MARIA DOLORES CARISMA E PASSIONE
Assecondare «il fascino dell’inattuale» può dare gradevoli sorprese: è il caso dell’attrattiva che emana da una figura
come quella di Maria Dolores Inglese (1866-1928), la cui storia personale tanta
parte ha avuto nel consolidarsi sul piano carismatico della congregazione
religiosa delle Serve di Maria Riparatrici (SMR).
Lo riconduce all’attenzione odierna la biografia1 che di lei ha
tracciato lo storico e giornalista Domenico Agasso, noto anche per i tanti
personaggi del mondo cattolico, femminili e maschili, fatti “rivivere” nella
loro documentata realtà dal suo modo accattivante di raccontare.
Dal 1954, anno di pubblicazione del primo profilo biografico di Maria
Dolores ad opera del cappuccino Fernando da Riese –
come informa nella premessa a questo libro la priora generale della SMR, sr. M.Rita Fattorini – molte ricerche e studi hanno gettato
nuova luce su questa protagonista di una storia di fondazione che se non è del
tutto singolare ha certamente aspetti di interesse non comune.
Ma è soprattutto la personalità di lei, riletta
oggi con maggior finezza di sensibilità e acutezza di sguardo sulla sua vicenda
umana di donna e di religiosa, a emergerne con contorni più precisi di verità
storica, psicologica e spirituale.
UNA STILISTA
ANTE LITTERAM
L’infanzia vissuta a Rovigo dove nacque in una
famiglia molto provata, anche per il riflesso sociale degli avvenimenti
politici del tempo, aveva portato la secondogenita dei coniugi Inglese, alla
quale il padre animato di spirito patriottico aveva voluto dare il nome di
Libera Italia Maria, a crescere in fretta; e non senza assorbire lungo gli anni
il riverbero delle traversie familiari, un riverbero che avrebbe lasciato sul suo
volto quasi in permanenza un’ombra di serietà e come di malinconia.
Ai problemi causati dalla precarietà del pur dignitoso lavoro paterno e
alle malattie (lei stessa fu più volte malata e resa periodicamente afona da un
intervento chirurgico alla gola) fecero seguito la morte del padre e, poco
dopo, la scomparsa della sorella Clementina; e Maria – soltanto così la
chiamavano – aveva appena 17 anni quando rimase sola con la mamma, una donna
saggia ed energica quanto il padre era stato a detta
di lei «un uomo dolcissimo». Anche un bel sogno
d’amore umano con la prospettiva del matrimonio sfuma per sempre a causa della
malattia.
Maria e sua madre sono dunque sole e con scarse
risorse economiche. E così la giovane, confortata da sogni nei quali si sente
come guidata dalla voce di un’altra Maria, la madre di Gesù della quale è devotissima, essendo molto avanzata come apprendista
sarta decide di mettersi in proprio: il successo che con la sua bravura
riscuote è notevole; una scelta clientela di signore subissa di richieste
sempre nuove la sua creatività di vera e propria stilista, come oggi potrebbe
essere definita.
Ma è un successo che la tiene sempre un po’ in crisi, sia perché sente
che l’eleganza lussuosa degli abiti che confeziona stride con la sua idea di vita
cristiana in un contesto sociale di cui ella conosce
la povertà più che la ricchezza, e sia perché il rapporto con la Signora dei
suoi sogni notturni permeati di mistero le ha fatto compiere passi avanti sulla
via della preghiera e dell’adesione profonda al Signore; e inoltre le ha aperto
lo sguardo su un fenomeno sociale che la inquieta e ne provoca la creatività
anche in campo religioso-spirituale: di molte offese, insulti, bestemmie la
madre di Cristo è fatta oggetto, e la “maestra di taglio” avverte sempre più
lucidamente un’esigenza nuova: quella di riparare e di convincere altri, molti
e molte fedeli, a riparare con la preghiera e le opere buone tali offese.
L’ASSILLO
DI UN CARISMA
Riparazione è l’idea impellente, si direbbe appunto la necessità della
sua vocazione; e il temperamento attivo porta Maria l’ammirata sarta a concretizzare – dapprima col sensibilizzare quanti può con
la parola e poi scrivendo, formulando la sua proposta in semplici foglietti e
più tardi anche fondando il bollettino La Paginetta della Riparazione – un
progetto che ampliandosi raggiunge le parrocchie di tutta l’Italia, trova
consensi nelle diocesi e nella Santa Sede, dove nel 1905 era riuscita a
consegnare personalmente al papa Pio X una lettera in cui chiedeva indulgenze,
che ottenne, «per propagare l’opera riparatrice».
Il riscontro entusiasmante da tutta la realtà contattata, specialmente
dalle associazioni come quella delle Figlie di Maria, è un fattore che la porta
non soltanto a intensificare la sua vita spirituale come
terziaria nell’ordine dei Serviti, ma pure ad abbozzare un progetto inedito:
fondare, dopo aver ceduto alle allieve da lei formate la sartoria, una
congregazione di suore aventi il compito precipuo della riparazione mariana. Un
progetto che non si realizzerà come da lei pensato ma avrà ugualmente, per vie
impensate, felice attuazione.
Avvenimenti di grande portata storica in Italia
e in Europa (pensiamo solo alla “grande guerra” 1915-18 e ai suoi precedenti)le
scorrono attorno – osserva Agasso che li racconta con precisione di dati e
sobrietà di commento accompagnando puntualmente i passi di questa donna
concreta e volitiva – ma lei procede assorta nel suo progetto; che si porta
appresso allorché decide di entrare nella congregazione delle Serve di Maria
fondata da Elisa Andreoli nel 1900 e il cui spirito di servizio mariano vive da
tempo nella citata qualità di terziaria.
Ed è qui che scatta in cordiali colloqui l’intesa tra le due donne,
Elisa la fondatrice di una congregazione che andava consolidandosi, col suo
primo decennio di vita, e Maria la mancata fondatrice “in proprio” ma con un
carisma armonicamente consono con lo spirito delle Serve di Maria: queste infatti «accettano di assumere anche il servizio della
Riparazione» e si chiameranno Serve di Maria Riparatrici: non una “svolta” ma
una naturale integrazione. Sono gli anni 1911-12.
RIPARAZIONE
SERVIZIO D’AMORE
La stima e l’affetto delle sorelle che l’accolsero e la fiducia di madre
Elisa che le affidò la formazione delle novizie furono per
Maria Inglese, divenuta con i voti suor Maria Dolores della Riparazione,
un incentivo potente alla capacità di coinvolgere l’intero istituto nel suo
appassionato sogno di ricambiare in funzione riparatrice l’amore del Signore e
della sua Madre per l’umanità e per gli stessi cristiani spesso ingrati. Il sogno di porre il bene al posto del male, la gratitudine amorosa
al posto dell’indifferenza, la memoria riconoscente dei doni di Dio al posto
della dimenticanza orgogliosa della sua presenza provvidente e letificante.
Era questo lo spirito che ne animò il senso
della consacrazione religiosa e la costanza nel perseguire, non più da sola ma
in cordata solidale e convinta con tutte le SMR, il sogno di tutta la vita. Una
cordata che senza, ormai, la presenza fisica di Maria Dolores ha sempre più
incrementato, e ne attualizza tuttora in modalità
rinnovate anche alla luce di studi teologici di valore, convegni e
pubblicazioni sulla spiritualità mariana “riparatrice”, la linfa carismatica.
Quanto è buona Maria! È il titolo del primo opuscolo
pubblicato nel lontano 1899 da Maria Inglese, che in quella bontà della
Madre sottintendeva e amava la bontà suprema del Figlio, alla cui sequela Maria
Dolores camminò sino alla fine, nel pieno dell’attività e nella malattia che la
torturò anche negli ultimi anni, senza ritorni indietro, totalmente presa da
ciò che viveva con lucida passione come essenziale al proprio stesso essere.
Z.P.
1 AGASSO D., Maria Dolores. Il fascino dell’inattuale,
Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004, pp. 167 con cronologia e
annessa documentazione fotografica, € 12,00.