CHIEDERE IL PANE IN NOME DELL’AFFAMATO
L’invocazione del
pane nella preghiera del Padre nostro ritrova per ognuno
la sua bruciante
verità se è fatta in nome di tutta l’umanità.
Pronunciando la quarta domanda del Padre nostro parliamo
davvero a nome di tutti gli uomini. Nella domanda del pane necessario a ogni
giorno della vita, è lampante la comunanza con l’intera umanità.
In verità quella proiezione universale la dovremmo avvertire
in ogni parola del Padre nostro, perché il Padre è padre di tutti, perché egli
vuole tutti salvi, perché ogni uomo ha bisogno di essere perdonato, difeso
dalla grande tentazione e liberato dall’avversario.
Ma alcuni uomini e donne che vivono con noi sulla terra
non sanno – o non vogliono sapere – di quella paternità e di quei bisogni.
Mentre tutti conoscono il pane e la sua necessità.
Tutti sanno l’importanza del pane, ma può capitare che il
benestante, o anche chi ha un buon lavoro fisso – e potrei essere io – senta
poco questa invocazione, una delle più serie di tutta la preghiera cristiana.
Eppure essa, nel profondo, è vera per tutti e non
soltanto per il mendicante o l’invalido, o il pensionato: una carestia, o una
guerra, o anche solo una crisi dei giornali potrebbe mettere alla fame me, la
mia sposa e i miei figli.
In verità tutti – sulla terra – siamo esposti al rischio
della fame.
Un dissesto economico può colpire ogni società
dell’abbondanza e qualsiasi lavoratore di successo può essere appiedato da un
infortunio professionale o da una grave malattia.
Ma ciò che è vero nel profondo non sempre è vero
nell’immediato, o nella percezione soggettiva.
Perché l’invocazione «dacci oggi il nostro pane» valga
pienamente nelle ore del giorno, sarebbe necessario vivere affidati per intero
alla Provvidenza. Così Francesco voleva che fosse la vita dei frati minori.
Quell’invocazione ritrova per ognuno la sua
bruciante verità se è fatta in nome di tutta l’umanità. Che forse mai come oggi
ha avuto bisogno di pane, mai essendo stati altrettanto numerosi i figli degli
uomini.
Ma perché sia vera la mia preghiera fatta in nome
dell’affamato, so che prima devo fare tutto il possibile per sfamare quel
fratello. È un inganno mettere insieme la preghiera, se prima non abbiamo messo
in comune il pane. Se non abbiamo compiuto – o almeno progettato – un qualche
gesto, sia pur minimo, in quella direzione.
Un padre e una madre conoscono l’importanza del pane per
i figli. Il dovere di procurarlo loro. L’importanza di questo compito, che
resta nel suo merito anche se altri obiettivi dell’avventura genitoriale dovessero risultare manchevoli. Invocare il
pane per i figli e fare di tutto perché non manchi a loro sarà il titolo con
cui si presenteranno un giorno al Signore.
Nella stanchezza di tante giornate, mentre mi domando se
valga la pena di correre tanto, mi conforta l’idea che lo faccio per dare il
pane ai figli. Questo pensiero mi basta per recuperare le forze.
Gesù sa l’importanza del pane. La domanda del pane
quotidiano l’ha messa al centro del Padre nostro, come quarta tra le sette
invocazioni.
Mentre diciamo «dacci oggi il nostro pane quotidiano»,
vediamo Gesù che moltiplica i pani, che prende il pane e dice «questo è il mio
corpo», che spezza il pane davanti ai discepoli di Emmaus,
che chiede ai discepoli – apparendo loro dopo la resurrezione – se hanno
«qualcosa da mangiare», che dice ai parenti della figlia di Giairo
«datele da mangiare», che proclama «non di solo pane vive l’uomo».
Per dimorare a lungo nell’invocazione del pane quotidiano
io scelgo l’una o l’altra di queste parole del Signore e le tengo nel cuore.
Ma in particolare e più frequentemente è alla parabola
del «mendicante di nome Lazzaro» e a quella del giudizio finale che chiedo di
insegnarmi le parole e i sentimenti necessari per una piena comprensione della
preghiera del pane.
Mi fermo accanto a quel mendicante di cui Luca ci ha
riferito il nome, unico tra i personaggi usciti dalla fantasia di Gesù ad aver
avuto questo privilegio e lo guardo «coperto di piaghe com’è» e «bramoso di
sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco» : vedo in lui gli
innumerevoli mendicanti di Roma.
Provo a dire con loro «dacci oggi il nostro pane».
Luigi Accattoli
da Il Padre nostro e
il desiderio di essere figli, EDB, Bologna 2005.