PER
CONTINUARE IL VIAGGIO…
Dalle
risposte all’IL si può ricavare anche una certa delusione per una vita
consacrata che arranca male e ha il fiato corto, specie nell’emisfero nord,
dove sta passando per una fase di anemia di grandi ideali e di progetti
evangelici. Oppure la fiducia positiva per l’emisfero sud, dove essa è in
crescita vivace e anche tumultuosa, ma non è ancora riuscita a dare forma
stabile a modelli inculturati nuovi e soddisfacenti per culture diverse da
quella occidentale.
Emerge
comunque con forte evidenza che si fa strada in molti la convinzione che questo
rivolgimento ecclesiale e culturale di vaste e inedite proporzioni, è un
appello di Dio e una chance inedita nella nostra storia. La scelta di un
discernimento corale e coraggioso, nella fede e nell’immaginazione profetica
(cf. VC 74), è l’unica possibile. Perché questo tempo di anemia e
decomposizione del nostro patrimonio e dei nostri progetti per l’emisfero nord,
ma anche di crescita e profezia nell’emisfero sud, può diventare un tempo di
grazia (un vero kairòs) nel senso più intenso e fecondo. Gli spostamenti
geografici e culturali, possono diventare una nuova stagione di rifondazione e
di radicalità evangelica rivisitata con occhi nuovi.
Si
tratta di stare in questa storia sporcandosi le mani, senza fingere di non
vedere, “passando dall’altra parte”, impauriti o confusi, preoccupati solo
della nostra “purità legale”. Si tratta di tornare a cercare sempre di nuovo
l’acqua viva alle fonti “pure e perenni della vita spirituale” (cf. DV 21).
Bisogna saper supplicare, con umiltà, il Signore, perché ci doni occhi per
vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli. Si tratta di stare in ascolto
della sua Parola con l’orecchio del cuore, per riconoscere l’ora in cui “il
Padre cerca adoratori in spirito e verità” (Gv 4,23), per essere servi della
Parola nei nuovi areopaghi storici, al di là delle nostre fragilità. Nel
tessuto umano quotidiano, come nei grandi orizzonti della globalizzazione, oggi
ci è chiesto di essere profeticamente testimoni di verità e di libertà, di
giustizia e di pace, di tenerezza e di solidarietà.
Le
persone consacrate, donne e uomini fragili e innamorati, compassionevoli e
realisti, devono alimentare – raccontando e vivendo – niente altro che parabole
di esistenze ferite che la grazia guarisce, testimonianze di inquietudini
dolorose che il dialogo riporta all’autenticità, reazioni provocatorie che
richiamano la curiosità teorica a trasformarsi in prassi compassionevole, gesti
tessitori di incontri occasionali che la compassione avvolge di speranza nuova.