LA VC AL SOCIAL FORUM
NELLA RETE DI UN ALTRO MONDO
I gesuiti sono stati presenti al Forum sociale di Porto Alegre: la vita
consacrata impara a lavorare in rete facendosi compagna di strada di un
movimento pluralistico e multiforme, a favore di una società centrata sulla
persona umana in opposizione alla globalizzazione neo-liberale.
«Oggi è il giorno dell’inaugurazione
del Forum e lo abbiamo cominciato con grande energia incamminandoci di buon
mattino per partecipare alla celebrazione cattolica nella chiesa di Nostra
Signora di Pompei. La messa è stata presieduta dal vescovo presidente di
Caritas Brasile, mentre la bellissima omelia è stata pronunciata da una suora
di Caritas India. CIDSE, una piattaforma di organizzazioni cattoliche per lo sviluppo,
ha illustrato il lancio di una grande campagna in vista della conferenza delle
Nazioni Unite sugli obiettivi del millennio. I padri Paolo Sergio e Joe Xavier
hanno spiegato il perchè della presenza dei gesuiti al Forum e i loro
obiettivi. Sono poi seguite le presentazioni dei claretiani, degli oblati e di
altre congregazioni religiose».
Inizia così la lettura del V° Forum
sociale mondiale (Porto Alegre, Brasile, 26-31 gennaio 2005) da parte dei
rappresentanti dell’apostolato sociale della Compagnia di Gesù.
Sulla base dell’esperienza positiva al
Forum 2004 di Mumbay (India), a cui partecipò una delegazione promossa dai
gesuiti di circa duemila persone, il settore sociale della Conferenza dei
provinciali dell’America latina (CPAL) ha rinnovato la presenza della
Compagnia, guidata da una terna (i padri Jorge Julio Mejia, coordinatore
dell’Apostolato sociale per l’America latina, Paulo Sergio Vaillant e Domingo
Chagas) con una delegazione di oltre 150 persone, la maggior parte proveniente
dai paesi dell’America latina (segue la rappresentanza di India e Sri Lanka con
circa 30 persone). La presenza dei religiosi è stata preceduta, su iniziativa
della Caritas Internationalis, da una serie di incontri tra il segretariato per
la giustizia sociale e altre organizzazioni cattoliche.
AL SOFFIO
DELLO SPIRITO
«Ho marciato con le bandiere bianche di
Caritas Internationalis, racconta p. Mejia. Lo striscione portava la scritta:
“globalizzare la solidarietà”. Ero commosso dalle migliaia e migliaia di
striscioni che rivendicavano mille cause e urlavano ogni tipo di protesta. Il
tema che emerge è “un altro mondo è possibile”. La difesa dei diritti dei
bambini; la lotta contro l’intolleranza e ogni forma di esclusione e
discriminazione; la ricerca di un’altra economia legata a nuove forme di
solidarietà; lo sviluppo sostenibile, la difesa delle foreste e delle acque e
un profondo rispetto per le differenze, queste sono alcune delle cause per cui
queste persone hanno sfilato. Di fronte a questa immensa, rumorosa e colorata moltitudine
sembravano ergersi due muri insormontabili a ostruire la strada: neoliberismo e
globalizzazione. In questa atmosfera difficile da raccontare, davanti alla
forza di questi uomini e donne venuti da tutto il mondo, ho sentito una
convinzione e una voce interiore: questo non può che essere un movimento voluto
dallo Spirito. Lo Spirito soffia e, quando ciò accade, rinnova il volto della
terra. Sono convinto che lo Spirito di Dio operi in questo modo: per le strade,
in modo incontrollato, al di là delle forze dell’ordine e della sicurezza,
fuori dai sepolcri imbiancati e dalle istituzioni ben ordinate. Mi ricordo le
parole di Kofi Annan quando ricevette il premio Nobel per la pace il 10
dicembre 2001: “Gli scienziati ci dicono che il mondo della natura è così
piccolo e interdipendente che il battito d’ali di una farfalla in Amazzonia può
produrre una violenta tempesta nell’altro emisfero”. Questo è
l’effetto-farfalla. Abbiamo finalmente capito che pure nell’ambito
dell’attività umana c’è, nel bene o nel male, un effetto-farfalla: quando un
gruppo di donne e uomini si radunano per sognare un altro mondo possibile, il
resto del mondo farà esperienza di tempeste di solidarietà e giustizia».
La quinta edizione del Forum sociale
mondiale è stata la più partecipata e propositiva: 155mila presenze (35mila
all’accampamento dei giovani) da 135 paesi, organizzate in 11 spazi tematici
con 900 seminari. Uno sforzo straordinario reso possibile grazie all’impegno
del Consiglio internazionale del Forum e da circa 1.900 organizzazioni di tutto
il mondo. Due le presenze che hanno destato grande interesse nei media
internazionali: il presidente del Brasile (Lula) e quello del Venezuela
(Chavez). Così scrive uno dei religiosi: «Stamattina, 27 gennaio, tutti i
brasiliani alloggiati al centro dove alloggia la delegazione dei gesuiti sono
usciti alle 6 per riuscire a trovar posto e assistere al saluto del presidente
Lula. Tutti sanno che il Forum è servito in passato a Lula come piattaforma
politica. È sicuro di sé, ma sembra che la sua popolarità sia in diminuzione.
Chi è uscito stamane per andare al raduno pubblico, si aspetta parole forti e
impegni concreti da vero leader del movimento contro la fame nel mondo. Il
crescente debito estero è una dura realtà che lascia scarse risorse finanziarie
da investire in programmi sociali. Alcuni personaggi del mondo cattolico che
erano entrati nel governo hanno lasciato lamentandosi del fatto che non ci sono
soldi per realizzare i grandi propositi». Padre Xavier (provincia del Brasile
settentrionale) ha lanciato un forte appello a tutto il gruppo: «Fino a che non
saremo in grado di realizzare dei cambiamenti strutturali come la cancellazione
del debito estero, non riusciremo a ottenere alcun cambiamento effettivo nella
vita dei poveri».
UNA RIVOLUZIONE
DEGLI INTERSTIZI
Tra le acquisizioni più importanti vi è
la coscienza che anche i religiosi, che ragionano ancora troppo in termini di
categorie individuali, devono imparare a lavorare in rete: questa è la logica
del Forum, che unisce forze e consolida alleanze per la realizzazione di
campagne concrete.1 La sua filosofia di fondo è stata espressa dall’autore del
libro “Cambiare il mondo senza prendere il potere”: «John Holloway ha difeso la
tesi secondo cui una trasformazione globale si realizzerà attraverso
l’espansione e la moltiplicazione di ribellioni e attraverso il no della gente.
Emergerà dagli interstizi, dalle crepe e dalle fessure del sistema capitalista.
L’ha chiamata una “rivoluzione degli interstizi”» (Miguel Gonzales di Alboan, Spagna).
In questa rete di altermondialismo i religiosi presenti non hanno comunque
perso un sano spirito critico: «Alcuni hanno sentito che la “diversità” degli
interessi rappresentati al Forum era così ampia da sembrare che ciascuno stesse
parlando lingue differenti e nessuno capisse nessun altro: un buon esempio di
come potesse essere la torre di Babele. La maggioranza, tuttavia, pensa che
l’esperienza sia più simile all’evento della Pentecoste: parlavano lingue
differenti ma ciascuno comprendeva ciò che gli altri stavano dicendo. Come un
partecipante proveniente da Manaus (Brasile) ha sottolineato, il tratto più
significativo del Forum è il suo potere di convocazione; non c’è nessun altra
organizzazione al mondo oggi che possa riunire così tanti differenti gruppi in
un luogo allo stesso tempo».
Ogni sera i membri della delegazione
gesuita si sono radunati per condividere esperienze e riflessioni: quelli del
Brasile nord-orientale sono preoccupati dall’aumento della desertificazione,
gli indiani sono interessati al tema dell’esclusione, quelli dell’America
latina al tema delle economie solidali, gli europei riflettono invece sui
rapporti tra nord e sud, i religiosi dell’Amazzonia sono interessati alle
questioni riguardanti l’acqua, quelli dell’Africa e della Colombia si esprimono
contro la guerra e contro la criminalizzazione della protesta sociale. «Questo
non è un Forum di farabutti e ciarlatani. A questo Forum si sentono molte donne
e uomini che parlano delle loro esperienze, dei loro impegni, delle loro riflessioni,
uno sforzo immenso per portare avanti un’azione responsabile e ponderata.
Questa è una ricerca, per comprendere e trovare alternative, che non può essere
repressa. In questo Forum ci sono centinaia di uomini e donne pronti ad
ascoltare e a impegnarsi nel dialogo. Questo atteggiamento di ascolto aiuta ad
aprire le nostre menti, interroga le nostre strutture mentali e arricchisce i
modi spesso abbastanza semplicistici in cui giudichiamo e definiamo la realtà
della società. Tutto ciò rende più complessa la nostra definizione di verità».
La prospettiva di Porto Alegre è la
pace e la trasformazione della società per porre la ricchezza al servizio degli
esseri umani, rifiutando di permettere al mondo di divenire una merce. “La
terra non è in vendita”: non si rifiuta la globalizzazione; si contesta il tipo
di globalizzazione che si sta sviluppando ora. Si propone di globalizzare la
solidarietà.2 La delegazione ha alla fine fatto una verifica sugli aspetti di
forza e sui limiti dell’esperienza, dando suggerimenti per il futuro.
L’opinione generale è che il Forum resta il più importante spazio aperto,
pluralista e “non partisan” della società civile. Alcuni sono dell’idea che
questo evento abbia comunque già raggiunto il limite della sua creatività. Si sono
evidenziati diversi aspetti positivi: «Due sono stati i modi in cui abbiamo
partecipato al Forum: tramite la partecipazione e la condivisione con gli altri
abbiamo svolto un compito di evangelizzazione per rendere la Chiesa presente;
con la partecipazione ai seminari abbiamo contribuito con la nostra esperienza
ad accrescere la conoscenza di tutti». P. Carlos Ramón Canillas, che ha
partecipato nei giorni precedenti al suo incarico di provinciale nel Paraguay,
vi ha visto l’occasione di rinnovare ideali e aspettative circa il compito che
l’aspetta: «In un paese come il nostro, dove così tante speranze si sono
infrante, dove la disperazione e lo scoraggiamento sono diventati uno stile di
vita per molti, questa esperienza del Forum agisce come stimolo a guardare al
futuro da una nuova prospettiva. Accompagnare i poveri nel loro cammino,
rafforzare la nostra speranza, cercare insieme un modo di fare le cose che si
basi su una maggiore solidarietà, rispondere ai bisogni sono degli impegni
ineludibili per noi. L’esperienza del Forum mi insegna ad accettare le
differenze, rispettare tutti, rifiutare ogni sorta di assolutismo e fanatismo e
mi spinge a creare una modalità di lavoro nella provincia paraguayense che
permetta a tutti di apportare il proprio contributo».
L’appuntamento per il prossimo Social
Forum è in Africa, nel 2007.
Mario Chiaro
1 È il caso della campagna “Appello
globale all’azione contro la povertà” e dell’agenda comune per il 2005:
mobilitazione del 19 marzo contro l’occupazione dell’Iraq; giornate di azione
in aprile contro il libero commercio; mobilitazione alla vigilia dell’Assemblea
delle Nazioni Unite in settembre, per un nuovo ordine democratico contro la
povertà e la guerra; marcia mondiale delle donne che partirà l’8 marzo da San
Paolo per giungere il 17 ottobre in Burkina Faso; controvertici durante la
riunione dell’Omc prevista a Hong Kong a dicembre e il G8 in Scozia in luglio.
2 La ricerca di un programma comune di
azioni concrete è alla base del “manifesto dei 19”: 12 proposte avanzate da un
gruppo di prestigiosi intellettuali. Le prime riguardano il diritto alla vita
di tutti gli esseri umani sulla base di nuove regole per l’economia; un secondo
gruppo proposte riguarda la promozione della vita in comune nella pace e nella
giustizia su scala planetaria; infine, proposte per promuovere la democrazia
dal locale al globale.