AVVENTO:
UNA SPIRITUALITÀ INCARNATA
Il Verbo di Dio che si fa storia per
manifestare il suo volto e il suo cuore ci chiama a essere, mediante la nostra umanità,
testimoni concreti dell’invisibile.
L’incarnazione
del Verbo ci rivela contemporaneamente il volto di Dio e il volto dell’uomo
secondo il progetto di Dio. Gesù è l’immagine dell’uomo nuovo, del nuovo Adamo,
dell’autentico cristiano.
La
preghiera cristiana, sia quella liturgica, sia quella privata, che dalla
liturgia deve attingere forme e contenuti, mira ad assimilarci sempre più a
Cristo, a vedere con i suoi occhi e ad amare con il suo cuore.
La
preghiera, come ogni vero rapporto d’amore, rende simili!
Pertanto
quando si parla di spiritualità cristiana non si intende tanto riferirsi a
modalità esteriori di preghiera, quanto piuttosto a un interiore e concreto
modo di porsi di fronte a Dio e di fronte al mondo con gli stessi sentimenti di
Cristo. Non è forse questa l’esortazione che l’apostolo Paolo ripetutamente
rivolge ai cristiani? «Abbiate gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù»
(Fil 2,2).
Che
significa allora parlare di spiritualità dell’Avvento? La liturgia della Chiesa
non fa elaborati discorsi per spiegarci che cos’è la spiritualità, ma ci pone
piuttosto in diretto contatto con Cristo attraverso i sacramenti, dove lo
Spirito santo di Dio agisce come nel seno di Maria per conformarci al Verbo
fatto carne.
Non è
quindi dissertando, ma partecipando alla vita della Chiesa, alla sua liturgia,
che di giorno in giorno cresce in noi la somiglianza con Cristo.
La
spiritualità cristiana infatti è vita secondo quello Spirito che non soltanto
ha dato vita a Gesù, ma che lungo i secoli ha preparato il Natale suscitando
personaggi che hanno incarnato e anticipato profeticamente particolari aspetti
del Verbo fatto carne.
L’Avvento
mira pertanto ad agire in noi sacramentalmente per far sorgere un’autentica
spiritualità, mettendoci in misterioso e reale contatto con quei personaggi che
hanno preparato la venuta del Signore, personaggi che incarnano alcuni
fondamentali atteggiamenti per la vita di ogni cristiano.
Se da
tutto il libro del profeta Isaia emerge forte l’invito alla giustizia e alla
difesa del povero, Giovanni Battista con parole di fuoco scuote coloro che si
sentono al sicuro soltanto per il fatto che sono figli di Abramo.
Il
giudizio di Dio non tiene conto delle etichette esteriori, ma del concreto
impegno per la giustizia. Così infatti Giovanni apostrofa gli esattori delle
tasse, i pubblicani: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». E
ai soldati dice: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno...».
A tutti
poi raccomanda: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da
mangiare, faccia altrettanto».
In
breve, il cristiano non è uno che attende la venuta del Signore con le mani in
mano e guardando il cielo, o uno che fugge da questo mondo per immergersi in un
ambiente asettico, gratificante e consolante, fatto di attese miracolistiche.
Non è
neppure una persona che vede nelle realtà terrene uno strumento demoniaco.
Il
cristiano è piuttosto colui che, come il Cristo, dice: «Tu non hai voluto né
sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato... Allora ho detto:
Ecco io vengo ... per fare, o Dio, la tua volontà» (Ebr 10,5.7).
La
spiritualità dell’Avvento è quindi quella dell’incarnazione, quella del Verbo
di Dio che si fa storia per manifestare il suo volto e il suo cuore.
Così
anche il cristiano è chiamato a diventare testimone concreto dell’invisibile
attraverso la sua umanità vissuta in pienezza e verità. Agli uomini Dio non
chiede di essere angeli, ma persone umane, capaci di esprimere al massimo la
ricchezza del cuore umano.
Per
questo la liturgia fa risuonare nella seconda domenica di Avvento (anno A) le
parole dell’apostolo Paolo, il quale esorta i cristiani a essere uomini nuovi,
capaci soprattutto di esprimere i sentimenti di Cristo: «Il Dio della
perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri
gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una
voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.
Accoglietevi
perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio» (Rm
15,5-6).
Silvano Sirboni
da L’Avvento, Paoline Editoriale Libri
1997