COME ONORARE IL DONO DELLA PACE
La pace è l’effetto
più evidente della salvezza di Dio, dono manifestato nella presenza di Gesù e
nell’azione messianica di lui che chiede di vivere il comandamento dell’amore.
Il Dio di Gesù Cristo è un Dio di pace._L’affermazione
discende da tutta la predicazione di Gesù, che annuncia un regno di giustizia e
di pace, e domanda ai suoi ascoltatori di vivere il comandamento dell’amore;
proviene dal suo agire, che assume in prima persona gli impegni e le esigenze
del regno di Dio proclamato agli altri e soprattutto dalla sua morte in croce,
scelta radicale di amore «fino alla fine» (Gv 13,1), che attesta un perdono
senza riserve: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Lc
23,34).
D’altra parte, la pace entra nell’azione messianica di
Gesù come elemento decisivo: «Va’ in pace e sii guarita dal tuo male» (Mc
5,34), dice Gesù alla donna emorroissa che aveva toccato il suo mantello.
La pace è effetto della presenza di Gesù quale Messia di
Dio che compie le promesse e instaura il Regno.
Né questa pace si riduce allo star bene, al recupero
della salute fisica, se la stessa ingiunzione è rivolta anche a chi ha peccato.
Alla donna che bagna di lacrime i suoi piedi e li asciuga
con i suoi capelli, profumandoli di balsamo, Gesù comanda con autorità –
l’autorità stessa di Dio – «La tua fede ti ha salvata: va’ in pace!» (Lc 7,50).
Come a dire che la pace donata da Gesù è la piena riconciliazione con Dio, la
possibilità di ristabilire l’alleanza infranta dal peccato, che – secondo la
mentalità antica, registrata anche dalle Scritture – era la causa di ogni male.
È la salvezza, offerta a quanti si pongono in ascolto di
Gesù e riconoscono nella sua parola e nella sua azione l’ora di Dio che adempie
le promesse, il tempo della grazia che si manifesta nel ministero messianico
dell’uomo di Nazaret: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete al Vangelo!» (Mc 1,15). Invito rivolto a tutti, senza
distinzione: «Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui
poveri, storpi, ciechi e zoppi» (Lc 14,21).
Invito che, tuttavia, divide: se infatti, «non i sani
hanno bisogno del medico, ma i malati», se Gesù è venuto a «chiamare non i
giuti, ma i peccatori» (Mt 9,12s), quanti si considerano in diritto di
rivendicare il Regno anteponendo le opere dell’uomo alla misericordia di Dio,
di fatto si collocano fuori dalla logica del regno di Dio e sono esclusi dai
suoi beni, quindi anche dalla pace.
Solo chi accetta il paradosso – che per i benpensanti
diventa scandalo – della misericordia di Dio per i peccatori è «adatto» per il
regno di Dio.
Perché solo chi si è lasciato raggiungere da questa
presenza sconvolgente dell’amore di Dio è disposto a misurarsi con un
cambiamento di mentalità che sovverte tutti i criteri e i parametri più
consolidati: «Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella
degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli[…]. Avete inteso
che fu detto: Occhio per occhio, dente per dente; ma io vi dico di non opporvi
al malvagio; anzi, a chi ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche
l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu
lascia anche il mantello […]. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo
e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i
vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste che fa sorgere
il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e
sopra gli ingiusti. Infatti, se amate solo quelli che vi amano, che merito ne
avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai
vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i
pagani?» (Mt 5,20.38-40.43-48).
Non si tratta del programma non-violento di un messia
politico o di un pacifista ante litteram.
Per quanto, nelle condizioni sociali di allora,
attraversate da moti di ribellione contro la pax romana e le sue strutture di
potere, le parole di Gesù potessero avere anche risonanze e ripercussioni
politiche, il comandamento dell’amore proposto da Gesù è piuttosto la risposta
al Dio della misericordia: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre
vostro» (Lc 6,36).
La pace è l’effetto più evidente della salvezza di Dio
che ha trasformato la vita dell’uomo.
È questa pace che i discepoli di Gesù – di ieri, di oggi
e di sempre – sono chiamati a portare a tutti, anche a rischio della propria
vita.
Dario Vitali
da Se la pace è
donna, EDB, Bologna 2005.