LETTERA ALLE
CLAUSTRALI
In Italia vivono attualmente 6.672
claustrali e 321 novizie distribuite in 468 comunità. Ad esse mons. Francesco
Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto e l’arcivescovo Angelo Comastri,
presidente del comitato per i congressi eucaristici nazionali hanno inviato una
lettera – che pubblichiamo qui di seguito – per chiedere che accompagnino con
la preghiera il prossimo XXIV Congresso eucaristico nazionale che avrà luogo a
Bari dal 21 al 29 maggio.
Carissime
Sorelle
Come ben
sapete, in questo Anno dell’Eucaristia la Chiesa italiana si ritroverà dal 21
al 29 maggio per celebrare a Bari il XXIV congresso eucaristico Nazionale.
Vogliamo condividere con tutte voi la trepidante attesa per questo evento, che
ci auguriamo possa essere un’occasione di grazia per quanti vi parteciperanno e
una testimonianza di fede per tutti i nostri fratelli. Sappiamo di poter
contare sempre su di voi: la vostra vocazione vi pone nel cuore stesso della
Chiesa e vi chiede di accompagnare e sostenere la sua azione pastorale con
l’insostituibile contributo della contemplazione, della preghiera e del
sacrificio.
Senza la
domenica non possiamo vivere. Questa espressione di Emerito – uno dei 49
martiri di Abitene, che nel 304 preferirono andare incontro alla morte
piuttosto che rinunciare a ritrovarsi nelle loro case per celebrare
l’Eucaristia nel giorno del Signore – è stata scelta come tema del congresso.
La domenica, “Pasqua settimanale”, “giorno fatto dal Signore”, è il giorno in
cui il Risorto ci convoca attorno alla mensa della Parola e del Pane di vita, e
ci invia nel mondo per essere testimoni del suo amore. Senza la domenica non
possiamo vivere: «Come potremmo vivere senza il Cristo?», si chiede
sant’Ignazio di Antiochia e noi con lui. Chi più di voi, nel silenzio eloquente
dei monasteri, testimonia il primato di Dio? La vostra vita è, infatti, «un
segno dell’unione esclusiva della Chiesa-Sposa con il suo Signore» (Vita
consecrata, 59) e la clausura esprime chiaramente la scelta di Dio, come
“l’Unico necessario” (cf. Lc 10,42).
Gustate
e vedete quanto è buono il Signore! (Sal 34,9). Nella celebrazione eucaristica
voi contemplate, attraverso il costato trafitto di Cristo sulla croce, il
mistero dell’amore del Padre, per poi testimoniarlo nella vostra esistenza
totalmente offerta a Dio. In questo modo pregustate il riposo e la gioia di
quella “domenica senza tramonto”, verso la quale siamo tutti in cammino. Lì,
come afferma sant’Agostino, «riposeremo e vedremo, vedremo e ameremo, ameremo e
loderemo» (Città di Dio, 22,30). È questa la provocazione che dalla vostra vita
giunge all’uomo contemporaneo, molto spesso distratto dalle sue molteplici
attività, ma pur sempre bisognoso di contemplare il volto di Dio e riscoprire
la sua amorevole presenza accanto ad ogni persona, specialmente se povera e
disorientata. È questa anche la specifica modalità con cui voi contribuite alla
missione della Chiesa, che vi rende «collaboratrici di Dio stesso e sostegno delle
membra deboli e vacillanti del suo ineffabile Corpo» (santa Chiara d’Assisi,
Terza Lettera ad Agnese di Praga, 8: FF,
2886).
Sentinella,
quanto resta della notte? (Is 21,11). È la domanda che abita nel cuore di tanti
nostri fratelli. È anche il recondito anelito che spinge i giovani ad “abitare
la notte” del sabato per vedere il sorgere del nuovo giorno. Il nostro mondo,
in modo più o meno consapevole, cerca delle sentinelle che annuncino la
vittoria della Luce sulle tenebre. È stato questo il grande desiderio di santa
Teresa di Lisieux che, volendo cooperare all’opera della redenzione, comprese
che la Chiesa aveva un cuore e che questo cuore bruciava d’amore: «Nel cuore
della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore». Tenere accesa nella notte del sabato
questa fiamma viva d’amore, fermandovi in adorazione davanti all’Eucaristia, è
quanto vorremmo chiedervi in questo cammino verso il congresso eucaristico.
«È bello
– ci confida il Papa nel suo paterno affetto – intrattenersi con lui e, chinati
sul suo petto come il discepolo prediletto (cf. Gv 13,25), essere toccati
dall’amore infinito del suo cuore. Se il cristianesimo deve distinguersi, nel
nostro tempo, soprattutto per l’“arte della preghiera”, come non sentire un
rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in
adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel
Santissimo Sacramento? Quante volte, miei cari fratelli e sorelle, ho fatto
questa esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno!» (Ecclesia de
Eucharistia, 25). La luce e l’ardente carità che dai monasteri si diffonderà
nelle nostre città testimonierà, soprattutto ai giovani, che c’è un modo
diverso per attendere il sorgere del nuovo sole: quello di chi raggiante nel
volto non può fare a meno di gridare a tutti, come la Maddalena, «Ho visto il
Signore!» (Gv 20,18).
A nome
delle nostre comunità cristiane, vi ringraziamo, carissime Sorelle claustrali,
per il prezioso dono della vostra testimonianza e della preghiera con cui
vorrete accompagnare e sostenere il congresso eucaristico nazionale.
Il
Signore vi benedica e vi confermi sempre nel suo amore.