I 4 REFERENDUM AMMESSI

 

Riportiamo qui in  sintesi i quattro referendum ammessi dalla Corte costituzionale per l’abrogazione parziale della legge n. 40 del febbraio 2004. Votare “sì” vorrebbe dire cancellare la normativa approvata dal parlamento lasciando così un pericoloso vuoto legislativo. Non è fuori luogo attirare l’attenzione sui gruppi e i partiti che sono dietro a questi referendum perché rivelano il genere di cultura che c’è dietro ad essi.

 

ELIMINARE I LIMITI ALLA RICERCA CLINICA E SPERIMENTALE SUGLI EMBRIONI. La richiesta di abrogazione è stata promossa da un comitato referendario trasversale (parlamentari Ds con l’appoggio di esponenti del Nuovo Psi, Margherita e Pri), propone la cancellazione di alcuni articoli della legge che limitano la libertà di ricerca scientifica sull’embrione per consentire nuove cure per malattie come alzheimer, parkinson, sclerosi, diabete etc. Il comitato sostiene che i limiti che si vogliono superare sono per finalità terapeutiche e che non si intende aprire alcun varco alla clonazione riproduttiva.

 

ELIMINARE OBBLIGO TRASFERIMENTO TRE EMBRIONI. Anche questo quesito è stato promosso da un comitato referendario trasversale e punta alla cancellazione di una serie di restrizioni, tra cui l’obbligo di creare in vitro non più di tre embrioni e l’obbligo di trasferirli con un unico e contemporaneo impianto nell’utero materno. Tra l’altro si chiede di eliminare il divieto di crioconservazione, e la limitazione al ricorso alla procreazione assistita solo come extrema ratio quando non vi sono altri metodi terapeutici efficaci per superare le cause di sterilità o di infertilità.

 

CANCELLARE I DIRITTI DEL CONCEPITO. Promosso dalle donne Cgil e da un gruppo di parlamentari Ds, è simile al precedente, ma prevede l’abrogazione totale dell’art 1, così da affermare che i diritti delle persone già nate non possono essere considerati equivalenti a quelli dell’embrione.

 

NO AL DIVIETO DI FECONDAZIONE ETEROLOGA. Promosso da un comitato trasversale, il quesito punta a far cadere il divieto di utilizzare un gamete (ovulo o sperma) esterno alla coppia. Per il comitato promotore è una norma irragionevole e che contrasta con il principio di eguaglianza in quanto consente solo ai più benestanti di andare all’ estero per ricorrere alla fecondazione eterologa.