LA VITA UMANA E I REFERENDUM

UN DIRITTONON NEGOZIABILE

 

L’invito a non andare a votare ai referendum indica una precisa volontà di non accettare che vengano indetti referendum su questioni di vita e di morte. Non si tratta di assenteismo, ma di una scelta tesa a difendere importanti paletti a protezione della vita e della dignità umana posti dalla norma stessa.

 

Il tema dei referendum ormai da tempo ha scatenato sui mezzi di comunicazione un vero e proprio battage mediatico, soprattutto in quelli che appartengono a un’area culturale ben precisa e identificabile che vorrebbero praticamente svuotare la legge 40, invitando gli elettori a votare sì all’abrogazione dei quattro quesiti proposti.

Sulla complessità e delicatezza di questo argomento e l’assoluta incongruenza di uno strumento come quello referendario, che affida a una scelta secca tra un sì e un no il diritto non negoziabile della vita umana già molto è stato scritto e la discussione è destinata a diventare ancor più accesa a mano a mano che si avvicina la data della votazione stabilita per il 12-13 giugno prossimi. Anche noi abbiamo pubblicato un illuminante articolo a firma di Sabatino Maiorano, preside dell’Alfonsianum di Roma (Testimoni n. 4, 2005), ripreso anche da Avvenire (24 marzo) e ora ritorniamo su questo argomento con un’intervista all’on. Tarzia, da anni impegnata in prima linea nella difesa del diritto alla vita.1 Olimpia Tarzia vive a Roma, è sposata e madre di tre figli. Laureata in scienze biologiche, si è perfezionata in bioetica. Fin dal 1977 ha profuso uno straordinario impegno in difesa dei diritti umani, a partire dal diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale, della dignità della persona, della famiglia.

È tra i fondatori del Movimento per la vita italiano, di cui è segretaria generale, e in venticinque anni di appassionato lavoro si è prodigata per la diffusione del Movimento che a oggi conta migliaia di volontari, presenti in 600 centri sparsi sul territorio nazionale, che hanno consentito, aiutando le mamme in difficoltà, la nascita di 65.000 bambini che non sarebbero mai nati. È responsabile nazionale UDC per la famiglia e nella sua attuale attività istituzionale alla regione Lazio presiede la Commissione per le politiche familiari e pari opportunità ed è presidente dell’Osservatorio permanente sulle famiglie.

 

OnorevoleTarzia, in questi ultimi tempi i mezzi di comunicazione hanno affrontato il tema del diritto alla vita. Di cosa si tratta?

 

Il diritto alla vita, in questa nostra epoca, viene spesso negato da un certo laicismo assolutista e fondamentalista, da cui anzi è spesso considerato una sorta di fissazione dei cristiani, ai quali viene, per gentile concessione, permesso di credere purché all’interno delle segrete stanze dei conventi.

I sostenitori di tale atteggiamento, ergendosi a difesa del cosiddetto “stato laico”, dimenticano che proprio uno “stato laico” si basa su principi democratici che affondano le proprie radici nei diritti umani, e il primo tra i diritti umani è propriamente il diritto alla vita.

Va affrontata con serenità, ma con determinazione e chiarezza la questione etica e il diritto alla vita. A volte ho l’impressione che tra i cattolici vi sia una sorta di complesso di inferiorità culturale. A volte sembra che le accuse immancabili di essere oscurantisti, medioevali, talebani2 che ci vengono rivolte quando parliamo in difesa del diritto alla vita, abbiano sortito il loro effetto intimidatorio. A chi ci accusa di essere antidemocratici perché imporremmo la nostra morale a uno stato laico, bisogna avere il coraggio di rispondere che il diritto alla vita non ha e non deve avere colore, né religioso né politico.

Il piccolo bambino concepito non è un “fatto politico”, non è un “invenzione della Chiesa”: è un figlio! Il più piccolo, il più debole, il più indifeso figlio della comunità umana.

 

Qual è a suo giudizio il tema più importante del momento, relativamente al diritto alla vita?

 

Tra gli scenari che si aprono innanzi c’è la questione della fecondazione artificiale. Si è detto che la legge 40 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita” è la legge dei cattolici: niente di più falso. L’unica legge sulla fecondazione artificiale eticamente accettabile per un cattolico sarebbe quella che la vieta, sia essa omologa che eterologa, poiché le tecniche utilizzate comportano perdite di vite umane inaccettabili in termini di difesa della vita e della dignità umana del concepito.

Ma la legge 40 / 04 approvata dal parlamento ha senza dubbio posto dei paletti importanti: divieto di clonazione, di congelamento, di fecondazione artificiale eterologa (che, quanto meno, limita il numero di perdite di vite umane e mantiene l’unicità di identità genitoriale, poiché ogni figlio ha diritto ad avere un papà e una mamma che siano tali sia geneticamente che giuridicamente), di selezione eugenetica degli embrioni (diagnosi preimpianto), di sperimentazione sull’embrione (se non per finalità esclusivamente terapeutiche), di commercializzazione degli embrioni o della surrogazione della maternità (il cosiddetto utero in affitto). Inoltre la legge 40/04 vieta la produzione di embrioni umani a fini di ricerca o di sperimentazione e comunque non a fine procreativo, vieta la riduzione embrionale, limita a tre il numero massimo di embrioni per un unico e contemporaneo impianto e consente l’obiezione di coscienza.

Ma soprattutto all’articolo 1 cita: «La presente legge assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito».

Ecco la novità principale: si parla di “diritto” e non di “tutela” (anche le cose vengono tutelate, come i beni artistici e patrimoniali, ma il diritto è riferito solo all’essere umano); si parla di “soggetto” e ciò implica un concetto giuridico ben chiaro; si parla infine di concepito ed è assolutamente il termine più appropriato per identificare l’essere umano all’inizio della sua esistenza.

Nell’approvazione della legge ha vinto la ragione sulla intolleranza ideologica. Hanno prevalso, come deve essere in una corretta visione della giurisprudenza, i diritti del più debole e indifeso: il piccolo concepito, che vede in questa legge maggiormente tutelati il suo diritto alla vita e la sua dignità umana.

Ha prevalso un nuovo femminismo a dispetto di chi ossessivamente continua a ripetere che questa legge è contro le donne; si è affermata una nuova, trasversale rappresentanza politica di milioni di donne che nel nostro paese testimoniano, nel silenzio, la profonda alleanza tra la donna e la vita concepita; si è affermato il vero specifico femminile che è di porsi sempre dalla parte dei più deboli.

Sono uscite sconfitte le lobby economiche che sulla pelle delle donne e dei bambini hanno usato tutti i mezzi, e che ora stanno montando una grancassa mass mediatica mai vista, pur di non perdere guadagni impressionanti provenienti dallo sfruttamento della sofferenza delle coppie sterili. Si è affermato un nuovo percorso culturale-politico che vede nell’etica un riferimento imprescindibile per l’azione politica.

Detto questo, il pericolo maggiore che corriamo in questo momento è il cambiamento in peggio della legge.

 

Nei prossimi mesi si terranno nel nostro paese i referendum riguardanti la legge 40/04. Qualora fossero approvati, cosa accadrebbe?

 

Da un lato ci sono i 4 referendum parzialmente abrogativi, ritenuti ammissibili dalla Consulta, che si terranno tra il 12/13 giugno (la Consulta ha infatti dichiarato inammissibile il referendum totalmente abrogativo). I 4 referendum ammessi, però, sono ugualmente da rigettare perché, qualora fossero approvati, reintrodurrebbero la possibilità di clonare gli embrioni e di congelarli; la possibilità di produrre più di tre embrioni e la facoltà di non impiantarli tutti; l’apertura alla fecondazione eterologa, sia in forma esplicita che implicita, consentendo cioè che si possa procedere alla fecondazione artificiale anche nei casi di coppie non sterili. In una parola: la totale cancellazione di tutti i diritti del concepito.

Dall’altro lato ci sono le 6 proposte di modifiche di legge presentate, quattro al senato e due alla camera. Tutte queste ipotesi di modifica sono da rigettare ugualmente perché in un modo o nell’altro cercano di reinserire le stesse inaccettabili liceità a cui puntano i referendum parziali.

 

Qual è il comportamento che ogni uomo veramente laico, cioè chiamato al rispetto dei diritti fondamentali, potrà e dovrà avere, secondo il suo parere, nei prossimi teferendum?

 

Il comitato Scienza e Vita, costituitosi a difesa della legge 40, ha chiaramente indicato la linea del non voto. E proprio il cardinale Ruini, durante la prolusione con la quale ha aperto i lavori del Consiglio permanente della conferenza episcopale italiana il 7 marzo scorso, ha ribadito: «È chiaro il senso dell’indicazione di non partecipare al voto: non si tratta in alcun modo di una scelta di disimpegno, ma di opporsi nella maniera più forte ed efficace ai contenuti dei referendum e alla stessa applicazione dello strumento referendario in materie di tale complessità».

L’invito a non andare a votare ai referendum indica una precisa espressione di volontà di non accettare che vengano indetti referendum su questioni di vita e di morte. Non si tratta di assenteismo, ma di una scelta tesa a difendere la legge 40, particolarmente per quanto riguarda gli importanti paletti in difesa della vita e della dignità umana posti dalla norma stessa. Non votare vuol dire prendere posizione, una posizione in difesa della legge 40 / 04 che rappresenta da ogni punto di vista una sorta di “linea del Piave”, assolutamente invalicabile, perché il venire meno di alcuni suoi punti qualificanti la svuoterebbe di significato. Perché sulla vita umana non possiamo ammettere “deroghe”. Qui c’è in ballo il tipo di società futura in cui vivranno i nostri figli, e su certe questioni fondamentali di natura etica non è possibile scendere a compromessi. Siamo dunque chiamati a squarciare il fitto velo di equivoci che si è alzato sulla vita nascente, a smantellare una per una, non con affermazioni di fede, ma col buonsenso e con la conoscenza di ciò che la scienza libera e onesta oggi sa dire con oggettività sull’inizio della vita, le infinite bugie che, attraverso il frastuono di buona parte dei mezzi di comunicazione, stanno confondendo le menti. Siamo chiamati a smascherare la manipolazione del linguaggio teso ad allontanare la consapevolezza delle coscienze rispetto ai valori in gioco: la vita e la dignità di ogni essere umano a partire dal concepimento. Siamo a una svolta epocale, che ci richiede consapevolezza, coraggio e determinazione, come ci ricorda il Santo Padre nell’ Evangelium vitae, 95: «Urgono una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico per mettere in atto una grande strategia a favore della vita».

 

Giovanni Gattuso

1 Per un approfondimento del tema si può consultare il sito www.olimpiatarzia.it

2 A titolo d’esempio, basti ricordare che subito dopo l’approvazione della legge da parte del parlamento, un esponente di primo piano della sinistra, condividendo una convinzione ampiamente condivisa nel suo schieramento politico, aveva parlato di un ritorno al medioevo!