MONS. BRUNO FORTE SULLA PREGHIERA
PERCHÉ PREGARE? PER VIVERE
Spesso tanta gente,
anche buoni cristiani, si chiedono che senso ha pregare. Bruno Forte risponde
che la preghiera è necessaria per vivere, per amare e lasciarsi amare. Chi non
prega rischia di morire dentro. Necessità di una preghiera perseverante e
fiduciosa.
Mi chiedi: perché pregare? Ti rispondo: per vivere. Sì:
per vivere veramente, bisogna pregare. Perché? Perché vivere è amare: una vita
senza amore non è vita. È solitudine vuota, è prigione e tristezza. Vive
veramente solo chi ama: e ama solo chi si sente amato, raggiunto e trasformato
dall’amore. Come la pianta che non fa sbocciare il suo frutto se non è
raggiunta dai raggi del sole, così il cuore umano non si schiude alla vita vera
e piena se non è toccato dall’amore.
Ora, l’amore nasce dall’incontro e vive dell’incontro con
l’amore di Dio, il più grande e vero di tutti gli amori possibili, anzi l’amore
al di là di ogni nostra definizione e di ogni nostra possibilità. Pregando, ci
si lascia amare da Dio e si nasce all’amore, sempre di nuovo. Perciò, chi prega
vive, nel tempo e per l’eternità. E chi non prega? Chi non prega è a rischio di
morire dentro, perché gli mancherà prima o poi l’aria per respirare, il calore
per vivere, la luce per vedere, il nutrimento per crescere e la gioia per dare
un senso alla vita.
COSÌ
SI COMINCIA
Mi dici: ma io non so pregare! Mi chiedi: come pregare?
Ti rispondo: comincia a dare un po’ del tuo tempo a Dio. All’inizio,
l’importante non sarà che questo tempo sia tanto, ma che tu glielo dia fedelmente.
Fissa tu stesso un tempo da dare ogni giorno al Signore, e daglielo fedelmente,
ogni giorno, quando senti di farlo e quando non lo senti. Cerca un luogo
tranquillo, dove se possibile ci sia qualche segno che richiami la presenza di
Dio (una croce, un’icona, la Bibbia, il tabernacolo con la presenza eucaristica
…). Raccogliti in silenzio e invoca lo Spirito Santo, perché sia lui a gridare
in te “Abbà, Padre!”. Porta a Dio il tuo cuore, anche se è in tumulto: non aver
paura di dirgli tutto, non solo le tue difficoltà e il tuo dolore, il tuo
peccato e la tua incredulità, ma anche la tua ribellione e la tua protesta, se
la senti dentro.
Tutto questo mettilo nelle mani di Dio: ricorda che Dio è
padre-madre nell’amore, che tutto accoglie, tutto perdona, tutto illumina,
tutto salva. Ascolta il suo silenzio: non pretendere di avere subito le
risposte. Persevera. Come il profeta Elia, cammina nel deserto verso il monte
di Dio: e quando ti sarai avvicinato a lui, non cercarlo nel vento, nel
terremoto o nel fuoco, in segni di forza o di grandezza, ma nella voce del
silenzio sottile (cf. 1Re 19,12). Non pretendere di afferrare Dio, ma lascia
che lui passi nella tua vita e nel tuo cuore, ti tocchi l’anima, e si faccia
contemplare da te anche solo di spalle.
Ascolta la voce del suo silenzio. Ascolta la sua Parola
di vita: apri la Bibbia, meditala con amore, lascia che la parola di Gesù parli
al cuore del tuo cuore; leggi i salmi, dove troverai espresso tutto ciò che
vorresti dire a Dio; ascolta gli apostoli e i profeti; innamorati delle storie
dei patriarchi e del popolo eletto e della chiesa nascente, dove incontrerai
l’esperienza della vita vissuta nell’orizzonte dell’alleanza con Dio. E quando
avrai ascoltato la parola di Dio, cammina ancora a lungo nei sentieri del silenzio,
lasciando che sia lo Spirito a unirti a Cristo, Parola eterna del Padre. Lascia
che sia Dio Padre a plasmarti con tutte e due le sue mani, il Verbo e lo
Spirito Santo.
All’inizio, potrà sembrarti che il tempo per tutto questo
sia troppo lungo, che non passi mai: persevera con umiltà, dando a Dio tutto il
tempo che riesci a dargli, mai meno però di quanto hai stabilito di potergli
dare ogni giorno. Vedrai che di appuntamento in appuntamento la tua fedeltà
sarà premiata, e ti accorgerai che piano piano il gusto della preghiera
crescerà in te, e quello che all’inizio ti sembrava irraggiungibile, diventerà
sempre più facile e bello. Capirai allora che ciò che conta non è avere
risposte, ma mettersi a disposizione di Dio: e vedrai che quanto porterai nella
preghiera sarà a poco a poco trasfigurato.
Così, quando verrai a pregare col cuore in tumulto, se
persevererai, ti accorgerai che dopo aver a lungo pregato non avrai trovato
risposte alle tue domande, ma le stesse domande si saranno sciolte come neve al
sole e nel tuo cuore entrerà una grande pace: la pace di essere nelle mani di
Dio e di lasciarti condurre docilmente da lui, dove lui ha preparato per te.
Allora, il tuo cuore fatto nuovo potrà cantare il cantico nuovo, e il
“Magnificat” di Maria uscirà spontaneamente dalle tue labbra e sarà cantato
dall’eloquenza silenziosa delle tue opere.
Sappi, tuttavia, che non mancheranno in tutto questo le
difficoltà: a volte, non riuscirai a far tacere il chiasso che è intorno a te e
in te; a volte sentirai la fatica o perfino il disgusto di metterti a pregare;
a volte, la tua sensibilità scalpiterà, e qualunque atto ti sembrerà
preferibile allo stare in preghiera davanti a Dio, a tempo “perso”. Sentirai,
infine, le tentazioni del maligno, che cercherà in tutti i modi di separarti
dal Signore, allontanandoti dalla preghiera. Non temere: le stesse prove che tu
vivi le hanno vissute i santi prima di te, e spesso molto più pesanti delle
tue. Tu continua solo ad avere fede. Persevera, resisti e ricorda che l’unica
cosa che possiamo veramente dare a Dio è la prova della nostra fedeltà. Con la
perseveranza salverai la tua preghiera, e la tua vita.
L’ORA
DELL’OSCURITÀ
Verrà l’ora della “notte oscura”, in cui tutto ti
sembrerà arido e perfino assurdo nelle cose di Dio: non temere. È quella l’ora
in cui a lottare con te è Dio stesso: rimuovi da te ogni peccato, con la
confessione umile e sincera delle tue colpe e il perdono sacramentale; dona a
Dio ancor più del tuo tempo; e lascia che la notte dei sensi e dello spirito diventi
per te l’ora della partecipazione alla passione del Signore. A quel punto, sarà
Gesù stesso a portare la tua croce e a condurti con sé verso la gioia di
Pasqua. Non ti stupirai, allora, di considerare perfino amabile quella notte,
perché la vedrai trasformata per te in notte d’amore, inondata dalla gioia
della presenza dell’Amato, ripiena del profumo di Cristo, luminosa della luce
di Pasqua.
Non avere paura, dunque, delle prove e delle difficoltà
nella preghiera: ricorda solo che Dio è fedele e non ti darà mai una prova
senza darti la via d’uscita e non ti esporrà mai a una tentazione senza darti
la forza di sopportarla e vincerla. Lasciati amare da Dio: come una goccia
d’acqua che evapora sotto i raggi del sole e sale in alto e ritorna alla terra
come pioggia feconda o rugiada consolatrice, così lascia che tutto il tuo
essere sia lavorato da Dio, plasmato dall’amore dei Tre, assorbito in loro e
restituito alla storia come dono fecondo. Lascia che la preghiera faccia
crescere in te la libertà da ogni paura, il coraggio e l’audacia dell’amore, la
fedeltà alle persone che Dio ti ha affidato e alle situazioni in cui ti ha
messo, senza cercare evasioni o consolazioni a buon mercato. Impara, pregando,
a vivere la pazienza di attendere i tempi di Dio, che non sono i nostri tempi,
e a seguire le vie di Dio, che tanto spesso non sono le nostre vie.
Un dono particolare che la fedeltà nella preghiera ti
darà è l’amore agli altri e il senso della Chiesa: più preghi, più sentirai
misericordia per tutti, più vorrai aiutare chi soffre, più avrai fame e sete di
giustizia per tutti, specie per i più poveri e deboli, più accetterai di farti
carico del peccato altrui per completare in te ciò che manca alla passione di
Cristo a vantaggio del suo corpo, la Chiesa. Pregando, sentirai come è bello
essere nella barca di Pietro, solidale con tutti, docile alla guida dei
pastori, sostenuto dalla preghiera di tutti, pronto a servire gli altri con
gratuità, senza nulla chiedere in cambio. Pregando sentirai crescere in te
passione per l’unità del corpo di Cristo e di tutta la famiglia umana. La
preghiera è la scuola dell’amore, perché è in essa che puoi riconoscerti
infinitamente amato e nascere serpe di nuovo alla generosità che prende
l’iniziativa del perdono e del dono senza calcolo, al di là di ogni misura di
stanchezza.
PREGANDO
S’IMPARA
Pregando, s’impara a pregare, e si gustano i frutti dello
Spirito che fanno vera e bella la vita: “amore, gioia, pace, pazienza,
benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22). Pregando si
diventa amore, e la vita acquista il senso e la bellezza per cui è stata voluta
da Dio. Pregando, si avverte sempre più l’urgenza di portare il Vangelo a
tutti, fino agli estremo confini della terra. Pregando, si scoprono gli
infiniti doni dell’Amato e si impara sempre di più a rendere grazie a lui in
ogni cosa. Pregando, si vive. Pregando, si ama. Pregando, si loda. E la lode è
la gioia e la pace più grande del nostro cure inquieto, nel tempo e per
l’eternità.
Se dovessi, allora, augurarti il dono più bello, se
volessi chiederlo per te a Dio, non esiterei a domandargli il dono della
preghiera. Glielo chiedo: e tu non esitare a chiederlo a Dio per me. E per te.
La pace del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione
dello Spirito Santo siano con te. E tu in loro: perché pregando entrerai nel
cuore di Dio, nascosto con Cristo in lui, avvolto dal loro amore eterno, fedele
e sempre nuovo. Ormai lo sai : chi prega con Gesù e in lui, chi prega Gesù o il
Padre di Gesù o invoca il suo Spirito, non prega un Dio generico e lontano, ma
prega in Dio, nello Spirito, per il Figlio il Padre. E dal Padre, per mezzo di
Gesù, nel soffio divino dello Spirito, riceverà ogni dono perfetto, a lui
adatto e per lui da sempre preparato e desiderato. Il dono che ci aspetta. Che
ti aspetta.
X Bruno Forte
vescovo di
Chieti-Vasto