ESPERIENZE IN GIAPPONE
IL FASCINO DELL’EUCARISTIA
Padre Di Bello è un missionario del Pime, di 64 anni, che
ha trascorso esattamente metà della sua vita, ossia 32 anni, in Giappone, a
servizio di varie parrocchie. In questa breve intervista descrive le gioie e le
difficoltà della vita missionaria in un paese dove il messaggio cristiano
sembra molto lontano dalla cultura locale, ma nello stesso tempo anche
“affascinante e sorprendente”.
Può sembrare strano, ma ciò che affascina in maniera
particolare i giapponesi è sopratutto l’Eucaristia.
Che importanza ha
l’Eucaristia nella sua opera missionaria in Giappone?
L’Eucaristia è la sola cosa che funziona sempre.
Nonostante la sua realtà teologica è l’unica cosa che tocca tutti in
profondità. Posti di fronte al corpo di Cristo, i giapponesi sono perplessi.
Fanno fatica a comprenderne il suo significato intellettuale e filosofico, ma
percepiscono il mistero del rito.
Questo aspetto è quanto mai vicino alla loro cultura.
Lo scintoismo (religione nazionale giapponese) comprende
vari riti che pongono il fedele in contatto con i misteri della natura, i
cambiamenti delle stagioni, e i propri antenati.
Ma mettendo le persone in contatto con il mistero di Dio
incarnato, l’Eucaristia rende possibile di avere un contatto stretto con Dio.
La gente è affascinata dalla possibilità di avere un contatto diretto con la
divinità, di partecipare “dal di dentro” al mistero di Dio.
Diversamente dai templi buddisti e scintoisti, che
vengono visitati solo poche volte all’anno, restando fuori, nel cristianesimo
la gente “entra” e partecipa su base settimanale all’incontro con Dio.
Cosa attira la gente
a un momento come questo in una società altamente sviluppata? Non può essere
solo il fascino per il rito. Dove e quando tocca il cuore?
Lo stile frenetico di vita e la mancanza di un forte
punto di riferimento rende la gente più vulnerabile.
Ma incontrando Cristo essi si sentono salvi. Nella
società giapponese non c’è niente di simile. Avere un giorno a parte per
coltivare incontri regolati è qualcosa di estraneo alla cultura e alla
mentalità nazionale. L’Eucaristia è l’unico momento per trovarsi insieme.
I giapponesi fanno molte cose insieme ma sempre come
parte di gruppi specializzati e settoriali, non come parte di un tutto più
grande dove ciascuno si unisce agli altri senza distinzioni. Solo la Chiesa
offre loro questa possibilità.
La gente lo apprezza e ama partecipare alla messa
domenicale. Alcuni parrocchiani mi hanno detto che ciò offre loro la
possibilità di incontrare gli altri e che la comunione domenicale dona loro la
forza di far fronte al resto della settimana.
Si può costatare questo desiderio di stare con gli altri
dopo la messa quando molti fedeli si attardano in chiesa per incontrare gli
altri parrocchiani.
Questo fatto ha indotto molte chiese parrocchiali a
creare delle aree dove la gente può socializzare, mangiare e bere...
Una possibilità di
incontrarsi in una società frenetica, ma il Giappone è anche una società
multiculturale...
Come dice Paolo: «Voi che un tempo eravate i lontani
siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo» (Ef 2,13).
L’Eucaristia elimina ogni differenza culturale, sociale e
anche etnica. In una società multiculturale l’importanza di Cristo quale punto
di incontro aumenta. Filippini, vietnamiti, srilankesi, brasiliani hanno tutti
i loro tratti caratteristici, ma al centro c’è l’Eucaristia.
Noi riceviamo ogni genere di proposte che mostrano quanto
sia forte il desiderio di incontrarsi attorno all’eucaristia, anche al di fuori
della messa domenicale. Per esempio alcuni srilankesi mi hanno chiesto di
tenere un’ora di culto il venerdì, proprio perché così viene loro offerta la
possibilità di incontrarsi a metà settimana.
La Chiesa è percepita come un luogo dove le differenze
sociali scompaiono, dove ciascuno si sente accolto a prescindere dal proprio
stato sociale. Molti di quanti si convertono soffrono di problemi psichici,
sono emarginati dal resto della società e per essi Dio rappresenta una
speranza. Ma ci sono anche coloro che giungono al cristianesimo al termine di
una ricerca personale.
Perché i giapponesi
si convertono e come?
La gente scopre la gioia del cristianesimo, ma in
Giappone il problema sta nel trovare delle vie per raggiungere le persone. Per
questa ragione è necessario approfittare di ogni opportunità.
La croce, assieme all’Eucaristia costituisce un mistero
fondamentale nell’atto della conversione. Per esempio, io ho battezzato
Takahara Naohiro, 25 anni, un attaccante della nazionale di calcio giapponese.
Ci si può chiedere come mai una persona ricca e famosa ha sentito il bisogno di
Cristo. È stato incontrando la croce.
Takahara è rimasto coinvolto in due seri incidenti e dopo
l’ultimo ha deciso di farsi battezzare. L’ho battezzato col nome di Paolo
perché, come il santo, è un tipo grintoso.
Altre conversioni, soprattutto tra i protestanti, hanno
luogo via internet.
Ogni anno io ho battezzato circa un centinaio di persone.
Anche se molti sono figli di immigrati, si tratta sempre
di un numero considerevole.