FR. CARBALLO, OFM, AI FORMATORI

LA VOSTRA È UNA VERA CHIAMATA

 

Le seguenti considerazioni sono tratte dall’omelia con cui fr. Carballo ministro generale ofm ha aperto il 6 ottobre scorso il corso per i formatori dell’ordine

 

Voi tutti siete stati “chiamati” a esercitare un “ministero” fondamentale per il presente e il futuro dell’Ordine: il ministero della formazione. Il vostro lavoro a vantaggio dei fratelli che vi sono stati affidati è una vera chiamata/vocazione. Applicando a voi la parola che Paolo utilizza per parlare del ministero apostolico nella Lettura che abbiamo ascoltato, possiamo ben dire che anche voi siete «stati investiti di questo ministero [quello della formazione]» (2Cor 4,1). Tale vocazione che è grazia – Paolo dice di essere stato investito del ministero apostolico «per la misericordia» del Signore – comporta, da parte vostra, una risposta generosa, che, a sua volta, si concretizza nella dedizione piena al ministero ricevuto e nell’amore gratuito e paziente per il fratello a voi affidato.

Il vostro ministero esige una dedizione, se non esclusiva, certamente prioritaria. La formazione non è un passatempo o una passione che può essere praticata nei ritagli di tempo. In questo momento è il vostro lavoro fondamentale, che non può essere delegato ad altri né considerato come un’occupazione tra le altre. Essere formatori vuol dire essere disponibili 24 ore al giorno.

In questo ministero non si può dire “domani”. Potrebbe essere troppo tardi.A voi è chiesta una presenza effettiva tra i formandi. Viene chiesta la condivisione della vita dei fratelli a voi affidati, con le sue gioie e le sue pene, con le sue lotte e le sue sconfitte o vittorie. «Noi vogliamo d’ora in poi stare con te e fare quello che tu fai», dissero i primi seguaci a Francesco» (Anper 10). Come il Maestro con i suoi discepoli, il formatore deve avere il tempo sufficiente per stare con i formandi: tempo per pregare con loro e per loro, tempo per condividere i momenti ludici, tempo per istruirli, tempo per correggerli fraternamente, tempo per animarli nei momenti di scoraggiamento, tempo gratuito così che il formando sperimenti che è davvero importante. Non si può essere formatori a distanza o con l’orologio in mano. Fondamentalmente la formazione avviene nella profondità delle persone. Per questo il formatore deve essere in atteggiamento continuo di ascolto, di accoglienza e anche di pazienza.Vi è chiesto, inoltre, di amare disinteressatamente i vostri formandi. Questo amore lo mostrerete coniugando la comprensione con l’esigenza. La comprensione senza esigenza è permissivismo deformante; l’esigenza senza comprensione è severità antievangelica. È importante, pertanto, che i fratelli a voi affidati vi sentano in ogni momento vicini, pazienti, comprensivi e a volte esigenti. L’amore per i vostri formandi vi permetterà di creare un clima di confidenza, così da rendere possibile una profonda condivisione; un clima di dialogo, in cui è possibile l’ascolto e il confronto fraterno; un clima di pazienza, per rispettare la crescita normale di ogni persona e l’azione dello Spirito in ciascuno; un clima di familiarità, in cui ciascuno può manifestare all’altro con fiducia le proprie necessità (cf Rb 6,8). In questo senso vi si chiede di essere fratelli capaci di istaurare relazioni interpersonali profonde, senza creare dipendenza di nessun genere. Questo permetterà di vivere la vita fraterna come “focolare”: luogo di accoglienza, stimolo, appoggio, perdono, gratuità e festa, e come “laboratorio” nel quale vengono prese le decisioni che riguardano tutti.Al formatore viene chiesto di accompagnare con molta umiltà e senza protagonismo. Paolo lo dice chiaramente nella lettura che abbiamo proclamato: «Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Gesù Cristo Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù» (2Cor 4,5). In questo contesto vi ricordo che il formatore deve essere docile allo Spirito e rispettoso del processo di ciascuno. Questo comporta che siate esperti nei cammini che conducono a Dio, per poter essere capaci di aiutare gli altri in questo percorso. Questa esperienza di Dio vi porterà a «mostrare la bellezza della sequela del Signore», principale impegno del formatore (cf VC 66). Comporta pure che appoggiate e stimoliate i formandi a prendere le proprie decisioni, e li aiutiate a discernere, confermare e consolidare la vocazione alla quale sono stati chiamati, rispettando il cammino che lo Spirito vuole che percorrano e il processo di crescita. È necessario ricordare che il primo responsabile della formazione, dopo Dio, è lo stesso formando. Se è vero che è Dio, attraverso lo Spirito, a plasmare “progressivamente” nel cuore del chiamato «i sentimenti di Cristo», principale obiettivo della formazione, è anche vero che «è responsabilità inalienabile di ogni chiamato... aprire lo spazio della propria vita all’azione dello Spirito Santo» (VC 65). Se è certo che è Dio a far rifulgere la luce «nei nostri cuori» per poter conoscere qual è il suo disegno sopra ciascuno di noi (cf 2Cor 4,6), è altrettanto certo che è il formando a dover «percorrere con generosità il cammino formativo» (VC 65). Per questo il formatore, come il Maestro rispetta la libertà.A queste esigenze bisogna aggiungerne altre: la conoscenza e l’amore per il nostro Ordine e la spiritualità francescana; l’amore per la Chiesa; la conoscenza e il rispetto per il progetto formativo dell’ordine e delle rispettive entità, progetto da conoscere in modo sufficiente, conoscenza che è già un processo formativo...Di fronte a simili esigenze molti di noi, senza dubbio, sentono l’impotenza a portare a compimento questo ministero tanto importante quanto complesso. Siamo ben coscienti, infatti, della nostra condizione di «vasi [corpi] di creta» (2Cor 4,7). Ma ciò lungi dal disarmarci dovrebbe aiutarci a porre la nostra fiducia in Colui al quale nulla è impossibile (cf Lc 1,37). Coscienti che Dio si serve della nostra mancanza di preparazione «perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi» (2Cor 4,7), il formatore è umile e sa «restituire» all’«Altissimo e sommo bene» tutto il bene che lo stesso Altissimo opera in lui e attraverso di lui (cf Am 18). Nello stesso tempo però impiega tutti i mezzi per prepararsi sempre di più e sempre meglio al lavoro affidatogli, nella consapevolezza che la sua formazione «è un itinerario di tutta la vita... In esso le doti di ciascuno, la testimonianza evangelica e l’opzione vocazionale si sviluppano continuamente» (CCGG 135).