XIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

CRISTO, SPERANZA PER L’AFRICA

 

I messaggio del papa per la Giornata mondiale del malato quest’anno è tutto rivolto all’Africa. A sottolineare ancor di più questa attenzione le celebrazioni principali di questa giornata avranno luogo in Camerun, a Yaoundé, presso il Santuario di Maria regina degli apostoli. «Questa scelta, scrive il papa, offrirà l’opportunità di manifestare concreta solidarietà alle popolazioni di quel continente, provate da gravi carenze sanitarie» e sarà un invito rivolto a tutti a «farsi cioè “buoni samaritani” dei fratelli e delle sorelle in difficoltà».

Ricollegandosi con quanto aveva scritto nell’esortazione post-sinodale Ecclesia in Africa (14 settembre 1995) osserva che «l’Africa di oggi può essere paragonata a quell’uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico; egli cadde nelle mani dei briganti che lo spogliarono, lo percossero e se ne andarono lasciandolo mezzo morto (cf. Lc 10,30-37)”... L’Africa è un continente in cui innumerevoli esseri umani – uomini e donne, bambini e giovani – sono distesi, in qualche modo, sul bordo della strada, malati, feriti, impotenti, emarginati e abbandonati. Essi hanno un bisogno estremo di buoni samaritani che vengano loro in aiuto» (27).

Oggi, prosegue il papa, «tante malattie devastano il continente, e fra tutte in particolare il flagello dell’AIDS, “che semina dolore e morte in numerose zone dell’Africa” (ivi, 69). I conflitti e le guerre, che travagliano non poche regioni africane, rendono più difficili gli interventi volti a prevenire e curare queste malattie. Nei campi dei profughi e dei rifugiati giacciono spesso persone prive persino dei viveri indispensabili per la sopravvivenza».

Il papa quindi, citando quanto aveva scritto nell’esortazione apostolica, denuncia con parole molto forti i responsabili del commercio di armi: «Coloro che alimentano le guerre in Africa mediante il traffico di armi sono complici di odiosi crimini contro l’umanità» (ivi 118).

«Quanto al dramma dell’AIDS, prosegue il papa, ho già avuto modo di sottolineare in altre circostanze che esso si presenta anche come una “patologia dello spirito”. Per combatterla in modo responsabile, occorre accrescerne la prevenzione mediante l’educazione al rispetto del valore sacro della vita e la formazione alla pratica corretta della sessualità. In effetti, se molte sono le infezioni da contagio attraverso il sangue specialmente nel corso della gestazione – infezioni che vanno combattute con ogni impegno – ben più numerose sono quelle che avvengono per via sessuale, e che possono essere evitate soprattutto mediante una condotta responsabile e l’osservanza della virtù della castità...

Nella lotta contro l’AIDS tutti devono sentirsi coinvolti. Tocca ai governanti e alle autorità civili fornire, sempre su quest’argomento, chiare e corrette informazioni al servizio dei cittadini, come pure dedicare risorse sufficienti all’educazione dei giovani ed alla cura della salute. Incoraggio gli organismi internazionali a promuovere, in questo campo, iniziative ispirate a saggezza e solidarietà, mirando sempre a difendere la dignità umana e a tutelare il diritto inviolabile alla vita.

Un plauso convinto va alle industrie farmaceutiche che si impegnano a tenere bassi i costi dei medicinali utili nella cura dell’AIDS. Certo, occorrono risorse economiche per la ricerca scientifica nel campo sanitario ed altre risorse ancora sono necessarie per rendere commerciabili i medicinali scoperti, ma di fronte a emergenze come l’AIDS, la salvaguardia della vita umana deve venire prima di qualsiasi altra valutazione.

Agli operatori pastorali domando “di portare ai fratelli e alle sorelle colpiti dall’AIDS tutto il conforto possibile sia materiale che morale e spirituale. Agli uomini di scienza e ai responsabili politici di tutto il mondo chiedo con viva insistenza che, mossi dall’amore e dal rispetto dovuti ad ogni persona umana, non facciano economia quanto ai mezzi capaci di mettere fine a questo flagello” (Ecclesia in Africa 116).

Vorrei, in particolare, ricordare qui con ammirazione i tanti operatori sanitari, gli assistenti religiosi e i volontari che, da buoni samaritani, spendono la vita accanto alle vittime dell’AIDS e si prendono cura dei loro familiari. È prezioso, a questo proposito, il servizio che prestano migliaia di istituzioni sanitarie cattoliche soccorrendo, talora in modo eroico, quanti in Africa sono colpiti da ogni sorta di infermità, specialmente dall’AIDS, dalla malaria e dalla tubercolosi...

L’attenzione della Chiesa ai problemi dell’Africa non è motivata solo da ragioni di compassione filantropica verso l’uomo nel bisogno, ma è stimolata anche dall’adesione a Cristo Redentore, il cui volto essa riconosce nelle fattezze di ogni persona che soffre. È dunque la fede che la spinge ad impegnarsi a fondo nel curare i malati, come sempre ha fatto nel corso della storia. È la speranza che la rende capace di perseverare in questa missione, nonostante gli ostacoli d’ogni tipo che incontra. È infine la carità che le suggerisce il giusto approccio alle diverse situazioni, consentendole di percepire le peculiarità di ciascuna e di corrispondervi.

Con questo atteggiamento di profonda condivisione, la Chiesa va incontro ai feriti della vita, per offrire loro l’amore di Cristo mediante le tante forme di aiuto che la “fantasia della carità” (Novo millennio ineunte 50) le suggerisce per soccorrerli. A ciascuno essa ripete: Coraggio, Iddio non ti ha dimenticato. Cristo soffre con te. E tu, offrendo le tue sofferenze, puoi collaborare con lui alla redenzione del mondo».

Il messaggio ricorda quindi che la giornata mondiale del malato «offre a tutti la possibilità di comprendere meglio l’importanza della pastorale della salute». E ciò è tanto importante poiché «nella nostra epoca, segnata da una cultura imbevuta di secolarismo, si è talora tentati di non valorizzare appieno tale ambito pastorale. Si pensa che altri siano i campi in cui si gioca il destino dell’uomo. Invece, è proprio nel momento della malattia che si pone con più urgenza il bisogno di trovare risposte adeguate alle questioni ultime riguardanti la vita dell’uomo: le questioni sul senso del dolore, della sofferenza e della stessa morte, considerata non soltanto come un enigma con cui faticosamente confrontarsi, ma come mistero in cui Cristo incorpora a sé la nostra esistenza, aprendola ad una nuova e definitiva nascita per la vita che mai più finirà.

In Cristo sta la speranza della vera e piena salute, la salvezza che egli porta è la vera risposta agli interrogativi ultimi dell’uomo...».

Nella prossima Giornata mondiale del malato vogliamo pertanto proclamare la speranza della piena salute per l’Africa e per l’intera umanità, impegnandoci a lavorare con una maggior determinazione a servizio di questa grande causa...».