IL DONO DI COMUNICARE

AI SANTI MISTERI

 

Tempo di quaresima, giorni nei quali la grazia ci viene donata in sovrabbondanza perché possiamo essere pronti a prendere su di noi il destino del Figlio di Dio incarnato, a «stare dalla parte del cielo» in qualità di testimoni credibili sulla terra.

 

Nelle settimane della grande quaresima, saremo in molti a comunicare ai santi misteri. Questa comunione va fatta in modo meditato, sapendo che cosa facciamo, che cosa chiediamo e in che cosa ci impegniamo.

Comunicare ai santi misteri significa chiedere al Signore

di unirsi a noi al punto che non soltanto nella nostra anima, ma nella nostra stessa carne la sua vita divenga la nostra vita e la nostra vita divenga la sua vita.

Ecco perché quando così spesso, dopo esserci comunicati, compiamo le opere delle tenebre, noi in un certo senso trasciniamo il Signore a forza e dolorosamente su quella stessa via sulla quale, nei giorni della passione, fu condotto alla crocifissione, alla sofferenza, agli oltraggi.

Dobbiamo ricordarcene.

Nello stesso tempo, noi desideriamo ricevere dal Signore una vita nuova, una sovrabbondanza di vita.

Essa ci è davvero donata quando il Signore viene verso di noi per unirci a lui, perché la vita eterna ci conquista ed entra in noi.

Ma noi accogliamo male questo dono della vita; vogliamo fare una vita gioiosa, senza sopportarne anche gli inconvenienti, mentre quella vita eterna ha un aspetto tragico, può essere pesante da portare e non è unicamente fonte di grande gioia.

Da un lato noi penetriamo nella vita del mondo a venire, ma solo se questa vita si radica in noi, se ci allontaniamo dalle opere del male, se rigettiamo il dominio delle tenebre, della corruzione e della morte, se ne prendiamo le distanze coscientemente, senza autocommiserarci e senza pietà per la nostra debolezza; se inoltre adottiamo in questa vita eterna un comportamento che s’ispira al Vangelo, cioè lontano da tutto ciò che potrebbe profanarla, e ci dedichiamo alla preghiera.

Dall’altro lato noi preghiamo il Signore di unirsi a noi, di assumere tutto il peso della nostra vita e di portarlo con noi; ma proprio per questo dobbiamo a nostra volta essere pronti a prendere su di noi il destino del Figlio di Dio incarnato, a stare dalla parte del cielo, di Dio, della verità, con tutte le conseguenze che possono derivarne: in primo luogo la lotta interiore contro la menzogna e le forze mortifere presenti dentro di noi; poi la sollecitudine nel difendere la causa della verità divina, del mistero del regno di Dio, dell’amore divino sulla terra nelle relazioni con gli uomini; e là dove dovessimo essere chiamati a offrire qualche sacrificio, offrire noi stessi in sacrificio.

Infine tenerci pronti, a qualunque costo, nel nome del Signore e della sua verità, a essere rigettati, esclusi, a divenire degli estranei per tutti coloro che, più o meno coscientemente, insorgono contro questa verità.

Per tutte queste ragioni, nell’apprestarci a comunicare ai santi misteri, noi dobbiamo concentrare tutta la nostra attenzione, disporci ad accostarci alla confessione in piena coscienza, a rinunciare a ogni menzogna e a tutto quello che ci tiene prigionieri, per essere pronti, dopo essere passati attraverso la confessione ed esserci uniti a Cristo, a entrare in una vita nuova, a qualunque costo.

Se agiremo così, allora il dono della santa comunione, l’unione con Cristo, lo stabilirsi in noi della grazia dello Spirito santo, quelle relazioni nuove e indicibili che si creeranno tra noi e il Padre, e in lui con tutti gli uomini, porteranno frutto.

In caso contrario saremo nell’angoscia per il fatto che ci sentiamo senza aiuto e privi di forza pur essendoci accostati a Dio, e questo non perché Dio non accordi il suo aiuto, o ci manchino le forze, ma perché abbiamo dilapidato il dono di Dio nel deserto della vita.

Perciò accostiamoci ora con gioia alla vita nuova – sia quelli che si comunicano, sia quelli che sono ancora alla vigilia di questo incontro indescrivibile e di questa gioia – e viviamo in modo tale che attraverso di noi il cielo sia presente sulla terra, e che il regno di Dio che è dentro di noi sottometta tutto ciò che ci circonda, dalle cose più piccole a quelle più grandi.

Amen.

 

Anthony Bloom

da Ritornare a Dio, Qiqajon/Bose 2002.