ORMAI PROSSIMA LA XLIV ASSEMBLEA CISM
IL RAPPORTO CON I MOVIMENTI
A tema il rapporto
con le nuove forme di vita evangelica e i movimenti ecclesiali. Tre gli ambiti
di ricerca e verifica: la conoscenza reciproca, il rapporto all’interno della
chiesa locale, e il rapporto dei singoli con i movimenti in riferimento alla responsabilità
di governo.
La Conferenza italiana superiori maggiori (CISM) si sta
preparando a celebrare la sua XLIV assemblea generale, in programma nella città
di san Francesco, ad Assisi, dall’8 al 12 novembre prossimo. I lavori si
svolgeranno attorno al tema Vita consacrata, nuove forme di vita evangelica,
movimenti ecclesiali: carismi di comunione.
Questa assemblea si pone in continuazione ideale con
quella che ha avuto luogo lo scorso anno a Valdragone (3-8 novembre) e ne
costituisce un naturale sviluppo. Allora il tema prescelto riguardava il
rapporto col territorio, o come si diceva nell’enunciato: Chiesa locale, vita
consacrata e territorio: un dialogo aperto. Quest’anno l’attenzione sarà rivolta
invece al rapporto della vita consacrata con i movimenti ecclesiali. Ambedue le
assemblee si collocano entro l’orizzonte della chiesa locale, ossia
dell’ecclesiologia di comunione maturata negli ultimi decenni, anche se in
concreto si fatica ancora a trovare i giusti equilibri di un rapporto che metta
tra loro in relazione i carismi, ma li lasci liberi di esprimersi in quanto
doni dello Spirito per un reciproco arricchimento.
Questa difficoltà era stata sottolineata già
nell’assemblea di Valdragone. In quella circostanza, fr. Joachim Giermek,
ministro generale dei minori conventuali, riferendosi soprattutto al suo
istituto, anche se si tratta di un fenomeno comune un po’ a tutti, aveva
affermato che, di fronte alle esigenze della Chiesa, i religiosi, frati e
sacerdoti, sono sempre più cooptati per servire e collaborare in alcuni ambiti
particolari, quali le parrocchie, come parroci e vicari e persino nel ministero
episcopale. «Si tratta, ha detto, di un servizio e di una collaborazione
doverosa da parte nostra. Allo stesso tempo, però, non possiamo accettare che
si arrivi alla situazione per cui la gran parte (quasi la totalità in certe
circoscrizioni) dell’apostolato si identifica con questo servizio e, peggio
ancora, con una modalità di ministero che è più confacente alla chiesa
istituzionale. Perché in fondo questo non è il nostro ruolo nella Chiesa».
In consonanza con queste affermazioni, l’assemblea era
giunta alla conclusione che la presenza dei religiosi sul territorio – concetto
da intendersi non solo né prevalentemente come ambiente geografico, ma
soprattutto come rete di relazioni sociali – deve essere soprattutto profetica
come si può dedurre dalle parole di fr. Aldegani, presidente della Cism: «Ciò
che va più rafforzato, da parte nostra, è l’attenzione ai bisogni spirituali e
l’impegno a offrire risposte di senso... In tal modo, la nostra è una presenza
profetica sul territorio, e non corre il rischio di perdere la sua
legittimazione ecclesiale e sociale… La nostra presenza non è da rinchiudersi
solo nelle attività pastorali istituzionali ma è impegno a una relazione
quotidiana con l’uomo».
Ciò non significa tornare all’antica separatezza, ma
trovare il giusto posto in quella “pastorale integrata” di cui parla la Nota
pastorale della conferenza episcopale italiana Il volto missionario delle
parrocchie in un mondo che cambia, nel pieno rispetto della diversità dei doni
e dei carismi.
Ed è all’interno di questa realtà di comunione, nella
chiesa locale, che si pone anche il rapporto tra vita consacrata e movimenti,
tema che l’assemblea di quest’anno si propone di approfondire.
TRE AMBITI
DI CONFRONTO
I lavori si svolgeranno nella luce dell’icona paolina,
tratta dalla prima lettera ai corinzi, dove l’apostolo scrive che «vi sono
diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito: vi sono diversi ministeri, ma uno
solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto
in tutti…» (cf. 1Cor 4-7.11-12). L’apostolo sottolinea poi che “la via più
sublime” (1Cor 12,31) verso cui tutti dobbiamo tendere è la carità. Il breve
sussidio preparatorio all’assemblea commenta: «Solo all’interno di questo
orizzonte agapico è possibile parlare di confronto e comunione tra i diversi
carismi. È su questa strada che intendiamo muoverci». In effetti, leggiamo
ancora, «in questa prospettiva, la diversità dei doni dello Spirito comporta
arricchimento vicendevole, capacità rinnovata di operare in armonia e non in
concorrenza».
Sono tre gli ambiti di confronto entro cui l’assemblea
intende muoversi, ognuno dei quali si articola poi in varie modalità: il primo
riguarda l’esigenza di una adeguata e motivata conoscenza reciproca; il secondo
sarà rivolto più specificamente alla relazione tra la vita consacrata, i nuovi
soggetti ecclesiali (nuove forme di vita evangelica, movimenti ecclesiali) e
chiesa locale; il terzo, infine, prenderà in considerazione un raggruppamento
di problemi riguardanti la relazione tra singoli membri di vita consacrata e
nuovi movimenti ecclesiali, in riferimento alla responsabilità di governo.
Si partirà quindi dall’ambito della conoscenza reciproca,
il cui scopo, come scrive il breve opuscolo preparatorio, è «di precisare il
senso e l’opportunità del confronto, chiarendo, nell’orizzonte di
un’ecclesiologia di comunione e di missione, perché carismi diversi, in un
determinato momento storico, possano non solo stimarsi ma anche collaborare e
arricchirsi vicendevolmente, secondo diverse circostanze non predeterminabili».
Ciò che interessa all’assemblea, tuttavia, non è di
giungere a una conoscenza dettagliata di queste nuove realtà ecclesiali, ma «il
confronto con il fenomeno in quanto tale». In altre parole, è detto,
«desideriamo interrogarci su come noi, istituti di vita consacrata, siamo
chiamati a relazionarci ad esso, scoprendo quanto possiamo imparare e donare».
All’interno di questa prospettiva, sarà più facile
riconoscere che i doni dello Spirito come tali non possono contraddirsi tra
loro. In effetti, «vita consacrata e nuovi soggetti ecclesiali sono forze vive
dello Spirito per la Chiesa». Bisognerà pertanto evitare la tentazione dell’
“autosufficienza carismatica” e dell’ “autoreferenzialità”, dal momento che
«nessuno, nella Chiesa, come mistero di comunione, può pensare di bastare a se
stesso».
D’altra parte è anche vero che, se questo confronto vuole
essere arricchente, non deve provocare confusione tra carismi e istituzioni che
hanno caratteristiche e compiti diversi. Ci vogliono quindi delle regole e sarà
compito degli istituti «cogliere il senso di un tale confronto, promuoverlo e regolarlo».
Sempre in riferimento alla reciproca conoscenza,
l’opuscolo suggerisce anche di interrogarsi sulla rilevante attrattiva e
capacità di aggregazione di questi movimenti ecclesiali e delle nuove forme di
vita evangelica che invece sono spesso affievolite e poco convincenti nelle
forme carismatiche tradizionali. Spetterà all’assemblea trovare le risposte a
questo interrogativo che è ricorrente oggi negli ambienti della vita
consacrata, anche per i notevoli riflessi che esso ha sulla pastorale vocazionale.
Il secondo ambito di ricerca entrerà più specificamente
nel rapporto tra le due realtà – vita consacrata e nuovi soggetti ecclesiali –
all’interno della chiesa locale. A questo proposito, si suggerisce di
analizzare la problematica soggiacente a due diversi livelli: il primo riguarda
il confronto tra soggetti nella chiesa locale: non solo però il rapporto tra
carismi e istituzione (gerarchica), ma anche tra carismi diversi impegnati sul
territorio in relazione alla Chiesa. Bisognerà soprattutto tenere presente che
molti nuovi soggetti ecclesiali e gli istituti di vita consacrata non sono
vincolati a una sola chiesa locale, ma hanno un carattere interdiocesano. Il
discorso quindi ripropone la fluidità della relazione tra universale e
particolare. Si può giungere così a delineare campi di collaborazione
esplicita, fino all’aiuto in opere specifiche. Non mancano esperienze in atto
già da tempo. Si potrebbero comunque individuare forme concrete di interazione
in ordine per esempio a opere specifiche, come scuole, centri culturali, opere
caritative e socio assistenziali, ospedali, collaborazione nelle missioni, ad
gentes, ecc.
Il secondo livello si riferisce maggiormente alla
collaborazione all’interno della chiesa locale. Tra l’altro, sarà opportuno
anche interrogarsi sulle modalità con cui i vescovi stessi si relazionano con
le realtà carismatiche e si rivolgono alla vita consacrata e ai nuovi carismi.
In altre parole, si tratterà di verificare il rapporto tra carismi e
istituzione, in relazione ai diversi bisogni, «evitando tuttavia l’omologazione
tra doni diversi, che, per essere utili all’edificazione del corpo di Cristo,
devono essere accolti per ciò che sono».
È in questo ambito che si pone anche tutta la
problematica riguardante quella “pastorale integrata” di cui parla la citata
Nota pastorale della CEI. Fr. Mario Aldegani, concludendo lo scorso anno
l’assemblea di Valdragone, aveva affermato a questo riguardo: «La necessità di
una “pastorale integrata” richiede che tutti i soggetti coinvolti sul territorio
coordinino le energie a servizio della missione, così che le diverse competenze
e le ricchezze carismatiche si riconoscano e agiscano dentro l’obiettivo comune
di tutta la Chiesa, impegnata nella nuova evangelizzazione. Fa parte della
nostra peculiarità, in qualità di esperti di comunione, lavorare per una nuova
e più complessa relazionalità ecclesiale; interagire con le nuove forme di vita
consacrata, movimenti e nuove aggregazioni ecclesiali. Da questo stile tutti ne
escono arricchiti, noi in freschezza e gli altri in saldezza e solidità».
IL SINGOLO
E I MOVIMENTI
Resta infine il terzo ambito riguardante il rapporto tra
i singoli membri di vita consacrata e i nuovi movimenti ecclesiali, con
particolare attenzione alla responsabilità di governo. In questione non è tanto
la collaborazione tra vita consacrata e movimenti, di cui è stata già
sottolineata la possibilità e l’opportunità, ma la relazione personale in cui
membri di un istituto di vita consacrata riconoscano come significativa per la
propria vita spirituale una relazione personale con un movimento o nuova
comunità, o all’inverso, casi in cui persone provenienti da queste realtà
chiedano di entrare in un istituto di vita consacrata. Ma andrebbe anche
ricordato il caso in cui membri di istituti di vita consacrata vengono invitati
a svolgere un lavoro di assistenza spirituale in questi nuovi soggetti
ecclesiali.
Su questo genere di relazioni non sono mancati interventi
del magistero e sono stati suggeriti anche dei criteri per fare in modo che queste
relazioni siano di aiuto reale e reciproco, senza generare indebite confusioni.
L’opuscolo preparatorio all’assemblea cita opportunamente in nota il n. 62 del
documento La vita fraterna in comunità, della Congregazione per gli istituti di
vita consacrata e società di vita apostolica e quanto scrive l’esortazione
apostolica postsinodale di Giovanni Paolo II, Vita consecrata, al n. 56, dove
si dice che «in questi anni, non poche persone consacrate sono entrate in
qualcuno dei movimenti ecclesiali… e da tali esperienze gli interessati
traggono in genere beneficio, specialmente sul piano del rinnovamento
spirituale». Si aggiunge quindi: «Tuttavia non si può negare che, in alcuni
casi, ciò genera disagi e disorientamento a livello personale e comunitario, specialmente
quando queste esperienze entrano in conflitto con le esigenze della vita comune
e della spiritualità dell’istituto. Occorrerà pertanto curare che l’adesione ai
movimenti ecclesiali avvenga nel rispetto del carisma e della disciplina del
proprio istituto, col consenso dei superiori e delle superiore e nella piena
disponibilità ad accoglierne le decisioni».
Come forse si ricorderà, a quell’epoca si parlava molto
del rischio della cosiddetta “duplice appartenenza”. Da allora, sono passati
ormai degli anni. Oggi, a distanza di tempo, è possibile tirare le somme delle
esperienze compiute. Sarà pertanto interessante ascoltare dai superiori
maggiori presenti all’assemblea, le convinzioni maturate e il loro parere al
riguardo.
Al di là comunque di questo specifico problema, occorre
sottolineare che il tema scelto per l’assemblea generale di quest’autunno è
molto sentito anche se, come scrive l’opuscolo citato, presenta «aspetti
complessi e problematici».
A. Dall’Osto