UNA PROVINCIALE ALLE DELEGATE
UN CAPITOLO E SETTE CONVINZIONI
Nessun capitolo è facile o perfetto e nemmeno può risolvere tutti i
problemi.
Qualcosa tuttavia può fare. Esso comunque ha bisogno di tutte e avrà
raggiunto il suo scopo se avrà aiutato ad amare di più e meglio.
Quando in un istituto, o semplice
provincia, si avvicina il tempo del capitolo una delle preoccupazioni
principali dei superiori è di coinvolgere un numero maggiore possibile di
comunità e di membri nella riflessione e nel discernimento. È risaputo che non
tutti si preparano a questo importante evento con le medesime disposizioni
d’animo. Per questa ragione è importante creare un clima che favorisca una
cordiale e convinta partecipazione, senza illusioni, ma anche pieno di gioia e
speranza.
Sr. Melannie Svoboda, provinciale delle
suore di Notre Dame di Chardon (Ohio), aprendo il capitolo della sua provincia
nel dicembre 2003, ha pensato di poterlo fare esponendo sette convinzioni –
definite “personali” – che, nella loro semplicità e concretezza, ci paiono
interessanti per chiunque si trovi a celebrare un importante evento del
genere.1
1. Questo capitolo non sarà facile. Lo
dico, ha affermato sr. Melannie, non perché io abbia una percezione segreta di
ciò che accadrà nei prossimi giorni, ma perché questo capitolo fa parte della
vita e la vita non è facile. Anche la Bibbia, ha spiegato, ci dice che la prima
immagine della vita è quella di un viaggio, e ogni viaggio è pieno di
difficoltà. Ci vuole coraggio anche solo a intraprendere un viaggio perché
bisogna lasciare il luogo dove ci si trova, uscire da ciò che è conosciuto. Non
si può iniziare un viaggio e restare dove si è. Una volta iniziato il cammino,
bisogna far fronte alle difficoltà che si incontrano per la strada. In una
parola, viaggiare è un impegno duro. Non c’è pertanto da meravigliarsi se
spesso si è tentati di abbandonare l’impresa e di tornare al passato (che è
familiare e fa sentire sicuri) fermandosi del tutto oppure prendendo una via
secondaria, più facile ma non conduce da nessuna parte.
Nel capitolo dobbiamo impegnarci nel
duro impegno della vita quotidiana, nel difficile compito del nostro viaggio
terreno. Durante i giorni del capitolo è necessaria una innegabile
autodisciplina, quella di stare seduti, ascoltare, parlare, pregare,
discernere, attendere il proprio turno. È una forma di ascesi moderna.
2. Questo capitolo sarà allegro. Lo
sarà per il fatto di essere qui – guardiamoci in faccia. Che strano gruppo
siamo! Ma Dio ha o non ha il senso dell’umorismo? Questo capitolo sarà allegro
perché ci offrirà momenti di gioia e l’opportunità di fare delle risate. Lo
sarà anche perché il comitato esecutivo ha programmato alcuni momenti di
divertimento. Ma lo sarà ancor di più perché sappiamo chi è in definitiva che
presiede questo capitolo: non io e nemmeno il nostro accompagnatore, ma Dio.
Sì, in questo capitolo discuteremo di cose serie e prenderemo delle decisioni
serie. Ci potranno essere anche della lacrime… Ma spero che potremo compiere il
lavoro di questo capitolo con quella limpidezza di cuore che viene dal nostro
carisma: la profonda esperienza della bontà e provvidenza di Dio.
Anche Gesù è presente in questo
capitolo. È qui con la parola, i sacramenti, in ciascuno di noi. È nel suo nome
che siamo qui riunite, e come lui ha promesso, “dove sono due o tre riuniti nel
mio nome, io sono in mezzo a loro”. Gesù è con noi, è l’Emmanuele. Questo fatto
non può non riempire i nostri volti di sorriso.
3. Questo capitolo ha bisogno di me.
Questo capitolo ha bisogno di ogni sorella, a prescindere dalla sua età,
istruzione, salute, servizio, temperamento, retroterra e umore. Ha bisogno di
ognuna, indipendentemente dal suo grado di partecipazione. Perciò nel nome di
tutte accolgo ogni sorella a parlare e ognuna ad ascoltare e pregare. Durante
queste giornate avremo del tempo per le discussioni formali. Ma avremo tempo
anche per quelle informali, mentre prendiamo il caffè, durante il pranzo,
quando ci incontriamo nell’aula oppure negli spostamenti avanti e indietro in
macchina. Lo Spirito può servirsi di questi tempi per toccare i cuori. Forse io
non posso dire niente a microfono aperto, ma posso influire sul capitolo con
quello che dico nel mio piccolo gruppo oppure facendo la fila al refettorio.
4. Il capitolo deve essere radicato nel
mondo. Noi troviamo Dio solo in un mondo reale, non in un mondo fantastico di
nostra invenzione. E com’è questo mondo reale? Anzitutto è un mondo di
incomparabile bellezza. Un mondo pieno di innumerevoli persone di buona volontà
– in tutti i paesi e in tutte le culture – persone che vivono la loro vita con
fede e amore.
Ma il mondo reale è anche un mondo
pieno di guerre e di violenza. Gli storici ci dicono che il secolo XX è stato
il più sanguinoso di tutta la storia. Il nostro è anche un mondo in cui le
risorse sono scandalosamente distribuite – dove un miliardo e 200 milioni di
persone vivono con meno di un dollaro al giorno. Il gesuita Jon Sobrino
definisce questa realtà una “macro-bestemmia”. È un mondo pieno di fame,
povertà, avidità, corruzione di arbitrario disprezzo della santità della vita
umana. E si potrebbe continuare.
Ma questo è anche il mondo in cui Gesù
è nato oltre 2000 anni fa e dove egli ancora vive. È il mondo che egli ci
chiama a servire oggi. Il presente capitolo perciò deve riconoscere sia la
bellezza sia la bruttezza del mondo reale. Bisogna tenere presenti ambedue gli
aspetti, sia la luce sia le ombre, non solo del mondo che sta fuori, ma anche
di quello che è qui nella nostra comunità nei nostri cuori.... Possano il
perdono e la riconciliazione costituire un tema dominante di tutto ciò che
faremo in questo giorni e anche oltre.
5. Questo capitolo non può fare tutto,
ma può fare qualcosa. Considerando tutti i bisogni del mondo, possiamo sentirci
come schiacciati. Quante voci che invocano aiuto. Ma le nostre risorse sono
molto limitate. Può capitare che il grido incessante di aiuto ci paralizzi. E
possiamo a nostra volta trovarci a gridare: “non possiamo fare tutto”. Ed è
vero. Ma, per amore di Dio, facciamo qualcosa. Credo che questo capitolo può
fare qualcosa. Non so che cosa, ma è sua intenzione. Forse sarà un solo passo
in una nuova direzione o un vecchio passo... Qualsiasi cosa questo capitolo
farà, spero e prego che ciò si traduca in un definito movimento comune in
avanti. Spero anche che esso ci provochi a un livello profondo personale: che
mi ponga degli interrogativi, stimoli il mio modo di pensare, mi interpelli
nelle mie scelte quotidiane – e mi inviti a cambiarle, in maniera forse
sottile, ma vera.
6. Questo capitolo non sarà perfetto.
La ragione è che noi non siamo perfetti. E persone imperfette non possono fare
un capitolo perfetto. A volte, ha affermato sr. Melannie, sento delle suore che
dicono: “Non mi aspetto molto da questo capitolo perché tutto quello che
facciamo sta nel continuare a parlare sempre delle stesse cose Sono stanca di
questo!”. Bene, io no! Io non sono stanca del fatto che spesso finiamo col
parlare delle “stesse cose”, come la comunità, il ministero, la preghiera, i
voti, la missione. Non sono nemmeno sorpresa o delusa dal momento che queste
“cose” stanno al cuore della nostra identità in quanto religiose. Continuiamo a
parlare delle stesse cose perché siamo in viaggio e, a mano a mano che andiamo
avanti, la vita continua a proporci delle sfide circa il modo di comprendere
chi siamo e cosa dovremmo essere.
Possiamo noi esaurire il problema della
preghiera? No. Giungeremo mai a termine con quello della missione? No. Potremo
mai dire: “Bene, non abbiamo più problemi per quanto riguarda la vita di
comunità”? Oppure: “Ora non abbiamo più problemi per la povertà, parliamo
perciò di qualcos’altro”. E per quanto riguarda la castità?
Il capitolo non sarà perfetto. La festa
del Natale ci ricorda che Gesù è venuto in questo nostro mondo pieno di rotture
e di confusione. Perciò l’attesa di un capitolo ideale non deve impedirci di
fare qualcosa di buono con questo presente.
7. Questo capitolo deve aiutarci ad
amare meglio. Non lasciamoci ingannare: noi siamo qui per una sola ragione: per
diventare persone che amano meglio. Questo è il filo conduttore. Questo
capitolo deve aiutarci ad amare meglio l’incredibile Dio che ha sedotto ognuna
di noi conducendoci a un impegno per tutta la vita di “castità, povertà e
obbedienza secondo lo spirito delle costituzioni delle suore di Notre Dame”.
Dio ci ha sedotto. Non conosco parola più adatta a descrivere l’esperienza che
tutte noi abbiamo vissuto. Come consacrate abbiamo il dovere di rimanere in
questo ardente, appassionato e pericoloso stato di amore.
Sr Melannie si è augurata: “Possa il
capitolo riaccendere questo amore generoso e disinteressato per Dio e per Gesù.
Vorrei ricordare che siamo partner di Gesù nella sua missione – non perché ci
siamo arruolate per una causa, ma perché abbiamo detto un sì di amore a una
persona. Possa questo capitolo ravvivare il nostro amore alla Chiesa. Oh, la
Chiesa. La nostra povera, povera Chiesa! Quanti terribili scandali. Gli
indicibili reati, i tradimenti, i raggiri. Ma vorrei ricordare che questa
Chiesa è sempre la nostra Chiesa. Come ha detto l’arcivescovo Sean O’Malley, di
Boston, nella cerimonia di presa di possesso: «Anche se stiamo vivendo un
brutto capitolo della storia della Chiesa, dobbiamo ricordarci che si tratta
sempre di un capitolo, non di tutto il libro...
Infine, possa questo capitolo ravvivare
il nostro amore e la nostra devozione le une verso le altre. Vorrei ricordare
che emettendo i voti ci siamo impegnate le une verso le altre fino al termine
della nostra vita. Abbiamo promesso di vivere la vita religiosa non in
astratto, ma in questa particolare, concreta congregazione. Per la maggior
parte di noi ciò significa essere inserite in questa provincia di Cristo Re di
Chardon (Ohio). Viviamo in una cultura che divinizza la privacy,
l’individualismo e il controllo del proprio destino. Una cultura del genere ha
un bisogno disperato della nostra testimonianza di comunione, di un modo
diverso di vivere in quanto individui e di lavorare insieme – in maniera
disinteressata e gioiosa – nel nome di Gesù per promuovere il regno di Dio».
Sr Melannie ha concluso augurandosi che
il capitolo riaccendesse la speranza di cui sono state ricolme varie suore
eminenti della congregazione e ha ricordato ciò che Giovanni Paolo II scrisse
nell’esortazione apostolica Vita consecrata: “Voi non avete solo una gloriosa
storia da ricordare e da raccontare, ma anche una grande storia da compiere”.
“Possa questo capitolo – ha detto – costituire un piccolo passo verso il
compimento di questa grande storia”.
1
Cf. Community Chapters: Seven Personal Beliefs, in Review for Religious, 64.3
2005, pp. 252-258.