ETÀ ANZIANA

MA SEMPRE “GIOVANE”

 

Una religiosa delle suore dell’Immacolata concezione di Ivrea, che lavora nella casa di riposo per suore anziane di Copreno (Milano), ci ha inviato queste frasi sapienziali sulla “beatitudine” dell’età anziana, di cui è continuamente testimone, tratte da affermazioni di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

 

Si è sempre giovani  nella misura  in cui  si fa propria una duplice terapia.

 

Una terapia orante

 

La preghiera, la comunione con Dio, l’eternamente giovane (Benedetto XVI, Messaggio 20-4-2005) rende giovani,  mantiene inalterata la giovinezza dello spirito: “Salirò all’altare di Dio,  al Dio che allieta la mia giovinezza”  (dalla liturgia).

I santi questo ci insegnano: veri contemplativi di Dio, in colloquio continuo con lui, irradiano gioia, quella gioia esplosiva che caratterizza un cuore  giovane e  «sempre; giovane infatti è colui che vive rivolto verso l’eterno – nonostante l’età avanzata – di questa perenne giovinezza, di una sorprendente giovinezza e vigoria dello spirito fa la più viva  esperienza» (Giovanni Paolo II, Lettera agli anziani, 12).

 

Una terapia occupazionale

 

Il lavoro, l’occupazione psicofisica mantiene costantemente “in forma” la persona:

– tonifica la mente, provocandola a essere inventiva, perspicace, creativa...

– apre il cuore all’oblatività, all’amore,  al sincero dono di sé...

– esercita le facoltà somatiche mediante un efficace e naturale esercizio fisioterapico che snellisce, allena, vivacizza l’organismo.

L’attuale pontefice Benedetto XVI si autodefinisce «un  semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore». E “lavoratore” è anche Dio: «Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti» (sono le prime sue parole, 19 aprile 2005). Il suo predecessore Giovanni Paolo II ha fatto dell’intera sua esistenza e degli oltre 26 anni di pontificato una ininterrotta e immensa attività  pastorale, pur tra inaudite sofferenze con 7 ricoveri in ospedale e 177 giorni di degenza.

 

«Lodiamo, benediciamo, ringraziamo il Signore per il dono della anzianità»:

 

Tempo privilegiato di grazia

 

“Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” (Sal 90,12). «Sono anni da vivere con un senso di fiducioso abbandono nelle mani di Dio, Padre provvidente e misericordioso; un periodo da utilizzare in modo creativo in vista di un approfondimento della vita spirituale mediante l’intensificazione della preghiera e l’impegno di dedizione ai fratelli nella carità.

Sono perciò da lodare tutte quelle iniziative sociali che permettono agli anziani sia di continuare a coltivarsi fisicamente, intellettualmente e nella vita di relazione, sia di rendersi utili, mettendo a disposizione degli altri il proprio tempo, le proprie capacità e la propria esperienza» (Giovanni Paolo II, Lettera agli Anziani, 16).

 

Tempo fecondo di bene

 

“Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi” (Sal 92,15).

«A voi religiosi e religiose anziani, che per lunghi anni avete servito fedelmente la causa del regno dei cieli, dico che la Chiesa ha ancora bisogno di voi. Essa apprezza i servizi che ancora vi sentite di prestare, conta sul vostro apporto di prolungata preghiera». 

«La comunità cristiana  può ricevere molto dalla serena pazienza di chi è avanti negli anni. Quanti trovano comprensione e conforto in persone anziane, sole o ammalate, ma capaci di infondere coraggio mediante il consiglio amorevole, la silenziosa preghiera, la testimonianza della sofferenza accolta con paziente abbandono! Proprio mentre vengono meno le energie e si riducono le capacità operative questi nostri fratelli e sorelle diventano più preziosi nel disegno misterioso della Provvidenza» (ivi, 13). 

 

Tempo gioioso nell’attesa

 

“Vieni, Signore Gesù. Amen!” (Ap 22,20). «Se la vita è un pellegrinaggio verso la patria celeste, la vecchiaia è il tempo in cui più naturalmente si guarda alla soglia dell’eternità. Resta però sempre vero che il dono della vita, nonostante la fatica e il dolore che la segnano, è troppo bello e prezioso perché ce ne possiamo stancare. La vita terrena è bella e va vissuta fino in fondo; essa però non è il valore ultimo sicché il tramonto dell’esistenza, nella percezione cristiana, assume i contorni di un “passaggio”, di un ponte gettato dalla vita alla vita, tra la gioia fragile e insicura di questa terra e la gioia piena che il Signore riserva  ai suoi servi fedeli: “Entra nella gioia del tuo Signore!» (Mt 25, 21).

 

«Il gusto della vita, fondamentale dono di Dio, non contrasta quel desiderio dell’eternità, che matura in quanti fanno un’esperienza spirituale profonda, come ben testimonia la vita dei santi».

Di sé Giovanni Paolo II diceva: «Nonostante le limitazioni sopraggiunte con l’età, conservo il gusto della vita. Ne ringrazio il Signore! È bello potersi spendere fino alla fine per la causa del Regno di Dio. Al tempo stesso, trovo una grande pace  nel pensare al momento in cui il Signore mi chiamerà: di vita in vita!» (Giovanni Paolo II, Lettera agli anziani).

«Vivere  l’anzianità, nella “preghiera intensa” e nella “carità operativa” è  sperimentare di essere veramente un tesoro la Chiesa, una benedizione per il mondo».  (Giovanni Paolo II, Discorso, 19-11-1880).

 

Sr. Maria Giuseppina Fumagalli