UN TEMA DA NON LASCIAR CADERE

REFERENDUM E DOPO-REFERENDUM

 

La battaglia sui temi referendari non è finita e si trasferirà in sede parlamentare. Attenti alle insidie dei grandi interessi economici dietro il paravento della ricerca scientifica: negli ultimi cinque anni, secondo il Financial Times, ben 3.000 brevetti sono stati depositati nel solo ambito delle cellule staminali!

 

I risultati del referendum sulla fecondazione assistita, tenuto il 12-13 giugno, hanno superato ogni previsione, sia di quanti lo avevano promosso sia di quanti lo avevano contrastato.

Gli “astenuti” – comprendendo anche gli italiani residenti all’estero – sono risultati il 74,5%. All’interno del 25,5% dei votanti, i “si”, cioè quanti volevano abrogare gli articoli della “legge 40”, indicati nei quattro quesiti, sono risultati assolutamente maggioritari, con percentuali comprese tra l’88,8% del secondo quesito concernente il limite di accesso alle sole coppie sterili e il 77,4% del quesito concernente la fecondazione eterologa.

L’astensione dal voto è stata superiore a tutti i referendum organizzati nel nostro paese, nel corso degli ultimi 30 anni, compreso quello riguardante l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori nel 2003, che ha registrato un assenteismo del 74,3%.

Il referendum ha concluso una campagna, che si era trascinata all’inizio, stancamente, quasi in sordina e che poi è cresciuta, con contrapposizioni sempre più forti, coinvolgendo partiti, forze sociali, comunità scientifica, mass media, gerarchia ecclesiastica e organizzazioni cattoliche. Le contrapposizioni sono state in molti casi trasversali alle forze politiche, anche se a grandi linee i partiti del centro-destra, che avevano varato la legge 40, si sono dichiarati contrari alle modifiche proposte dai referendari, pur lasciando in qualche caso libertà di coscienza, mentre quelli del centro-sinistra – a eccezione della Margherita – hanno appoggiato il referendum.

 

CHI SONO

I PERDENTI?

 

I risultati sono stati così clamorosi da consentire di distinguere i perdenti e i vincenti. Tra i primi sono da collocare:

– i partiti schierati per il “si”. Se i cittadini avessero seguito le indicazioni di voto dei partiti di sinistra, i “si” avrebbero dovuto totalizzare 12 milioni di voti. I risultati perciò dimostrano che le direzioni dei partiti sono lontani dal sentire della gente su questi temi, dal momento che il 50% di chi li aveva votati, li ha traditi. La sconfitta può essere letta anche in termini culturali e ideologici: la sinistra si è sempre caratterizzata per la sua aspirazione solidaristica, schierandosi quindi costantemente nella difesa dei più deboli. In questa circostanza essa o non ha capito che il più debole era il “concepito” o si deve concludere che si è lasciata catturare da orientamenti libertari-individualistici, che esulano dalle sue radici.

– Sconfitte sono state anche alcune grandi testate giornalistiche nazionali e le loro illustri firme. Eugenio Scalari aveva affermato su “venerdì di Repubblica”, che se l’affluenza ai seggi fosse stata inferiore al 40%, la sconfitta dei referendari sarebbe risultata nettissima e avrebbe avuto conseguenze politiche (27.06.05). Giovanni Sartori si è sbizzarrito sul Corriere della Sera a dimostrare – tirando in campo anche san Tommaso D’Aquino – che nell’embrione non c’è ancora l’anima e pertanto esso può essere trattato e usato a piacimento, senza scrupoli. Sergio Romano si è stracciato le vesti nella difesa della ricerca scientifica, pronosticando che una vittoria del “no” e dell’astensione, avrebbe significato la morte della ricerca e avrebbe trascinato l’Italia tra i paesi più retrogradi dell’occidente (Corriere 9.06.05). Chissà se questi personaggi avranno capito che un po’ di umiltà non guasta.

– Perdente è risultata anche una parte consistente della “comunità scientifica”. Il suo errore è stato di ritenere la scienza libera da ogni vincolo etico. Tanti uomini illustri sembrano aver dimenticato che anche la scienza – alla pari di altre discipline sociali, come l’economia, la politica, la finanza… –  ha sempre un ruolo “ancillare”, è cioè a servizio dell’uomo, ed è quindi vincolata al rispetto dei grandi valori dell’uomo, della famiglia, della società.

– Infine è risultato perdente il nucleo delle donne, presentatesi come eredi nostalgiche del lontano femminismo degli anni 1970. Parlamentari, mogli di illustri personaggi politici, modelle, premi Nobel…: si sono presentate come le sole, autentiche rappresentanti del variegato mondo femminile, tutrici dei diritti della donna e della sua libertà di decidere sul proprio corpo e di consegnarlo alla scienza perché assicurasse la pretesa maternità.

 

LA PRESENZA

DELLA CHIESA

 

Mentre risulta sufficientemente facile individuare i perdenti, non è altrettanto scontato identificare i vincenti. Sarebbe errato ad es. farli coincidere con il 74,5% che hanno disertato le urne. Sappiamo che dentro questa massa magmatica ci sono le situazioni più disparate: persone che non votano per pigrizia o per disinteresse neppure nelle elezioni politiche; persone che rifiutano il referendum come strumento adeguato di democrazia; persone già in ferie e pertanto impossibilitate a partecipare e infine c’è la fascia di coloro che hanno scelto “l’astensione motivata”.

In quest’ultima categoria sono da collocare, senza dubbio, i cristiani che hanno seguito le indicazioni dei vescovi, ma, accanto a loro, molte persone non praticanti, che, agli effetti di un risultato positivo, hanno giudicato più sicura la scelta dell’astensione che non quella di votare “no”.

Il card. Ruini si è mosso in questa lettura dei risultati, senza trionfalismi quando, ai giornalisti che si congratulavano con lui per la vittoria, rispondeva: «È stato un risultato al di là delle previsioni, ma non mi sento un vincitore, ma un vescovo che ha dato voce alla propria coscienza di credente, di uomo e di cittadino. Non è stato però soltanto un voto cattolico. Al risultato hanno contribuito cattolici e non cattolici insieme. Sono rimasto colpito dalla maturità del popolo italiano. I cittadini hanno fatto una scelta a favore della vita, ma direi che hanno fatto anche una scelta di buon senso».

– Molti si sono domandati perché mai i vescovi italiani, in questa circostanza non si siano limitati a far leva sui valori, com’era ormai consuetudine dal periodo post-conciliare, affidando poi la loro traduzione ai laici cristiani, impegnati nelle istituzioni civili, ma siano scesi invece a livello di “strategia politica” indicando esplicitamente ai fedeli la linea dell’astensione.

Le ragioni di questa loro scesa in campo vanno probabilmente ricercate:

– anzitutto nella gravità dei valori in gioco, con al centro il valore della vita umana. Secondo la dottrina della Chiesa, fin dall’embrione esiste l’essere umano con la sua identità inconfondibile, che si sviluppa via via diventando feto, bambino, adulto.

Di conseguenza, l’embrione, come ogni persona, va sempre considerato e trattato come “fine”, mai come mezzo, mai come oggetto da usare, da clonare ecc. Neppure può essere usato per guarire malattie e ricostruire organi di persone malate.

E in questo contesto va approfondito anche il tanto declamato diritto della donna ad avere un figlio, con qualunque mezzo e per qualunque strada.

«La maternità è un’esperienza d’immenso valore – ha dichiarato Luigi Alici, presidente nazionale A.C.I. – che va facilitata e sostenuta. Ma non è un’esperienza da perseguire a ogni costo. Un figlio non può mai essere un diritto da rivendicare prima o contro i diritti del figlio stesso».

La Chiesa ha sentito il dovere di porre “un alt” di fronte all’assurda pretesa dell’uomo e della scienza di dominare la vita umana. Siamo tutti servi, non padroni della vita. Anche laici, liberi da pregiudizi, rabbrividiscono di fronte al tentativo di manipolare la vita. Oriana Fallaci, in un articolo del 3 giugno scritto per il Corriere della Sera affermava:

«Dietro questo referendum v’è un proposito inaccettabile e terrificante. Il progetto di reinventare l’uomo in laboratorio, trasformarlo in un prodotto da vendere… Il proposito di sostituirsi alla natura, manipolare la natura, cambiare, anzi sfigurare le radici della vita, disumanizzarla, massacrando le creature più inermi e indifese… Massacrare gli embrioni, riducendoli a farmaci da iniettare e da trangugiare, oppure facendoli crescere quel tanto che basta per macellarli come si macella un bove o un agnello, poi ricavarne tessuti e organi da vendere, come si vendono i pezzi di ricambio per un’automobile».

– I vescovi, inoltre, hanno forse avvertito i sintomi di un addormentamento delle coscienze di fronte a problemi così profondi e radicali. Fino a pochi mesi prima del referendum, i termini del problema risultavano sconosciuti e incomprensibili alla maggioranza della popolazione. C’era il rischio reale che si giungesse alla data del voto senza la conoscenza e la coscienza della gravità della posta in gioco. La presa di posizione netta della Chiesa è stata una specie di “terapia d’urto” che ha costretto le varie forze sociali a dichiarare il loro pensiero, a entrare nello scontro culturale, consentendo in tal modo ai cittadini di capire le conseguenze dell’eventuale cambiamento della legge. I 230 comitati Scienza e vita, coordinati da 17 centri regionali, hanno poi contribuito in maniera determinante a far capire il senso positivo che s’intendeva attribuire all’astensione.

– Infine è da ritenere che nella decisione della CEI abbia pesato anche la memoria delle esperienze negative del passato, in particolare di quelle relative al divorzio e all’aborto. Le scelte fatte dagli italiani, in quelle due circostanze furono superficialmente interpretate come lo specchio di un’Italia ormai secolarizzata. La Chiesa rimase sorpresa – fu scritto – perché si era illusa che la società fosse quella del passato. Bisognava forse anche domandarsi se la comunità cristiana avesse attivato adeguatamente tutte le proprie risorse per informare e sensibilizzare i votanti.

In questa circostanza, dietro la spinta dei vescovi, la mobilitazione della comunità cristiana, soprattutto nelle sue grandi associazioni e nei movimenti, (dalle ACLI a CL, dall’ACI, all’AGESCI, dal C.I.F. ai Focolarini, dalla Federazione delle Scuole Materne alla Comunità di S. Egidio) fu massiccia, capillare, costante e gli effetti si sono potuti constatare.

– La discesa in campo della gerarchia – per ritornare all’interrogativo sopra riportato – ha assunto queste espressioni eccezionali, perché eccezionale era la situazione, per la gravità dei problemi. «Il “non voto” precisava il card. Ruini, mira solo a difendere la vita umana nascente e a evitare che gli esseri umani diventino oggetto di sperimentazione».

Si può porre un parallelo con quanto è avvenuto in Spagna pochi giorni dopo il referendum. Di fronte alla decisione di Zapatero di far approvare la legge che equipara le unioni gay alle nozze civili, e prevede per le coppie omosessuali la possibilità di adozione, e di fronte al progetto di rendere più facile il divorzio e l’aborto, il Foro della Famiglia ha organizzato a Madrid il 19 giugno una marcia imponente di protesta. A tale manifestazione hanno partecipato diversi vescovi e cardinali e ha dato un esplicito appoggio la Conferenza episcopale. Di fronte all’accusa fatta ai vescovi di aver favorito la contrapposizione e la spaccatura della società spagnola, l’arcivescovo di Granada Javier Martinez rispondeva: «Ho la convinzione che i pastori debbano stare con il popolo. Il popolo cristiano è parte di questa manifestazione, perché la questione di fondo che solleva si riferisce alla dignità e alla verità dell’uomo. La maggior parte di chi ha sfilato appartiene al mondo cattolico: è proprio per questo che ho voluto accompagnare il popolo, perché non si senta abbandonato».

Qualche giorno più tardi il portavoce della Conferenza episcopale precisava: «Si è trattato di una misura eccezionale, di fronte a una situazione ancora più eccezionale».

 

IL DOPO

REFERENDUM

 

L’impegno profuso in occasione del referendum deve continuare su diversi fronti.

– Anzitutto va sviluppato l’impegno scientifico e culturale, nella diffusione dei valori che hanno sostenuto la campagna per la fecondazione assistita. Chi ha creduto al “si” e si è battuto per l’abrogazione dei relativi articoli, tornerà a riproporre le proprie tesi. Centodieci medici o esperti italiani, riuniti pochi giorni dopo il referendum in un congresso a Copenaghen, hanno sottoscritto una lettera al presidente Ciampi, informandolo sulla difficoltà di applicare la legge 40, e dichiarandosi disponibili al ricorso alla magistratura e alla disobbedienza civile, nel caso ad es. in cui, impiantando tre embrioni in una donna cardiopatica, con l’eventualità di una gravidanza plurima, si mettesse a rischio la vita della paziente.

Lo stato si dovrà impegnare, anche sotto la pressione del comitato Scienza e vita, per una qualche modifica della legge, in sede parlamentare, pur nella salvaguardia dei valori della vita.

Ma si dovranno temere soprattutto le insidie dei grandi interessi economici, nascosti dietro il paravento della ricerca scientifica. Basti pensare che ben 3.000 brevetti sono stati depositati – secondo il Financial Times – negli ultimi cinque anni, nel solo ambito delle cellule staminali.

Gli uomini e le donne di scienza che credono alla sacralità della vita, dovranno essere incoraggiati a continuare lo studio e la sperimentazione, utilizzando ad es. le staminali adulte e i cordoni ombelicali e rispettando in tal modo i parametri dell’etica.

– Un secondo fronte che sollecita l’impegno dei cattolici è quello relativo alla partecipazione politica. Sarebbe preoccupante che la diserzione dei seggi elettorali, legittimamente proposta dai vescovi, in questa circostanza, per gravi motivi etici, diventasse pretesto per alcuni per allargare il proprio disimpegno di fronte ad altri appuntamenti elettorali. Il voto costituisce un dovere civico ed etico, giacché tutti siamo responsabili di una corretta gestione della vita democratica.

Il prossimo referendum a cui saremo chiamati a dare il nostro apporto, riguarderà la revisione costituzionale, approvata recentemente dal parlamento. La revisione attuata, com’è noto, con i soli voti della maggioranza, solleva forti perplessità per una serie di motivi che toccano la funzione e l’equilibrio dei poteri democratici. È necessario non confondere questo tipo di referendum di tipo “confermativo” imposto dalla costituzione, con quello abrogativo di leggi ordinarie, che parte da una limitata richiesta popolare e che non vincola i cittadini.

– Infine è doveroso ricordare che il referendum del 13 giugno, ha registrato una straordinaria mobilitazione dei cattolici, quale non si vedeva da tempo. La spinta determinante è venuta dai vescovi, ma ciò non diminuisce l’entusiasmo, la creatività, l’efficienza e la serietà scientifica che hanno caratterizzato lo sforzo dei laici. È stata importante anche la metodologia sperimentata, quella cioè di non chiudersi in un “ghetto” ma di aprirsi al dialogo e alla collaborazione con uomini e donne di buona volontà, compresi atei e miscredenti.

Siamo in presenza di un “patrimonio umano e cristiano” che è doveroso tener vivo e alimentare per altre battaglie di civiltà e di difesa della vita.

Susanna Tamaro, la scrittrice della quale il Corriere della Sera ha pubblicato un lungo ed efficacissimo intervento, scriveva, a proposito di prossime battaglie: «Lo spettro di un prossimo intervento che vedo già occhieggiare è quello sull’eutanasia, che naturalmente verrà proposto sotto una nuova maschera scientista umanitaria: ‘volete morire tra atroci sofferenze, malattie umilianti, senza sapere quando, oppure spegnervi serenamente sul vostro letto, con i vostri cari accanto, nel momento in cui non sarete più in grado di affrontare con dignità la vita? Chi resisterebbe davanti a un invito così allettante?».

Al di là di questi temi particolari, è tutta la vita sociale del nostro paese, nelle sue più svariate articolazioni, che attende di essere rigenerata, risanata, riempita dei grandi valori della legalità, della libertà, della solidarietà, dell’uguaglianza, della difesa dei più deboli.

Va ricuperato, in chiave di attualità e di concretezza, quanto il Concilio auspica per i cristiani adulti: «I laici devono assumere il rinnovamento dell’ordine temporale come compito proprio, e in esso, guidati dalla luce del Vangelo e dal pensiero della chiesa e mossi dalla carità cristiana, operare direttamente e in modo concreto; come cittadini devono cooperare con gli altri cittadini… dappertutto e in ogni cosa cercando la giustizia del regno di Dio» (AA 7).

 

Giuseppe Pasini