DAGLI SCRITTI  DI A. DE GASPERI:

 

La libertà e la giustizia sono figlie di Dio e il cristianesimo, applicato alla vita pubblica, vuol dire lealtà, franchezza, coraggio, sacrificio.

 

Alla giustizia supplisce la carità anche nei rapporti internazionali; ed è appunto la carità internazionale che impone agli Stati più riccamente dotati il dovere morale di lasciare agli altri un campo sufficiente di espansione.

 

Il cristianesimo introduce nella vita spirituale dell’uomo lo sforzo verso la perfezione, cioè lo sforzo di liberazione interiore che si traduce nella vita sociale come spirito di emancipazione e trova, in un regime libero, il modo di esprimersi.

 

… lassù sull’erta, mi pare di vedere con gli occhi della fede la sua luminosa figura, cammina un altro proletario, anch’Egli israelita come Marx. Duemila anni fa Egli fondò l’internazionale basata sull’eguaglianza, sulla fraternità universale, sulla paternità di Dio. Suscitò amori ardenti, eroismi senza nome, sacrifici fino all’immolazione… Ebbene, bisogna riprendere il cammino, bisogna seguire quella figura divina. Non l’avete ciascuno di voi già incontrato questo proletario, Cristo, con il dolce sguardo, nelle giornate tremende che abbiamo passato di dolore e di tragedia, nei ricoveri, nelle trincee, nelle carceri o nel buio di una catacomba? Il Salvatore è lui.

La storia è fatta così, le nazioni sono fatte così e mentre la democrazia migliora lentamente, quello che importa è avere la visione chiara di ciò che deve succedere: servire il proprio paese, servirlo con coraggio.

 

Se affermo che all’origine di questa civiltà europea si trova il cristianesimo, non intendo con ciò introdurre alcun criterio confessionale esclusivo nell’apprezzamento della nostra storia. Soltanto voglio parlare del retaggio europeo comune, di quella morale unitaria che esalta la figura e la responsabilità della persona umana con il suo fermento di fraternità evangelica, con il suo culto del diritto ereditato dagli antichi, con il suo culto della bellezza affinatosi attraverso_secoli, con la sua volontà di verità e di giustizia acuita da un’esperienza millenaria.

Si è rovesciato su di noi come un nubifragio, e chi più chi meno, ne siamo usciti tutti malconci. Non chiudo nel petto un animo d’eroe né mi illumina la luce interiore di un santo; tuttavia lodato sia il Signore, il quale mi fa comprendere come fosse giusto che nella disgrazia di tutti, io, ch’ero nei primi posti, per equo compenso, debba ora trascinarmi sulla via più lacero e malconcio degli altri. Non c’è nessun merito ad essere i primi, quando si marcia sotto un sole trionfante e una bandiera avvezza alla vittoria. C’è forse qualche merito nel trascinarsi avanti nel fango della via, dopo la rotta.

 

... questo cammino della Croce è pur anche un cammino e quest’inerzia io mi lusingo che possa essere azione. Se soffrendo dignitosamente e virilmente darò buon esempio, se portando il peso che pur tocca a tanti, meno sorretti da forze morali porterò più in alto la fama della nostra idea, non è vero che anche tale servizio umile ma tenace, sarà pure un servizio utile?

 

Ella si meraviglia della mia fiducia in Dio? L’assicuro che m’avviene qualche cosa come al Cottolengo. Non mi scervello più per il bilancio del mese prossimo, perché nel momento buono capita sempre qualche cosa. Quando mi ci metto io, le cose non vanno e poi, nel momento dello sconforto, ci pensa lui!

 

Ho un bel vantarmi della mia serenità, ma quando penso agli uomini è finita. Guai se abbandono la considerazione che gli uomini non sono che lo strumento della Provvidenza. Il mio spirito, come il mare, diventa color d’acciaio e cova tempesta. Pregate e preghiamo, affinché io in questo periodo non veda che Dio, solo così manterrò la calma e non naufragherò in nuove illusioni.

 

Vorrei dire ai partiti: non imprechiamo, non accaniamoci da vincitori a vinti. Uno solo è l’artefice del proprio destino: il popolo italiano che, se meriterà la benedizione di Dio, creerà nella Costituente una repubblica di tutti, una repubblica che si difende da sé, ma non perseguita… Un immenso lavoro costruttivo abbiamo dinanzi a noi, diamoci la mano, uomini di buona volontà.

 

Quello che ci dobbiamo soprattutto trasmettere l’uno all’altro è il senso del servizio del prossimo, come ce l’ha indicato il Signore, tradotto e attuato nelle forme più larghe della solidarietà umana, senza menar vanto dell’ispirazione profonda che ci muove e in modo che l’eloquenza dei fatti tradisca la sorgente del nostro umanitarismo e della nostra socialità (Lettera a Scalfaro pochi giorni prima della morte).