IL DESIDERIO DI ESSERE FIGLI

 

In un celebre dipinto michelangiolesco è raffigurato il dito del Padre che sfiora appena il dito di Adamo, per non lasciarlo mai più. Ma Dio ci tocca nel modo ancor più profondo nel Figlio che dimora in noi, e nello Spirito che è stato effuso nei nostri cuori. Come captare questo contatto ancor oggi?

Luigi Accattoli, vaticanista del Corriere della Sera, sposato, con cinque figli, ci offre la sua risposta laica, imbevuta di un profondo vissuto familiare, richiamandoci alla preghiera così come ce l’ha insegnata un giorno Gesù.1 «Il Padre nostro mi fa felice, anzi mi esalta perché raccoglie in sette domande la “somma dei miei desideri”. Perché mi autorizza a parlare di Dio chiamandolo “padre”, e con ciò mi chiama a diventare figlio e fratello di ognuno. Perché mi garantisce che tutto questo non è un’illusione, dal momento che quelle parole ci furono dettate da Gesù, che mise in esse la sostanza della sua preghiera e la fece nostra» (p.6).

 

PREGHIERA

DONO E DESIDERIO

 

Come dice san Tommaso (pp. 59 e ss.) siamo invitati: 1) a chiedere in preghiera ciò che l’insegnamento di Cristo ci chiama a desiderare; 2) a sapere che la preghiera si fa interprete del nostro desiderio; 3) ad apprendere la scala di priorità riguardante i desideri. Dunque il Pater, preghiera “perfettissima”, ci modella e ci guida a far coincidere il desiderio e l’invocazione.

L’elemento della reciprocità è infatti rintracciabile in ogni domanda del Padre nostro: tutte le richieste invocano dal Padre ciò che egli vuole per i figli. In ognuno di esse, invocando il Padre ci esercitiamo a esserne figli. Così «la preghiera è il luogo dove il desiderio e il dono sono chiamati a incontrarsi» (p. 29). La via pratica per assimilare i nostri desideri a quelli del Padre è il nostro avvicinamento a Gesù, che abbiamo conosciuto, mentre il Padre mai nessuno l’ha veduto.

Le prime tre domande riguardanti Dio (il nome, il Regno, la volontà) sono dunque più importanti delle altre quattro che mirano alla nostra sorte. Si tratta innanzitutto dell’audacia di invocare qualcosa che riguarda Dio e di abitare a lungo nella preghiera di Gesù per esercitarci a desiderare secondo i suoi sentimenti. Per imparare ad ampliare e alzare il desiderio, a osare nel desiderio. In questo modo siamo invitati a trovare l’introvabile: il pane per tutti, il perdono e la liberazione dal male e dal maligno.

Ora, il desiderio trova il suo culmine nello sguardo e nell’abbraccio, entrambi silenziosi. Accattoli ci confida così che la sua preghiera si prolunga nel silenzio accanto a Gesù: per tenerlo in braccio bambino, per fargli compagnia sul monte, per svegliarlo quando dorme sulla barca sbattuto dalle onde, per starlo a vedere trasfigurato. La verginità è un profondo silenzio di tutte le cose, ricorda il nostro giornalista citando la beata Pierina Morosini, e aggiunge: «Chi non è vergine e non è consacrato ed è assordato dai figli e strattonato dagli affari e tirato a combattere, ha la necessità di recuperare, o conquistare, un minimo di silenzio perché in lui abiti e in lui viva la preghiera, appunto, silenziosa».

 

SGUARDO SUL MONDO

CON GLI OCCHI DEL FIGLIO

 

Ma questo tenere Gesù sempre con sé (Teresa d’Avila) non ci allontana dal mondo? No, piuttosto educa a guardarlo con gli occhi di Gesù.

Bisogna infatti ritrovare nello sguardo di Gesù l’intera scena della vita. Il Vangelo ci suggerisce che egli osserva sempre, prende su di sé e riferisce al Padre le varie situazioni umane nella loro secolarità. Il padre del figlio prodigo come immagine della misericordia del Padre, la vedova che getta due spiccioli nel tesoro del tempio come modello del giusto ecc. Il pubblicano come l’odierno promotore finanziario o l’usuraio, il ladrone della croce come il pentito di mafia, le peccatrici come le donne della tratta che escono dal giro. Gesù porta a modello dei giusti i pagani stranieri (il centurione, la donna cananea ) o l’extracomunitario (il samaritano).

Fare propria la sua veduta religiosa ci farebbe uscire facilmente dal nostro moralismo. «Il Gesù della vita e delle parabole è un uomo curioso d’ogni umanità, attento a cogliere ogni azione giusta e ogni sentimento buono che esce dal cuore dell’uomo. Capace di onorare ogni minima giustizia e bontà, verità e bellezza, compassione e misericordia disseminate nel suo popolo e fuori di esso». Gesù cerca i giusti e invita a riconoscerli: il Padre nostro è anche questo, un esercizio di ammirazione cristiana per guardare i contemporanei con gli occhi di Gesù.

Così si comprende meglio, anzi si amplia, la massima chassidica «L’uomo deve gridare a Dio e chiamarlo padre fino a che diventi suo padre»: dobbiamo gridare a Dio e chiamarlo padre fino a che diventi padre di tutte le creature che da lui sono venute e che di lui si sono dimenticate. Padre dei credenti, dei mal credenti e dei non credenti. L’intera preghiera fa rivivere l’avventura di Gesù sulla terra: che dialoga col “Padre mio e Padre vostro”, che ci sollecita ad affrettare il regno dell’Abbà, che ci rivela la sua volontà fondamentale di non perdere nessuno dei suoi figli, che rimette alla sua provvidenza il pane di cui abbiamo bisogno ogni giorno, la misericordia-aiuto contro le tentazioni e la liberazione dal male e dal principe del male.

Diceva Tertulliano che il Padre nostro è la sintesi di tutto il Vangelo. Con questo spirito Accattoli ci regala questa rivisitazione entusiasta e riconoscente. Egli è convinto che l’invadenza del mercato non ha fatto scomparire la fede, ma l’ha fatta rifugiare nell’intimo dei cuori (p. 13). «Fossimo anche soltanto dieci, o due, potremmo sempre dire a nome di tutti “Padre nostro”. Sento che è lecito invocare il Padre per conto di chi non lo fa mai. Sento che la prima risposta alla diminuzione dei credenti dovrebbe essere questo allargamento della preghiera e delle sue responsabilità…. Capita che i cristiani mostrino un’aria mortificata, a motivo dei tempi avversi. Ma non dovrebbero, se solo ricordassero che Gesù ha insegnato loro a parlare al Padre. Che è tale nella buona e nella cattiva sorte». La preghiera di Gesù costituisce anche una riserva ecumenica, cioè una risorsa di unità tra i cristiani che non viene mai meno. Chissà che un giorno il Credo non basti a fare l’unità della dottrina e il Padre nostro quella dell’orazione tra tutti i cristiani.

La preghiera di Gesù inizia col Padre e finisce col Maligno. Essa segnala in fondo la drammaticità della nostra condizione: invochiamo il Padre assediati dal satana. Ebbene, se abbiamo percorso il cammino delle sette domande a cuore aperto, intuiamo proprio il cuore del Padre pronto a accoglierci e proteggerci. Infatti, Dio prende su di sé i nostri modi di vivere, come il Figlio di Dio prende le nostre passioni (Origene). Così si può proclamare con gioia: Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni e con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo».

 

M.C.

 

1 ACCATTOLI L., Il Padre Nostro e il desiderio di essere figli. Vademecum di un giornalista per abitare a lungo nella preghiera di Gesù, Bologna 2005, EDB, pp. 71, € 6,00.