50 ANNI DEI MONACI BENEDETTINI

A SAN PIETRO DI SORRES

 

La terra di Sardegna vide fiorire fin dalle origini cristiane le prime comunità monastiche e nel tempo medievale si arricchì di una costellazione di monasteri benedettini con le loro splendide chiese. Poi uno alla volta i monasteri scomparvero con i loro monaci benedettini, camaldolesi, vallombrosani, vittorini, cistercensi, fino al giorno del grande ritorno dei benedettini cinquant’anni fa a San Pietro di Sorres.

La nuova abbazia ha festeggiato il suo cinquantesimo anniversario nella solennità liturgica della Natività di Maria. Nella celebrazione dei Vespri il 7 settembre il padre Paolo Gibertini ha ricordato il suo approdo in Sardegna con la prima comunità dei monaci. La celebrazione eucaristica

dell’8 settembre, presieduta dall’arcivescovo di Sassari mons. Paolo Atzei, ha visto la partecipazione di Mons. Paolo Gibertini, di don Bruno Marin abate generale sublacense, don Bruno Meacci abate di Subiaco, don Romano abate di Finalpia, don Ugo Puggioni priore di Sorres, dei vescovi di Nuoro e Ales, di numerosi monaci, sacerdoti, religiosi, religiose, fedeli. Il 10 settembre un convegno di studi ha commemorato il grande avvenimento della fondazione di San Pietro di Sorres, esaltando la storia di san Benedetto, che diffuse in Europa il profumo del Vangelo facendo germogliare la spiritualità, la cultura, la civiltà.

È la festa del cinquantenario. Il giorno 7 settembre dell’anno 1955 la prima comunità monastica, proveniente dal monastero di Parma, approdò al porto di Olbia guidata da padre Paolo Gibertini. Per un misterioso disegno della Provvidenza sulla nave da Civitavecchia a Olbia io ero presente, di ritorno da un convegno della gioventù di azione cattolica a Roma. Scesi dalla scaletta, salutai i monaci con i giovani novizi e domandai loro il motivo del viaggio.

Tutta la Chiesa di Sassari li attendeva all’accoglienza, con mons. Enea Selis, a nome di mons. Arcangelo Mazzotti, e la sig.na Ninetta Bartoli, che aveva avuto la luminosa ispirazione di accogliere i monaci nella chiesa di San Pietro di Sorres, l’antica cattedrale della diocesi di Sorres scomparsa da quasi mezzo millennio.

La Sardegna benedirà sempre il giorno del memorabile avvenimento del ritorno di san Benedetto, che portava nell’isola uno stile nuovo di vita cristiana. Da Olbia a Sassari e poi a Borutta per San Pietro di Sorres, dove nel tempo primordiale i monaci trovarono una magnifica chiesa per la preghiera e una casa in via di ricostruzione, nella quale vissero come in un accampamento, attorno alla cucina e al refettorio, radunandosi nell’aula capitolare per la lectio divina. Ben presto i sacerdoti e i fedeli della Sardegna volsero lo sguardo a quel faro di luce che risplendeva sul monte e cominciarono ad abbeverarsi a quella sorgente di spiritualità e di preghiera. Padre Paolo Gibertini accoglieva i credenti con il suo mite sorriso e con i monaci invitava tutti alla liturgia, guidando i più assetati di Dio alle profondità della contemplazione.

Nihil amori Christi praeponere! L’amore di Cristo è il sole che illumina la giornata del monaco, impregnandola di preghiera e di laboriosità: Ora et labora! Nella chiesa, nell’orto, nella vigna, nella falegnameria, nel laboratorio del restauro, il lavoro s’intreccia con la preghiera, come dovrebbe avvenire in ogni famiglia con la grazia della concordia e della fede. Una preghiera che diviene splendore dell’estasi nel canto, poiché il canto unisce la terra al cielo. Il monastero è una famiglia. E da questa famiglia monastica di San Pietro di Sorres per cinquant’anni si è irradiato sulla chiesa di Sardegna e sulla società civile il profumo della sapienza e della carità. Padre Paolo Gibertini, che fu poi vescovo di Ales e di Reggio Emilia, p. Bruno Marin, ora abate generale dei benedettini sublacensi, il priore p. Ugo Puggioni, p. Paolino, p. Gabriele, p. Maurizio, p. Celestino, don Bernardo, don Placido, p.Agostino, p.Bonifacio, p. Angelo, p. Silvestro, don Modesto, p.Bruno, don Gregorio, p. Salvatore, p. Luigi E., p. Benedetto e tutti i monaci, hanno tessuto la storia della spiritualità benedettina, che nel medioevo aveva fatto germogliare in Sardegna l’arte e la fede. L’evangelizzazione nelle comunità cristiane dell’isola ha ricevuto dal monachesimo di Sorres un vivo alimento spirituale che ha rinnovato la linfa della sua azione apostolica.

Fede e cultura, preghiera e lavoro, serenità e amore, sono l’eredità perenne che i benedettini consegnano oggi alla Sardegna, con la speranza che nuovi monaci sorgano tra i giovani di quest’isola che proprio dal monachesimo ha visto germogliare i monumenti artistici e spirituali più preziosi della sua storia. La spiritualità benedettina può attirare “schiere di giovani in cerca di Dio, pronte a vivere in un clima di semplicità evangelica, di fede viva e di carità operosa”, diceva Giovanni Paolo II. E il nuovo papa ha scelto in onore del santo monaco il nome di Benedetto.

A San Pietro di Sorres vescovi, sacerdoti e fedeli hanno reso grazie a Dio e ai fratelli monaci, figli di san Benedetto e santa Scolastica.

 

Pietro Meloni

vescovo di Nuoro