RAGIONI SENZA FORZA

FORZE SENZA RAGIONE

 

Abbiamo tra le mani un libro scritto per pacata indignazione nei confronti delle tesi di Oriana Fallaci sull’islam (cf. i volumi La rabbia e l’orgoglio e La forza della ragione), ma anche della succube faciloneria con cui i suoi argomenti sono stati fatti propri dall’establishment politico e culturale e dall’intellighenzia più o meno dotta. Si tratta di un testo del noto sociologo dell’università di Padova Stefano Allievi, specializzato nello studio delle migrazioni, delle religioni, dei mutamenti culturali e nell’islam europeo.1

“Credo, come Oriana Fallaci, che siamo di fronte a un nemico subdolo e terribile… Questo nemico è il terrorismo islamico transnazionale: è la guerra impropria, costata già migliaia di vittime innocenti, che ha dichiarato unilateralmente al-Qaeda, insieme alla costellazione di manovali e impiegati – e anche intellettuali – del terrore che a Osama Bin Laden fa riferimento, direttamente o indirettamente. Una guerra che ha come obiettivo l’occidente ma anche, lo si dimentica troppo spesso, i musulmani considerati infedeli e traditori, o pavidi e moderati, cioè la grande maggioranza di loro…. Non è una guerra dichiarata dall’islam all’occidente.

È una guerra – dichiarata, non c’è dubbio, in nome dell’islam – da un nucleo di assassini, sostenuta da una cerchia più ampia (troppo ampia) di supporter e di “tifosi”, chiusa all’interno di un’altra cerchia ancora più ampia (troppo ampia) di indifferenti. Ma che vede anche contraria una cerchia enormemente più ampia, composta dalla grande maggioranza dei musulmani, che non si riconosce nel terrore come metodo, né nell’interpretazione strumentale e violenta del Corano che dai terroristi viene proposta come programma. Aggiungo che questa cerchia si trova all’interno di una cerchia ulteriore, troppo spesso trascurata, che è composta da coloro che, pur nati in paesi musulmani, non fanno per nulla dell’islam il centro della loro vita. O ne fanno un elemento tra i tanti, non sempre quello più decisivo, della propria identità personale e culturale. Proprio come facciamo noi, con i nostri riferimenti religiosi. Dunque questa guerra non è tra l’islam e noi. Ma è stata dichiarata da alcuni musulmani, contro altri musulmani e contro di noi. Non è una guerra tra civiltà. È una guerra che passa all’interno delle civiltà. O, semmai, è una guerra tra la civiltà e l’inciviltà. Che la civiltà può e deve vincere”.

Se ne evince che libri unilaterali come quelli di Fallaci, così come le politiche unilaterali oggi all’opera sul piano geopolitico, che spingono a dichiarare guerra a un’intera civiltà e religione (un miliardo e trecento milioni di persone!), sono controproducenti: finiscono per essere una chiamata al genocidio e non un’autodifesa contro il terrorismo.

 

LA TEORIA

DEL COMPLOTTO ISLAMICO

 

La gabbia interpretativa della Fallaci si rivela essere, secondo Allievi, una visione complottistica della storia, che funge da potente anti-stress, scaricandoci dal bisogno di esaminare la realtà e anche di assumerci qualche responsabilità. Così i musulmani “sembrano svolgere per le nostre società almeno uno dei ruoli che per secoli hanno svolto gli ebrei: fungere da capro espiatorio… mi sento di proporre questo parallelismo, nella pratica e non di principio, perché penso che per certi aspetti giochino lo stesso ruolo”.

Con una militarizzazione del pensiero e del linguaggio (afferma l’Oriana: “Io mi pento soltanto d’aver detto meno di quanto avrei dovuto, e d’aver chiamato semplicemente cicale coloro che oggi chiamo collaborazionisti. Cioè traditori”!), la tesi della nota giornalista è quella di un’Europa colonia dell’islam e dell’Italia suo caposaldo: in ogni città ci sarebbe una seconda città governata dal Corano, una tappa dell’espansionismo islamico.

Un aspetto essenziale di questa teoria sono gli immigrati che vengono per fare da padroni in casa nostra: 18 milioni in Europa secondo Fallaci, 12-15 milioni secondo i dati più accreditati. Essi verrebbero per imporci le loro usanze. Ebbene, dice Allievi, ci sono usanze che forse ci turbano ma non ci toccano (cibo, stili di preghiera, foulard in testa ecc.), e ci sono usanze contrarie alla legge e quindi da reprimere (vedi poligamia e circoncisione femminile): non si conoscono usanze che i musulmani vorrebbero imporci! La Fallaci, però, suggerisce che la strategia per imporcele è quella demografica. Fare più figli di noi. Controbatte il sociologo: “i tassi di prolificità, tra gli immigrati, diminuiscono abbastanza drasticamente rispetto a quelli dei paesi d’origine, raggiungendo di solito, nel giro di una generazione o al massimo di due, livelli progressivamente sempre più simili a quelli della popolazione presso cui si sono insediati. E che sono in diminuzione anche nei paesi musulmani: in concomitanza con l’aumento dei redditi pro-capite e dei tassi di alfabetizzazione, e dell’ingresso delle donne nel mercato del lavoro, tanto per far comprendere che la religione non è il fattore che tutto spiega”. Il problema reale è il crollo dei nostri tassi di riproduzione! In Italia ci saranno cinque o seicentomila maschi musulmani adulti: se tutti fossero sposati con due mogli e con cinque figli ciascuno (ipotesi Fallaci), si avrebbe una presenza di circa un milione e mezzo di adulti e di cinque milioni di bambini. Dove stanno? Se i musulmani europei fossero prolifici come lei descrive, com’è che non sono ancora la maggioranza della popolazione? Questi problemi dunque vanno affrontati senza ossessioni complottistiche o vaticinazioni apocalittiche.

Il Fallaci-pensiero intercetta comunque un comune sentire effettivo, giustificato nelle domande, molto meno nelle risposte. Allievi lo vuole prendere sul serio, contrastando però i ragionamenti che nascono dallo stomaco (come quelli che hanno dato troppo credito al sedicente imam di Carmagnola, autodenunciatosi come amico di Bin Laden, e di sua moglie, pasionaria convertita) e che utilizzano cifre mirabolanti per spaventare. I musulmani hanno già diritto di voto, perché cittadini, in Francia, in Gran Bretagna e in Olanda e non stanno affatto imponendo le loro feste religiose (il venerdì) o il chador alle donne, la poligamia o la clitoridectomia. Semmai spingono a ridefinire l’idea di laicità in un contesto di progressiva pluralizzazione religiosa delle nostre società.

Ed esiste solo nelle sue paure quell’Eurabia paventata dal “soldato” Oriana (“l’Europa vendutasi come una sgualdrina ai sultani, ai califfi, ai visir, ai lanzichenecchi del nuovo impero ottomano”): dei 12-15 milioni di musulmani presenti nell’Unione Europea, la comunità principale è quella turca (e i turchi sono diversi dagli arabi almeno quanto gli slavi dell’est sono diversi dagli spagnoli); poi ci sono quelli del sub-continente indiano e altri asiatici; e ancora i bosniaci, gli africani, gli iraniani, gli albanesi: sommando tutti i maghrebini e anche gli arabi arriviamo a circa un terzo della cifra totale dei musulmani europei.

Ciliegina sulla torta, la Fallaci, definendosi “atea cristiana”, sostiene che la Chiesa cattolica guida la triplice alleanza con destra e sinistra, favorendo e beneficiando l’islam. Scambia così per debolezza la pedagogia forte del dialogo mostrata a più riprese da papa Giovanni Paolo II soprattutto dopo l’attentato alle Twin Towers (visita alla moschea di Damasco, giornata di digiuno in comunione e solidarietà con i musulmani durante il Ramadam, incontro con i giovani allo stadio di Casablanca).

Perciò Allievi conclude il suo libro proprio esortando a diffidare di tante identità reattive, quelle di chi sta riscoprendo di essere cristiano solo da quando ci sono in giro i musulmani, quelle di chi senza frequentare chiese scrive sui muri “padania cristiana” o di chi non prega ma vuole mettere il crocifisso dappertutto, quelle di chi pur ignorandole ribadisce le radici cristiane del continente. In Italia non ci sono quasi laici, né atei né cristiani, “ma soprattutto tifosi dell’una o dell’altra squadra: laicisti e clericali, giacobini e sanfedisti. È questo uno dei guasti della nostra vita collettiva, anche politica (quanti clericali non credenti seduti negli scranni parlamentari proni a far favori ai vescovi per bottega elettorale, assai più che per intima convinzione)”. A partire da qui dimostriamo veramente nei fatti e nei valori che l’islam è uno stagno e l’occidente è un fiume!

 

M.C.

 

1 ALLIEVI S., Ragioni senza forza, forze senza ragioni. Una risposta a Oriana Fallaci, EMI, Bologna 2004, pp. 159, € 9,00.