CONVEGNO DEI CAPPUCCINI AD ASSISI
FORMAZIONE
NEL POSTNOVIZIATO
Il processo
formativo deve educare ad avere uno sguardo aperto sul mondo. Il postnovizio si
allena ad accogliere la diversità dei membri della fraternità e comprendere le
persone emarginate e bisognose. Grande importanza riveste la formazione
affettiva e relazionale.
Il periodo di formazione del postnoviziato è stato in questi
ultimi anni al centro dell’attenzione di tutto l’ordine cappuccino, in quanto
si è costatata la delicata problematicità di questa fase della formazione
iniziale che richiede un più accurato discernimento e una attenzione
particolare da parte dei formatori. È in questo particolare periodo che si
stanno verificando, fra l’altro, le maggiori defezioni.
In particolare due lettere circolari del ministro generale,
John Corriveau, e la sua relazione al capitolo generale del 2000 avevano
sottolineato una preoccupazione circa la fase di formazione iniziale del
postnovizato: vale a dire il fatto che il dettato delle costituzioni al n. 30,
che affermano la priorità di una formazione alla vita francescano-cappuccina
nel tempo di tutta la formazione iniziale, fatica a trovare una attuazione
concreta. La presenza di un modello formativo nella tappa del postnoviziato,
definito come “seminariale”, a causa della priorità data alla preparazione
accademica, sembra oggi non favorire una crescita nella maturità affettiva,
nella fede adulta e nell’interiorizzazione dei valori fraterni e contemplativi
della vita cappuccina. Il diverso contesto umano, sociale e culturale richiede
un più lungo tempo di crescita e maturazione per coloro che vengono all’ordine,
pur in una età più adulta che nel passato. Di fronte a ciò si ribadisce la
necessità di un programma finalizzato all’interiorizzazione dei valori
evangelici in fraternità.
La necessità di rendere più operativo lo scopo della
formazione nella tappa del postnoviziato secondo le costituzioni, e quindi di
individuare metodi e programmi adeguati, ha auspicato la convocazione di un
convegno che potesse mettersi in ascolto dello Spirito e dei fratelli per
discernere le linee guida che aiutino tutto l’ordine per la formazione di
coloro che vogliono abbracciare seriamente e radicalmente la vita
francescana-cappuccina.
L’auspicio è diventato realtà dal 5 al 25 settembre scorso
quando un centinaio di frati cappuccini, rappresentanti di tutte le conferenze
dell’ordine, si è ritrovato ad Assisi, nella casa “Domus Pacis”, per un
confronto internazionale su questo argomento. Erano presenti il ministro
generale e i suoi definitori, diversi ministri provinciali, i formatori e, per
la prima volta, un significativo numero di rappresentanti dei postnovizi. La
partecipazione dei giovani professi si è rivelata un vero dono di Dio
all’ordine e un segno di speranza per il futuro. Nel convegno si è respirato un
clima di vera fraternità, dove la diversità di culture, tradizioni e lingue
hanno creato un ricco mosaico che ha fatto sperimentare il passaggio dalla
“confusione” di Babele alla comunione della Pentecoste.
TRE TIPOLOGIE
DI NOVIZIATO
Il postnoviziato, si è detto rifacendosi alle costituzioni,
rimane il periodo in cui in modo graduale il giovane professo, in maniera
fedele e creativa integra il carisma cappuccino e la propria individualità,
attraverso l’inserimento progressivo e deciso nella fraternità locale e
provinciale. È il tempo della naturale crisi di discernimento vocazionale, che
mette in luce difficoltà rimaste nascoste o in ombra nelle tappe precedenti del
postulato e del noviziato e che pertanto va vista come risorsa e non come
problema.
Durante i lavori è stato dato molto spazio alla
presentazione delle molteplici e variegate esperienze presenti in tutto
l’ordine cappuccino, anche se non è stato facile delinearne le strutture, i
contenuti e i tempi specifici.
Dalla presentazione dei delegati delle diverse conferenze
sono emerse, in modo esemplificativo tre tipologie di postnoviziato:
– modello “seminariale” o tradizionale che segue tutto
l’iter formativo clericale;
– modello accademico-esperienziale, che include sia
l’esperienza sul campo che la riflessione sistematica;
– modello prevalentemente esperienziale, dove prevale
l’esperienza sul campo vissuta anche fuori dalla casa di formazione nei diversi
ambiti di servizio sociale e apostolico e senza studi accademici.
Per quanto riguarda il processo formativo si è dato molto
valore all’accompagnamento personalizzato nel rispetto del formando come
“altro” , come dono e “terra santa” in cui Dio opera. La formazione, si è
detto, parte da una profonda relazione, capace di riconoscere il muoversi di
Dio nel formando per verificarne l’autenticità vocazionale alla luce della
parola di Dio e del carisma consegnato da Francesco e dalla tradizione a tutto
l’ordine. La libertà della persona diventa la grande risorsa educativa che
permette di verificare nelle circostanze concrete la propria chiamata e il
proprio impegno di cuore, intelligenza, affezione con l’ideale e il carisma
cappuccino.
In questo processo il formatore cappuccino non è solo, ma è
inserito in una fraternità formativa. La fraternità, attraverso la
comunicazione, il “raccontarsi” le proprie esperienze in una dimensione di
fede, diventa il luogo terapeutico dove poter guarire le proprie ferite. In
situazioni particolari si può anche ricorrere all’ aiuto di professionisti di
fiducia, esperti in scienze umane che lavorano in stretta collaborazione con
l’équipe dei formatori.
La riflessione in questi ultimi decenni su una teologia di
comunione permette di ri-scoprire la sorprendente attualità del carisma di
Francesco d’Assisi e il contributo specifico che siamo chiamati a dare oggi
come fraternità che sia “casa e scuola di comunione”. Vivere la fraternità
evangelica in una dimensione di consegna di sé alla fraternità definisce il
volto della identità e missione cappuccina.
CON LO SGUARDO
APERTO SUL MONDO
Un particolare accento è stato posto, soprattutto da alcune
aree geografiche, sull’inserimento tra i “lebbrosi del nostro tempo”. Perché il
processo formativo abbia un’attenzione sulla realtà che ci circonda, si deve
favorire uno sguardo più ampio e aperto sul mondo. In questo senso è
importante, a livello di formazione iniziale educare alla minorità in una
dimensione ampia come capacità di attenzione e presa di coscienza della
situazione internazionale, facendo concrete esperienze in questo particolare
servizio apostolico.
Mentre il postnovizio si allena ad accogliere la diversità
dei membri della propria fraternità, egli è invitato ad andare oltre le
frontiere nazionali di lingua, di classe, di cultura, di ideologia, di sesso,
di tribù e di casta. Prudentemente, ma con insistenza, il giovane è condotto a
un rinnovamento del suo sguardo, dei suoi modi di pensare e di sentire, per
aprirsi alla comprensione delle persone emarginate e bisognose di una
solidarietà effettiva che diventi locale e globale nello stesso tempo.
Questa “compassione internazionale” è possibile solo
attraverso una pratica continua e approfondita della preghiera e della
contemplazione, sia secondo la nostra ricca tradizione, sia aprendosi a nuove
forme di contemplazione. L’accompagnamento in questa dimensione contemplativa
della vita fraterna è essenziale nel tempo della formazione iniziale, tanto più
nel tempo del postnoviziato, in cui l’assimilazione dei valori è chiamata ad
assumere una connotazione esperienziale forte.
In più occasioni nell’ambito del convegno si è parlato di
alcuni aspetti della realtà odierna dei giovani (immaturità affettiva, una fede
ancora germinale o superficiale, fatica a prendere decisioni per tutta la vita)
che fanno ripensare a una formazione tradizionale, legata a tempi
strutturalmente brevi e con un carattere di frammentazione nelle diverse tappe
della formazione iniziale. Le tipologie dei giovani che bussano ai nostri
conventi sono diverse e più problematiche di ieri e richiedono un processo più
lungo e attento di formazione.
In questo contesto non si può individuare una struttura
identica, un unico modello di postnoviziato per tutte le aree e circoscrizioni
cappuccine. Rimane la preoccupazione fondamentale di indirizzare la scelta di
vita di consacrazione verso una maturità affettiva-relazionale, una vita
profonda di fede e una interiorizzazione esperienziale della specificità del
proprio carisma, in modo da emettere consapevolmente la professione perpetua,
continuando, poi, secondo la specificità della propria vocazione ecclesiale
all’interno dell’ordine. Il problema, perciò, non è tanto di strutture, ma di
contenuti e di metodi formativi adeguati.
LA PROBLEMATICA
PSICO-AFFETTIVA
Altro punto focalizzato nel convegno è stata la problematica
psico-affettiva del formando. Si è fatto rilevare quanto nel postnoviziato sia
importante proseguire nella maturazione umana, in relazione soprattutto alle
relazioni affettive-sessuali, alla responsabilità e alla trasparenza riguardo
alla verità del proprio vissuto. È importante da una parte aiutare a vivere in
modo equilibrato e non dipendente il rapporto col mondo femminile, e dall’altra
essere aiutati in fraternità a vivere relazioni autentiche, esternando i propri
sentimenti e affetti e vivendo tutte queste dinamiche senza vergogna, e senza
ambiguità. Una fraternità che vive buone relazioni, aiuta a crescere in questo
senso e a non cercare compensazioni altrove o dipendenze affettive poco
trasparenti. In situazioni più difficili e delicate è opportuno anche chiedere
l’aiuto di un esperto.
Il postnovizio viene anche aiutato ad affrontare a fondo la
sua dimensione psico-sessuale come parte del suo cammino di consacrazione
attraverso un dialogo trasparente e con attenzione e rispetto della sua propria
sessualità. Il giovane frate non può amare né farsi amare se non giunge a una
sana comprensione e accettazione della sua propria identità. Affinché un frate
maturi nella sua vocazione di vita celibe, deve giungere a comprendere e ad
accettare che la sua persona è una “terra santa” (cf. Es 3,5). Per questo
coloro che accompagnano il frate in questo delicato cammino
dell’autocomprensione siano ripieni di un profondo senso di riverenza per la
sessualità umana nelle sue multiformi espressioni, altrimenti essi non possono
servire come guide spirituali.
Il convegno si è concluso con l’approvazione di un documento
da presentare al ministro generale per essere approvato ed eventualmente
consegnato a tutto l’ordine.
Fra Giovanni
Battista