dominarle che per trovare soddisfazione sessuale. Nelle
relazioni sociali e personali, in effetti, essi sperimentano una perdita di
potere e di mascolinità e non riescono a sviluppare relazioni di reciprocità e
di rispetto: sulle prostitute sperimentano un totale controllo per un certo
periodo di tempo. Perciò il cliente deve ricevere qualcosa di più di una
condanna sociale e affrontare il pieno rigore della legge; ma deve anche essere
aiutato a risolvere i suoi problemi più profondi e a trovare altri modi di
gestire le sue pulsioni. Ancor oggi la relazione tra uomini e donne non é alla
pari: esse sono spesso spinte sulla strada dalla violenza di componenti
maschili presenti in casa, i quali a loro volta hanno “interiorizzato” la
violenza inoculata dalla società.
La Chiesa ha una responsabilità pastorale nel promuovere
la dignità umana di persone sfruttate a causa della prostituzione e nel
perorare la loro liberazione. Perciò deve assumersi la difesa dei legittimi
diritti delle donne e deve profeticamente denunciare le ingiustizie e la
violenza perpetrate contro di esse, ovunque e in qualsiasi circostanza ciò
possa accadere. C’è bisogno in questo senso di una rinnovata solidarietà tra le
congregazioni religiose, i movimenti laicali, le istituzioni ecclesiali e
civili, al fine di dare maggiore visibilità e attenzione alla cura delle donne
sfruttate, senza dimenticare l’annuncio della Buona Novella della liberazione
integrale in Gesù Cristo.
L’IMPEGNO
DELLE RELIGIOSE
Nel prendersi cura delle necessità delle donne nel corso
dei secoli, le congregazioni religiose, specialmente quelle femminili, hanno
continuamente prestato attenzione ai segni dei tempi, scoprendo il valore e la
rilevanza dei carismi in molti nuovi contesti sociali. Oggi le religiose nel
mondo cercano nuovi modi per una testimonianza profetica in favore della
dignità femminile: lo fanno offrendo in modo specifico alle donne di strada
un’ampia gamma di servizi in “unità esterne”, in centri di accoglienza, in
alloggi e case sicure, realizzando programmi di formazione e di educazione.
Membri di ordini contemplativi poi mostrano la loro solidarietà, con la
preghiera e con l’assistenza finanziaria.
Di fronte alla complessità del fenomeno sono comunque
necessari programmi di formazione per agenti pastorali, al fine di sviluppare
competenze e strategie coordinate nel combattere la prostituzione e il traffico
di esseri umani. Inoltre sono considerate essenziali la collaborazione e la comunicazione
tra chiese di origine e di destino. Quando si affronta la prostituzione è
insomma necessario un approccio pluridimensionale, che coinvolga uomini e donne
ponendo i diritti umani al centro di ogni progetto. In ogni caso gli uomini
hanno un importante ruolo da svolgere nell’aiutare a raggiungere l’uguaglianza
dei sessi, in un contesto di reciprocità e di giuste differenze. Anche gli
sfruttatori (generalmente uomini: clienti, trafficanti, turisti del sesso,
ecc.) hanno bisogno di essere educati, sia nella gerarchia dei valori umani che
nel rispetto dei diritti umani.
Le congregazioni religiose hanno concordato di puntare
sulla forza delle loro convinzioni e di unire le forze per informare, educare e
agire. Esse si sono impegnate a porre l’accento sui valori del rispetto
reciproco e delle sane relazioni familiari o di comunità, assieme con la
necessità di equilibrio e di armonia nelle relazioni interpersonali tra uomini
e donne. È urgente però che i vari progetti promossi ricevano anche adeguato sostegno
finanziario.
A livello delle vittime occorre sapere che la cura è
lunga e difficile. Le donne di strada hanno bisogno di essere aiutate a trovare
casa, ambiente familiare e comunità in cui si sentano accettate e amate e ove
possano cominciare a ricostruire la loro vita e il loro futuro. Ciò le metterà
in grado di riacquistare stima, fiducia in se stesse e gioia di vivere, senza
sentirsi indicate a dito.
Per quanto riguarda i clienti invece si è concordato che,
in una società in cui il denaro e il benessere sono valori dominanti, essi
hanno bisogno sia di informazione che di formazione per quanto riguarda il
genere, la dignità, i valore interpersonali e l’intera sfera delle relazioni e
della sessualità.
I formatori e gli educatori dovranno certo tener conto
del contesto culturale in cui lavorano, superando il senso di imbarazzo per un
dialogo appropriato, al fine di creare consapevolezza su uso e abuso di sesso e
amore. Il legame tra violenza e società patriarcale, e l’effetto di entrambi
sulle donne, vanno pertanto considerati e studiati a ogni livello della
società, particolarmente riguardo al loro impatto sulla vita familiare. Le
conseguenze pratiche della violenza “interiorizzata” dovranno essere
chiaramente identificate, sia per gli uomini che per le donne e il complesso
fenomeno dell’aspetto femminile delle migrazioni analizzato in modo che sia
rispettata la loro dignità.
Per concludere, impegnarsi a vari livelli per la
liberazione delle donne di strada è un atto di vero discepolato evangelico ed espressione
di autentico amore cristiano. L’incontro romano ha ribadito l’urgenza di
sviluppare la coscienza cristiana e sociale delle persone per mezzo
dell’annuncio del Vangelo della salvezza, l’insegnamento e varie iniziative
formative. La formazione destinata a seminaristi, giovani religiose/i e
sacerdoti è necessaria affinché essi possano avere le capacità e gli
atteggiamenti necessari per lavorare con compassione sia con le donne
prigioniere della prostituzione sia con i loro clienti. Sono tutti chiamati a
testimoniare la forza della resurrezione utilizzando un’ampia varietà di
servizi: alloggio, assistenza medica, assistenza legale, consultori,
educazione, riabilitazione, difesa e campagne d’informazione, protezione dalle
minacce, collegamenti con la famiglia, reintegrazione nel paese di origine e
aiuto nell’ottenere il visto per rimanere quando il ritorno si rivela
impossibile.
Mario Chiaro