MATRIMONIO TRA IDEALE E FRAGILITA’

 

«Matrimonio e famiglia non sono in realtà una costruzione sociologica casuale, frutto di particolari situazioni storiche ed economiche. Al contrario, la questione del giusto rapporto tra l’uomo e la donna affonda le sue radici dentro l’essenza più profonda dell’essere umano e può trovare la sua risposta soltanto a partire da qui… l’uomo è creato a immagine di Dio, e Dio stesso è amore. Perciò la vocazione all’amore è ciò che fa dell’uomo l’autentica immagine di Dio: egli diventa simile a Dio nella misura in cui diventa qualcuno che ama. Da questa fondamentale connessione tra Dio e l’uomo ne consegue un’altra: la connessione indissolubile tra spirito e corpo: l’uomo è infatti anima che si esprime nel corpo e corpo che è vivificato da uno spirito immortale… Parimenti, la sessualità umana non sta accanto al nostro essere persona, ma appartiene ad esso. Così, dalle due connessioni, dell’uomo con Dio e nell’uomo del corpo con lo spirito, ne scaturisce una terza: quella tra persona e istituzione. La totalità dell’uomo include infatti la dimensione del tempo, e il “sì” dell’uomo è un andare oltre il momento presente: nella sua interezza, il “sì” significa “sempre”, costituisce lo spazio della fedeltà. Solo all’interno di esso può crescere quella fede che dà un futuro e consente che i figli, frutto dell’amore, credano nell’uomo».

Così, con lucidità, papa Benedetto XVI ha recentemente illustrato alla diocesi di Roma la visione cristiana del matrimonio: questo ci sembra anche la prospettiva migliore in cui inserire la riflessione di Marciano Vidal (teologo della Pontificia università Comillas di Madrid), imperniata sul nucleo fondamentale della comunità di vita e amore coniugale .

Si tratta di ribadire, da un parte, la necessaria etica dell’eccellenza senza sconti circa l’ideale della coppia coniugale, e, dall’altra parte, una tradizione in cui la benevolenza pastorale ha una funzione salvifica e risanatrice. Infatti anche in questo nostro tempo la Chiesa sa bene quanto siano distanti il suo messaggio e l’umana debolezza di coloro cui è affidato il Vangelo (Gaudium et spes 43). Più precisamente allora si tratta di affrontare la sfida di configurare una nuova sintesi tra la sapienza cristiana e la cultura attuale del matrimonio.

 

TRA ECCELLENZA

E BENEVOLENZA

 

Il bilancio della storia del matrimonio ha fissato i valori decisivi (monogamia, indissolubilità, finalità procreativa, fedeltà) e, insieme, alcuni punti critici: la comprensione della sessualità a prescindere dalla procreazione, la difesa dell’istituzione più che delle persone, la visione prevalentemente individualista (pp. 86-88). Lo snodo innovativo costituito dalla concezione personalista del Vaticano II ha comunque portato a una duplice sensibilità: la presa di coscienza del matrimonio muovendo più dalla coppia che dalla istituzione; la presa di coscienza della vita di coppia partendo dalla coniugalità più che dall’individualismo relazionale. La coppia coniugale (da coniugium = alleanza) sintetizza dunque il contenuto dell’alleanza matrimoniale, secondo la famosa formula conciliare: “l’intima comunità di vita e di amore coniugale” (GS 48).

Coniugalità è allora sponsalità che si esprime mediante la struttura del dono reciproco. In questo modo, forse, si può dare una spallata decisiva a quella mentalità sottesa al detto di Demostene: le concubine, per la conversazione; le spose per i figli; e le cortigiane, per il piacere! Infatti, ricollocare la vita della coppia nell’area del gioco di amore coniugale significa offrirle l’orizzonte più adeguato per il dispiegamento delle funzioni autentiche all’interno della complessa realtà matrimoniale.

Di conseguenza, abbiamo almeno quattro valori dell’amore coniugale, da far fiorire per contrastare fattori infantili e pressioni istituzionali o possessive (pp. 164 e ss.): la fede nel suo valore umanizzante (comunicazione, fedeltà, pienezza erotica, fecondità), la sua originalità rispetto al modello parentale-familiare, la sua dialettica tra intimità e apertura (oltre proibizioni giuridiche o condanne moralistiche), la sua potenzialità in ordine alla trasformazione sociale (promozione della giustizia e dell’eguaglianza). Partendo da questi orientamenti antropologici, la morale coniugale può essere legittimamente re-impostata come etica dell’amicizia.

 

TRA DISCERNIMENTO

E GUARIGIONE

 

In tale visione la sessualità e l’amore hanno perciò un valore in se stessi e non ricevono la loro legittimazione dal matrimonio. Essi hanno anche una struttura che va rispettata perché abbiano la loro autentica realizzazione. Una relazione sessuale piena deve essere espressione di un amore totale, esclusivo e definitivo. La sessualità è poi pienamente umana solo se è storicamente e culturalmente istituzionalizzata. La fede cristiana ha, di conseguenza, il diritto e l’obbligo di esaminare criticamente ogni istituzionalizzazione perché realizzi i valori umani e cristiani. In questo senso è naturale il conflitto tra coscienza e legge, tra legge e Vangelo.

Il luogo concreto di tale conflittualità può essere esemplificato dalle cosiddette “situazioni irregolari”: matrimoni per esperimento, unioni libere di fatto, matrimoni solo civili tra battezzati, separati e divorziati non risposati, divorziati risposati (cf. Familiaris consortio 79-84). Tali situazioni costituiscono un’autentica sfida e chiedono una creativa teologia dell’errore, del fallimento e della fragilità, una sapiente legge di gradualità e una prudenza pastorale. Per quanto riguarda le unioni di fatto (coppie eterosessuali stabili), Vidal ritiene che occorre regolamentarle con giustizia ed equità, non equiparandole al matrimonio ma dando loro uno statuto peculiare con norme sugli effetti civili (soprattutto a tutela dei figli). Circa il matrimonio meramente civile tra battezzati, contratto nella prospettiva del diritto alla libertà di coscienza, non deve essere considerato come un concubinato: può invece diventare una tappa previa per accedere al sacramento.

Per quanto riguarda lo spinoso tema del divorzio, la pastorale deve adottare una posizione di evangelizzazione (pp. 309 e ss.) in un duplice versante: intra-ecclesiale (catecumenato progressivo alle giovani coppie) e extra-ecclesiale (proclamazione dei valori umani di matrimonio e famiglia). Inoltre occorre presentare, nei confronti di una mentalità divorzista diffusa, il bene dell’indissolubilità come espressione dei valori della fedeltà e della stabilità, coscienti che una nuova ansia di felicità e di realizzazione personale a tutti i costi ha prodotto una educazione permissiva e una generazione poco disposta a sopportare frustrazioni private di coppia. Verso i divorziati risposati è necessario un serio discernimento, identificando e curando in particolare: coloro che sono stati abbandonati del tutto ingiustamente, coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, coloro che in coscienza sono certi della invalidità del precedente matrimonio ormai irrimediabilmente distrutto.

Il volume è, di fatto, un incentivo a scoprire la necessità di una vera e propria “arte” dell’amore che culmini nella morale dell’amicizia coniugale, secondo la quale si vuole e si opera il bene dell’altro, si dialoga con rispetto e si vive in concordia. Infatti, traguardo di ogni formazione umana è la capacità di passare dall’egoismo all’amore, che vede l’altro sempre come un fine e non come uno strumento di cui servirsi.

 

M. C.

1 VIDAL M., Il matrimonio tra ideale cristiano e fragilità umana, Editrice Queriniana, Brescia 2005, pp. 347, € 26,00.