NUOVO INTERESSE PER LA MEDITAZIONE
FIORITURA_DI PROPOSTE
Un numero crescente di persone guarda con rinnovato interesse alle varie
tecniche di meditazione, trovando in essa una fonte di
silenzio, riflessione, pace, calma interiore. E cresce
anche la domanda rivolta alle Chiese, in particolare agli ordini e alle
congregazioni religiose.
Un anno fa, sulla rivista settimanale Time, Joel Stein riferiva che negli Stati Uniti dieci milioni di persone
praticano regolarmente la meditazione. Niente tecniche sofisticate,
niente a che vedere con la New Age, ma piuttosto una tecnica semplice di
concentrazione e riflessione, che tocca ogni area sociale, perfino gli uffici
governativi, le scuole, gli ospedali, e anche le prigioni.
Tuttavia, è un dato di fatto che meditazione è un termine carico di una
buona dose di ambiguità, a seconda che a rispondere
alla domanda sia un cattolico praticante, un buddista, o chiunque altro
esponente delle tradizioni occidentali e orientali. Ma è anche un dato di fatto
che un numero crescente di persone – non solo negli Usa, ma in Europa, e in
Italia – guardi con rinnovato interesse alla meditazione e alle varie tecniche,
trovando in essa fonte di riflessione, pace, silenzio,
calma interiore. E non a caso c’è una crescente domanda verso le Chiese e la
Chiesa cattolica, per riportare in auge la meditazione, e in prima fila nelle
proposte ci sono senz’altro ordini e congregazioni
religiose. Dal successo che ha la pratica della lectio divina, fino ai corsi e
ai ritiri spirituali, l’Italia è oggi attraversata da un movimento incessante
di persone e gruppi che si riuniscono attorno ai loro maestri, ma anche per
conto proprio, nelle case, nei monasteri, nelle parrocchie. In
qualche caso, anche le tecnologie della comunicazione elettronica possono
diventare veicolo per seminare qualche germe di meditazione e di riflessione,
che spetterà poi a ciascuno riprendere nella propria vita quotidiana.
Tuttavia, occorre distinguere le “tecniche” per meditare dalla
“appartenenza” confessionale. Ad esempio lo zen, oggi molto di moda, appartiene
appunto al genere delle tecniche di meditazione e come tale non richiede a chi
lo pratica una appartenenza confessionale, l’adesione
dunque ad uno specifico credo. Occorre non fare confusione e distinguere bene
tra i due approcci, che se possono coincidere sul piano strettamente tecnico, vanno invece tenuti ben separati dal punto di vista
contenutistico e del significato che hanno per chi li pratica.
DIVERSI TIPI
DI PROPOSTE
Tra i diversi tipi di proposte oggi esistenti, la maggior parte proviene
dalla vita consacrata. Tra le più conosciute, ad esempio, c’è la comunità
monastica di Bose, presenza significativa sul piano
ecumenico e del dialogo interreligioso, oltre che per la qualità della
preghiera. Di segno diverso, ma importante, collocandosi sul
piano dei movimenti, si deve almeno citare la Comunità di s. Egidio, che ha trovato
negli anni un equilibrio tra attività pratica e iniziative concrete e preghiera.
Non a caso, nell’incontro a Roma col patriarca ecumenico Bartolomeo I –
nell’ambito della visita compiuta da quest’ultimo a ricordo dei 40 anni
dall’incontro tra Paolo VI e Atenagora – la preghiera è stata uno dei temi
trattati, con l’appello del patriarca al popolo di Dio e ai giovani ad
accompagnare e aiutare con la preghiera continua l’impegno dei capi delle
Chiese nel cammino verso l’unità.
Tuttavia la preghiera non coincide esattamente con la meditazione.
Su quest’ultimo versante, tra le esperienze italiane, si possono citare
almeno tre realtà che hanno la loro importanza sul piano della vita consacrata
e una realtà di “accompagnamento” laicale. Certamente ce ne sono tante altre,
ma nei limiti di un articolo crediamo che questi esempi possano valere per
offrire almeno un primo approccio a un percorso
variegato, diversificato, che coinvolge centinaia e centinaia di persone in
maniera silenziosa.
Una prima realtà, proprio a proposito di “meditazione profonda”, per un
percorso che ha fatto del silenzio la sua forza, è quella messa in piedi oramai
da 30 anni da padre Mariano Ballester, SJ, spagnolo, che è stato anche
direttore del Centro internazionale di pastorale della
preghiera di Roma.
Nel mondo benedettino, padre John Main, OSB, ha fondato nel dopoguerra
il priorato di Montreal e la sua proposta meditativa è continuata oggi da
Laurence Freeman, dei benedettini olivetani di Cristo Re a Cockfoster, Londra e
dai gruppi che lo accompagnano nel mondo e in Italia1 con base nell’abbazia dei
benedettini olivetani di Chiusure.
A Torino, una proposta è quella del “Gruppo
ricostruttori”, che fa riferimento all’opera di padre Giovanni
Cappelletto, SJ, la cui originalità si presenta appunto come dice il nome nella
specializzazione di “ricostruire” case e ambienti in disuso per farne centri di
meditazione e di accoglienza.
“Il Ponte sul Guado”, associazione per la meditazione e la crescita
della persona, fondata da padre Andrea Schnoller, cappuccino, che vive nel
santuario della Madonna del Sasso, ha diversi centri di riferimento in Italia e
nel Canton Ticino, e cura il dialogo interreligioso – tra l’altro anche con
iniziative in campo culturale sulle convergenze e affinità tra le diverse
espressioni artistiche del cristianesimo e del buddismo.
Dall’approccio esperienziale, passano a un
livello di approfondimento intellettuale i monaci di Camaldoli, che stanno
approfondendo l’esperienza dell’ Ashram Shantivanam in India, attraverso un ciclo
di tre anni di convegni (fine maggio 2003, 2004 e il prossimo nel 2005), per
riesaminare le tre figure di Henri Le Saux, Bede Griffiths e Jules Monchanin.
LA PROPOSTA
DI P. BALLESTER
La meditazione profonda e di autoconoscenza,
delineata da padre Ballester, è una via offerta a ogni tipo di persone, e si
presenta come «la via di sviluppo integrale dell’uomo verso l’amore universale
e l’esperienza del centro spirituale dell’essere» e «si adatta, anche nella
pratica quotidiana, all’approfondimento e alla riscoperta della propria fede,
forse abbandonata da anni o perfino mai vissuta in pienezza». Secondo quanto ci
spiega lo stesso padre Ballester, i suoi corsi sono oggi di due tipi. Il primo
è introduttivo e di iniziazione, dove vengono spiegate
le diverse tecniche e gli esercizi di limpidezza interiore che preparano
all’apertura alla dimensione spirituale e l’ultimo passaggio è la spiegazione
della meditazione profonda da inserire poi nella pratica della vita quotidiana.
Il secondo corso, di approfondimento, è svolto in
completo silenzio, è considerato un approfondimento del primo, ed è rivolto a
chi è già assiduo nella meditazione; in pratica «si tratta del ritiro di un
gruppo di persone che camminano da tempo per la stessa strada spirituale».
Ma una delle caratteristiche della proposta di padre Ballester è di
rivolgersi sia ai credenti che ai non credenti. «Il meditante che aveva già seguito fedelmente una via di fede religiosa –
spiega – esprime la sua sorpresa nello scoprire, passo dopo passo, il profondo
significato spirituale dei simboli e dei riti della sua religione, tutto ciò
che di santo e di vero essa contiene». Ma talvolta – aggiunge – ci sono
meditanti non credenti, perfino agnostici, «che iniziano, per curiosità o per
il semplice desiderio di trovare un senso alla loro
vita, un cammino meditativo. Allora si esprimono in termini molto diversi da
quelli usati, per esempio, nella cultura cristiana». «Accettare lo Spirito non
è esprimerlo, ma sicuramente colui che riempie
l’universo troverà nel meditante sincero un canale d’irradiazione e questa sarà
la più valida e visibile dimostrazione della sua onnipresenza».
In concreto, il metodo che ha una sua originalità, si basa sulla
meditazione, sugli esercizi per guidare la respirazione, sugli esercizi per
l’immaginazione, sulla ricerca più profonda delle immagini interiori e anche
dei sogni.
IN AMBITO
BENEDETTINO
Nell’ambito benedettino, padre Laurence Freeman sviluppa la via della
ripetizione incessante di una parola sacra, in questo caso maranatha. Un insegnamento, che si distacca da altri (come la lectio divina,
già citata ad esempio), perché indirizzato ad educare la coscienza e a
travalicare ogni movimento concettuale e mentale. «Non vi è nulla oggi
di più urgente, in seno alla Chiesa e al mondo – ha spiegato in un libro padre
Main – del comprendere nuovamente che la chiamata alla preghiera, alla
preghiera profonda, è universale. L’unità fra i cristiani così come, a lungo
termine, l’unità tra le varie razze e i diversi credi religiosi, trova
fondamento nella scoperta da parte di ciascuno di noi del principio profondo di unità inteso come intima esperienza personale». Per padre
Main e i suoi seguaci, «imparare a meditare significa imparare a ripetere il
mantra,2 in questo caso l’antica preghiera aramaica
che significa Vieni Signore, vieni Signore Gesù. «Attraverso la meditazione –
dice padre Freeman – cresce in noi la capacità di rivolgerci totalmente
all’Altro, impariamo a rispettare il modo di essere del nostro prossimo come
rispettiamo il modo di essere di Dio. Impariamo a non manipolare chi ci sta
accanto, ma piuttosto a tenerlo in grande
considerazione, a riconoscergli l’importanza che gli è propria, ad accogliere
il prodigio del suo essere; in altre parole: ad amarlo. Ed è per ciò che la
meditazione è grande maestra di comunanza».
NELLA VITA
CONSACRATA
L’ultimo aspetto da toccare, ma non per questo meno importante, riguarda
il forte seguito che tali iniziative nate in ambiente di vita consacrata, hanno
nel mondo laicale. Non sono solo i gruppi attorno all’esperienza oggi di padre
Freeman e di molti altri, ma anche iniziative che si ispirano
a un dialogo interreligioso che mantenga ben chiare le differenze tra la
spiritualità cristiana e altre religioni, ma allo stesso tempo incrementi il
dialogo e la ricerca di significato di tantissime persone. «Questo millennio
deve essere all’insegna della spiritualità», spiega a tal proposito Pasquale
Chiaro, laico, direttore di Appunti di Viaggio, una
rivista nata nel 1991 dall’esperienza di un gruppo di meditazione profonda e
dal 1994 diventata anche casa editrice, specializzata in pubblicazioni sulla
meditazione silenziosa e il dialogo interreligioso anche con l’oriente, ma
senza perdere la connotazione cattolica, che anzi è un riferimento
imprescindibile.3 «La differenza della nostra impostazione, rispetto ad altre –
spiega Pasquale Chiaro – è nel modo di considerare ciò che viene da oriente. Se prendiamo ad esempio lo zen, come anche lo yoga, abbiamo
degli strumenti potenti per meditare, ma non ti richiedono un’appartenenza. È
un cammino che si rifà ad un altro contesto culturale,
ad un’altra esperienza. Ma non dobbiamo mai dimenticare
che anche l’occidente è una realtà che ha prodotto tante strade e tanto
qualificate. Ad esempio, se guardiamo ai percorsi storici, verifichiamo che
mentre nasceva lo zen in oriente, a occidente
fiorivano mistici sulla meditazione e sul silenzio, come Meister Eckart e tanti
altri, mettendo a punto delle modalità di meditazione che ad esempio fanno
riferimento al tema del vuoto, del vuoto interiore». Dunque
nessuna superiorità di una tradizione sull’altra, ma piuttosto prima di
guardare ad oriente, occorre tornare alle radici dell’occidente. «Il vero
percorso nuovo, oggi, consiste nella ricerca del modo per entrare in sintonia
con lo Spirito. E se questo modo si svolge ad esempio
attraverso il silenzio, ecco allora che abbiamo con noi uno strumento che ha la
forza di una vera bomba atomica».
Ma la caratteristica che rende unico il cammino è il rapporto singolare
che si instaura tra il mondo della vita consacrata e i
laici che partecipano a tali esperienze, se ne fanno a loro volta promotori e
moltiplicatori con la costituzione di gruppi, centri di preghiera nelle case,
organizzatori di ulteriori iniziative e convegni. Sono
infatti i laici, coloro che oggi più di ogni altro vanno alla ricerca
della verità e cercano nella vita consacrata e nella particolare esperienza di
contatto e di frontiera nel rapporto con il mondo, un’indicazione
significativa. «Cerchiamo noi laici – conclude
Pasquale Chiaro – delle risposte esaurienti e in profondità, senza andare alla
ricerca di percorsi esotici».
Fabrizio Mastrofini
1 www.meditazionecristiana.org
2 Formule ripetitive, impiegate in alcune pratiche orientali (yoga,
tantrismo, buddismo) spesso associate alla meditazione, a cui è attribuito un valore quasi magico.
3 www.appuntidiviaggio.it