COMINCIÒ AD ABITARE IN MARIA

 

Il Verbo che si è fatto carne, e ha avuto la sua prima “tenda” in Maria, abita _e deve abitare nel mondo. Noi siamo il luogo storico di questa abitazione,_e nostro compito è collaborare affiché tutti abbiano la possibilità _di configurarsi a Cristo

 

Cominciò ad abitare in Maria, «nel suo corpo e nel suo cuore», come dice il concilio, nell’adesione profonda della personalità di Maria al disegno di Dio e, quindi, all’itinerario proprio del Salvatore.

Abitò in Maria, nel suo corpo e nel suo cuore.

Non sarebbe stato un rapporto totale di maternità, senza questo abitare nel cuore.

Ma il Salvatore non abita nel cuore se non perché il cuore aderisce radicalmente nella fede.

Cominciò ad abitare in Maria in questo modo così che Maria diventa il tempio, la prima tenda della presenza di Dio nel mondo.

Poi abita e deve abitare in noi.

Il Verbo si è fatto carne cambiandoci il cuore, cioè configurandoci a sé.

Ciò avviene nella comunione dei santi, ma la prima di questi santi è Maria. La sua collaborazione propria è quella della Madre del Signore. Quando diciamo che Maria è avvocata, è regina, diciamo questa cosa.

Non dovremmo dimenticare che, nel caso di Maria, la collaborazione al dono della vita, alla rigenerazione degli uomini, al mistero dell’Alleanza è innanzitutto la collaborazione di una donna; poi dovremmo sottolineare che è la collaborazione della Madre del Salvatore, collaborazione che ella dà alla configurazione nostra all’immagine del Figlio suo. Maria collabora al dono della vita.

Che cos’è questa vita? È la vita di Cristo.

Quando gli uomini vivono la vita di Cristo? Quando diventano come lui.

Maria collabora affinché gli uomini si configurino al Figlio suo. È in tale contesto che dovremmo collocare la comprensione della maternità di Maria.

La sua è la collaborazione di colei che ha vissuto in maniera singolare quell’«ora» unica e definitiva da cui prende avvio la Chiesa, e che ha un carattere originario rispetto alla vita della Chiesa.

È la collaborazione di colei che è il tipo della Chiesa, nella quale dunque il progetto di Dio si personifica così che la Chiesa lo vede in Maria pienamente realizzato.

Il Verbo che si è fatto carne abita e deve abitare nel mondo: e noi siamo il luogo storico di questa abitazione. Cioè in questo momento, in questi tempi, attraverso le sollecitazioni dei segni di questo tempo, dobbiamo essere il luogo storicamente visibile della presenza di Cristo.

Ciò significa che non possiamo rinunciare al nostro essere tipicamente cristiani, che non possiamo diventare anonimi; e che, nella misura in cui ci caratterizziamo come cristiani, in questa misura noi diremo storicamente la presenza del Verbo fatto carne nel mondo, perché tutti siano configurati a lui.

Il mistero della rigenerazione degli uomini non è un mistero che Dio compie senza la collaborazione dell’uomo: è la collaborazione che tutti noi diamo lasciandoci prendere dal disegno di Dio e diventando collaboratori del suo regno.

Allora, l’annuncio della Parola, la preghiera, la testimonianza, la carità... tutto questo diventa collaborazione al mistero di Alleanza. Il cui simbolo più comprensivo diventa più concretamente la vita.

Noi pensiamo all’Alleanza in termini di vita e pensiamo al prodursi di questa realtà, che si chiama Alleanza, in termini di vita.

In questa prospettiva parliamo di maternità della Chiesa.

E in questo modo pensiamo alla maternità di Maria.

Il Verbo abita in Maria. Il Verbo deve abitare in noi, e Maria è la prima, nella comunione dei santi, che collabora perché Cristo si configuri in noi.

Il Verbo deve abitare nel mondo. Ma adesso tocca a noi essere questo luogo storico della presenza, della abitazione di Cristo: perché tutti abbiano la possibilità – per quello che dipende da noi – di essere configurati a lui.

Sotto questo aspetto Maria diventa il tipo di quello che la Chiesa è, di quello che la Chiesa deve fare: di quello che noi siamo e che dobbiamo fare.

 

Giovanni Moioli

da Il mistero di Maria, Edizioni Glossa, Milano 1990